Al primo confronto di Biella più candidati che cittadini

Le regole stringenti hanno rasserenato il clima nella serata con soli quattro aspiranti sindaci perché uno era indisposto

Si è svolto con un candidato in meno il primo faccia a faccia tra chi aspira alla poltrona di sindaco di Biella: giovedì sera, nel confronto pubblico organizzato dal quotidiano La Stampa, era assente Daniele Dellamontà, sostenuto dal Partito comunista, bloccato a casa da un’indisposizione. Tra gli altri quattro il dibattito è stato fin troppo sereno rispetto alle abitudini soprattutto a causa delle stringenti regole imposte ai contendenti e al pubblico: quattro domande a tutti, due minuti ciascuno per rispondere, due jolly da spendere durante tutto il confronto per una controreplica istantanea da un minuto, nessun applauso né commenti ad alta voce da parte di chi era in platea. La non necessità di galvanizzare i propri tifosi ha reso assai pacati gli interventi: perfino i pochi contraddittori sono andati in scena col sorriso sulle labbra e con qualche pacca sulla spalla.

Se la sala convegni del Museo del Territorio era piena fino all’orlo, in realtà è stato merito degli addetti ai lavori più che dei cittadini assetati di informazioni per decidere a chi dare fiducia: «È curioso» ha sintetizzato verso la fine della serata il portacolori del centrodestra Marzio Olivero «che io faccia un appello al voto a una platea fatta per l’80 per cento da candidati consiglieri e per il restante 20 probabilmente da loro amici e sostenitori». L’assenza, a proposito di regole, di diretta via web ha limitato ancora di più il pubblico vero, quello a cui forse gli aspiranti primi cittadini avrebbero più desiderato rivolgersi.

È restata un’occasione per confrontare idee e programmi sui temi scelti da La Stampa, sulla falsariga dello slogan “Biella come ti vorrei”, per parlare dei progetti di sviluppo della città, di urbanistica, trasporti pubblici, commercio e turismo. Non sono state così marcate le differenze quando si è parlato del futuro: Marta Bruschi del centrosinistra sogna una città «di cui essere orgogliosi, a misura di bambino e anziano, accogliente per studenti e lavoratori. E sul riuso degli spazi vuoti come quelli di via Carso o dell’ex ospedale decidiamo insieme ai cittadini». Il civico di centro Andrea Foglio Bonda immagina di innalzare la qualità della vita seguendo tre linee guida: «Sostenibilità socioeconomica, attrattività, inclusione». Marzio Olivero vorrebbe una Biella in cui «i giovani respirino lo stesso ottimismo che ho avuto la fortuna di respirare io alla loro età». Riccardo Ramella, leader del movimento civico Nova Bugella, vuole puntare sulle eccellenze, «da quelle alimentari al polo universitario».

Più facile è stato distinguersi quando si è parlato di urbanistica e di un piano regolatore che a Biella è in vigore dal 2007, con tanto di rimbrotto dal palco dei moderatori al pubblico assetato di entusiasmo rumoroso quando un minimo cenno di dissenso di Olivero verso gli avversari ha fatto scattare automaticamente un vietatissimo applauso. Foglio Bonda ha fatto appello al buon senso nelle scelte urbanistiche, in attesa di «rivedere un piano che immagini la Biella di domani e non fotografi la città in decrescita di oggi». Coinvolgere i Comuni vicini è nei progetti del centrodestra: «Sommando i sei centri della cintura si arriva a 71mila abitanti e tra loro e Biella non c’è più soluzione di continuità». Coinvolgere di più i cittadini è invece nel programma sia di Ramella sia di Bruschi, che ha promesso di riattivare i consigli di quartiere entro cento giorni se venisse eletta.

Così sui trasporti qualche differenza si è notata. Se tutti e quattro hanno sottolineato le carenze di un servizio che oggi collega malissimo stazione e Città Studi, differenti sono i principi ispiratori del servizio. Per Olivero il problema è il numero basso di utenti «che non sono cresciuti nemmeno quando quindici anni fa facemmo l’esperimento di abbonamenti a prezzo bassissimo». Ha replicato Bruschi: «Un’offerta migliore genererebbe domanda di viaggiatori paganti tra i lavoratori dell’ospedale o gli studenti dell’università, senza dimenticare il turismo». A Foglio Bonda piacerebbe coinvolgere proprio l’università «per intercettare fondi facendo di Biella una città pilota per i trasporti pubblici». Ramella vedrebbe di buon occhio bus più piccoli per risparmiare, un obiettivo però difficile da raggiungere dato che le tariffe che i Comuni riconoscono all’azienda dei trasporti sono a chilometro.

Nell’ultima domanda su commercio e turismo, i quattro candidati hanno preferito concentrarsi su quest’ultimo, salvo qualche spunto qua e là («Il danno ormai è fatto con i 23 supermercati» ha detto Ramella). Foglio Bonda incaricherebbe un architetto di gran nome per fargli progettare un nuovo arredo urbano «che diventi a sua volta un’attrazione da mostrare ai turisti». Olivero vorrebbe impostare una campagna pubblicitaria sulle bellezze del territorio che sia organica e continua. Bruschi è scesa più nel dettaglio dei progetti sul campo, incluso quello della Grande balconata alpina da Valdilana ad Andrate presentato poche ore prima da Fondazione Biellezza (e descritto su Il Biellese di venerdì 17), non risparmiando bacchettate all’amministrazione uscente per aver tenuto nel cassetto il progetto Coro sulla conca di Oropa ed essersi chiamata fuori dal nascituro museo del tessile.

A Daniele Dellamontà non è invece restato che inviare agli organizzatori un breve testo da leggere, la prima pagina del programma elettorale del suo partito, annunciando una candidatura «per ricominciare da noi, da Biella, per una città migliore, solidale, trasparente, pulita, onesta e che guarda al futuro».

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