Alberto Gatti, il poeta rivive in un libro
La più recente pubblicazione curata dal padre Gian Mario è una raccolta composta da intensi ricordi e commenti dedicati al giovane cossatese morto 37 anni fa
A volte la vita riserva crudeli destini. Ci sono momenti che restano scavati nella mente delle persone, soprattutto quando si parla di una mancanza affettiva, tanto più se privata del prosieguo dell’esistenza in giovane età. È il caso di Alberto Gatti. Sono ormai 37 gli anni senza la presenza del poeta nativo di Biella. Il destino ha voluto che la sua vita si giocasse in due decenni, non abbastanza per godersi appieno l’esistenza, ma tanto da scavare un profondo solco nelle menti di famigliari, amici, poeti e amanti del mondo della scrittura. “Hanno scritto per il poeta Alberto Gatti” è la prima raccolta a cura del padre di Alberto, Gian Mario, oggi legale rappresentate del defunto figlio. Nel libro si susseguono commenti e spunti di riflessione per opera di colleghi di Alberto. Se il semiologo bolognese Luciano Nanni afferma nella prefazione che «Alberto non solo ha realizzato poesia, ma ha ispirato a farne», fa seguito il pensiero di papà Gian Mario che riassume in qualche riga il carattere di Alberto, che si rifletteva in toto nel suo stile poetico: la delicatezza, l’amore, la fiducia estrema per chi lo circonda, ossia amici e famigliari. L’identità personale di cui si pregnano le composizioni di Alberto lascia trasparire tratti del suo carattere, della sua personalità, ma allo stesso istante concede alcune zone verso cui si sono avventurati altri poeti.
È dalle riflessioni di poeti, scrittori e critici che hanno analizzato e allungato la vita delle raccolte di Alberto che si delineano tratti della sua indole. Rossano Onano parla di rabbia, impotenza, saggezza e conoscenza; la rabbia verso una prospettiva di società diretta al consumismo estremo, svuotata di significati e dei propri credi che ne hanno caratterizzato l’esistenza, temi portanti della raccolta di 14 liriche intitolata “Felix”. Conoscenza e saggezza hanno alimentato a forgiare una persona emancipata, un ragazzo che ha vissuto l’adolescenza diversamente dalla media dei pari età. Questo lo ha portato ad essere «qualcosa che non si rivela compiutamente», come riporta l’autore Nuccio de Maina: «L’uomo non porta al dialogo e all’amore ma all’ipocrisia e alla non discussione».
Quella di Alberto Gatti era una poesia che esprimeva un allontanamento dalla mediocrità caratteristiche del genere umano e, conseguentemente, si evolveva a tratti in ribellione. Come i grandi poeti, Alberto trovava conforto e s’illuminava grazie ad una donna, la sua musa ispiratrice, che rispondeva al nome di Katia. La grandezza delle produzioni di Alberto Gatti non è soggettiva, non si basa su gusti critici personali. È sufficiente rivolgere uno sguardo ai premi vinti per capirlo. “La leggenda dell’albero di Natale”, scritta da Alberto in età fanciullesca, è valsa la vittoria al Concorso Internazionale di Poesia “Alladium” 2002-03 alla sezione “Fiabe per bambini”. Questo fu solo il punto di partenza, perché l’ascesa della produzione di Alberto Gatti stava per compiersi. Nel 1988 la sua prima raccolta “Felix” venne onorata con il Primo Premio Speciale al XIX Concorso Internazionale di Poesia G. Ungaretti a Napoli. Nel maggio 1989 la stessa fu presentata dall’A.I.P.E., l’Associazione Italiana Piccoli Editori, al Salone del Libro di Torino. In totale sono 12 i riconoscimenti, oltre a quelli già citati: sette grazie a “Felix”, uno tramite gli inediti “Cronaca” e “Immagine”, gli altri quattro con degli inediti. Tra questi ultimi risalta certamente “Sarò poeta”.
Altre due date rappresentano tasselli della consacrazione poetica, e personale, di Alberto Gatti. Nel 1988 il Senato dell’Accademia Internazionale gli riconosce la qualifica di “Accademico di S. Marco” e nel 1989 viene premiato con l’“Oscar del Golfo di Napoli”. Non meno importante è il primo premio per la narrativa al XL Premio Nazionale Letterario Silarus grazie alla composizione “Viaggio d’andata”. Queste medaglie al valore sopra elencate non fanno altro che certificare la vasta portata del talento innato del poeta Alberto Gatti. La sala di lettura della Biblioteca Civica di Cossato a lui dedicata ne è un ulteriore dimostrazione. Chi conosceva, ha letto, analizzato e commentato le sue raccolte riconosce perfettamente una vocazione che ci aiuta a tenere vivo lo spirito di Alberto Gatti, caratterizzato dalla fusione di tormento ed illusione, come narrava egli stesso: «Dissi un giorno/ ed ero bambino/ “Sarò poeta”!/ Ho vinto una battaglia/ ma ho perso la vita».
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