All'ospedale di Biella “COndiVIDiamo”: in mostra le opere realizzate dagli ospiti del Centro diurno dell’Anffas. Fotogallery

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Distanza, mancanza, vicinanza e soprattutto speranza. C’è tutto questo, e molto altro, nella cinquantina di opere in mostra nell’atrio dell’ospedale di Biella. L’esposizione s’intitola, non a caso, “COndiVIDiamo” ed è stata realizzata dagli ospiti del Centro diurno dell’Anffas provinciale. Sarà visitabile fino al 31 maggio. «Un progetto bellissimo e difficile, che ci ha impegnato per i due anni della fase più dura della pandemia sanitaria» spiega la responsabile Mara Scantaburlo. «Due anni di lavoro tra misure protettive sanitarie e protocolli da rispettare. Grazie alla collaborazione della sede nazionale avevamo prodotto una serie di protocolli per la prevenzione. All’inizio eravamo tutti infagottati come astronauti, per accedere ai laboratori e utilizzare pennelli e colori… Fino alle scorse settimane, quando avevamo solo le mascherine. Non è stato facile. I lavori riflettono i sentimenti e gli stati d’animo dei nostri ospiti, tra l’iniziale tentativo di capire cosa stesse succedendo, passando per la preoccupazione e infine la speranza. Sentimenti che tutti hanno sentito profondamente, esprimendoli attraverso colori, disegni e opere che hanno rappresentato il proprio vissuto della malattia”. E ancora: “La pittura è uno strumento educativo e curativo. Un modo per affrontare i problemi. Tutti hanno dato un contributo importante. Ecco perché nella mostra abbiamo deciso di inserire anche delle fotografie degli autori durante le fasi di lavoro. Quattro i temi dominanti: distanza/mancanza e vicinanza/speranza. Non esprimo commenti sulla qualità delle opere. Li lascio a chi desidererà vedere come noi abbiamo affrontato, vissuto e rappresentato la pandemia che tanto dolore ha portato ovunque. L’abbiamo fatto piangendo e spaventandoci all’inizio. Sperando e lavorando poi. E infine sorridendo e abbracciandoci. Questo troveranno i visitatori, il tutto immerso in un mondo di colori ora cupi ora allegri».

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