Biellese da riscoprire: vini che non temono confronti con i "Borgogna"

Nei giorni scorsi quattro giornalisti e blogger, espetti del settore, hanno visitato sei cantine del Biellese. A seguirli anche Il Biellese.

Ecco il report:

SULLE "COLLINE BIELLESI", TRA VIGNE E CANTINE, RINASCE UNA TRADIZIONE
L'OBIETTIVO DEI VIGNERON LOCALI È L'ECCELLENZA CHE SI RAGGIUNGE SOLO ATTRAVERSO IL RISPETTO PER L'AMBIENTE E IL PAESAGGIO

È un vero e proprio “rinascimento” quello che si assiste visitando le cantine del Biellese. I produttori che da qualche anno si sono riuniti in associazione — Associazione Vignaioli delle Colline Biellesi — sono sempre più consapevoli della qualità del loro lavoro, riconosciuta all’estero da recensioni sempre più favorevoli e sopratutto dai dati del mercato. Molte delle cantine biellesi infatti esportano per oltre l’80% le loro bottiglie. Gli sbocchi commerciali sono per lo più gli Stati Uniti, il Regno Unito, i paesi scandinavi, Russia, Francia e Germania. Ora, il grande lavoro che deve essere fatto, è quello di farsi conoscere in Italia e sopratutto dal mercato locale. «I biellesi devono diventare ambasciatori del nostro vino nel mondo» dice Daniele Dinoia di Villa Guelpa. Lui, originario di Torino, è approdato a Lessona perché ha riconosciuto in quest’angolo di Piemonte «non un territorio, ma il “Territorio” per eccellenza per creare dei grandi vini». Il nebbiolo che cresce a Lessona, vinificato sapientemente, si esprime con una eleganza unica e rara che può trovare come unico metro di paragone i vini della Borgogna. Cosa fa di Lessona un territorio così particolare? La risposta la si ha calpestando i vigneti in una calda giornata di agosto. I terreni sono costituiti per la quasi totalità da sabbie marine (Pleistocene) con pH tra i più acidi dell'intero panorama vitivinicolo italiano. Le concentrazioni importanti di alcuni elementi quali ferro, manganese, potassio vanno a caratterizzare fortemente il quadro minerale dei vini. Di quell’oceano preistorico le tracce sono ancora oggi ben visibili. Basta un’escursione lungo il rio Osterla, dopo un temporale, per trovare conchiglie fossili risalenti a quel lontano passato. Non c’è però solo la terra. C’è il clima che nei luoghi di maggior pregio ricorda quelli di un’isola immersa nel Mediterraneo, dove, accanto alle viti, crescono ulivi, cipressi e palme. Pochi chilometri in linea d’aria e i terreni cambiano ancora. Si è nel cuore del Bramaterra dove alle sabbie si sostituiscono i porfidi, eredità di violentissime eruzioni del supervulcano valsesiano. Al mondo sono solo due i luoghi che presentano suoli simili e sono in Pakistan e in Groenlandia. Ma il Biellese del vino non è solo questo. Si estende, a ovest, fino alla città di Biella, lungo tutta la collina tra Cerreto Castello, Valdengo e Vigliano. Anche i terreni spogliati da antiche erosioni fluviali del Cervo, a Mottalciata, stanno dando grandi soddisfazioni. E poi c’è il Biellese che gode della mitezza climatica del Lago di Viverone. A Salussola, in una cantina del 1700 che impressiona per le dimensioni, si stanno rinverdendo quegli antichi fasti. Già perché il Biellese, prima di essere sinonimo di industria tessile, è stata la provincia piemontese che, fino a fine ‘800, prima della filossera e di due stagioni tragiche i cui raccolti finirono perduti, produceva più vino. Vedere disboscare boscaglie di robinie, nate disordinatamente a seguito dell’abbandono dell’agricoltura, vedere imprenditori impegnati a superare la frammentazione delle proprietà è uno spettacolo che fa bene e che fa sperare al territorio di aver ritrovato una vocazione soltanto sopita. Giornalisti ed esperti del settore, che provengono da fuori provincia, come i quattro colleghi invitati dall’Associazione a metà agosto (articolo sotto), ricordano e impegnano a lavorare all’unisono, in una sola direzione che è quella della promozione. «Siete un territorio magnifico e abbiamo visto uno spirito e una coesione non comune tra produttori, anche la politica dovrebbe però iniziare a fare la sua parte» sprona Erika Mantovan delle Guide Espresso.



PAROLA DI GIORNALISTI E BLOGGER
«DOVETE CREDERCI, LE POTENZIALITÀ CI SONO»
IL PARERE È UNANIME, IL TERRITORIO BIELLESE HA CARATTERISTICHE UNICHE

Giordana Talamona
«Questo è un territorio con grandi potenzialità vinicole, che ha bisogno di essere promosso fuori dai suoi confini per tornare ai fasti del passato. L'Associazione Vignaioli Colline Biellesi sta sostenendo questo importante processo di rinascita, attraverso un lavoro di comunicazione che coinvolge ogni singola cantina del gruppo. In un Paese come l'Italia, disabituato a "fare sistema", quest'associazione è uno splendido esempio di come si possano sviluppare nuove frontiere di competitività, attraverso la promozione territoriale». Sono queste le impressioni della giornalista enogastronomica e consulente della comunicazione wine food Giordana Talamona che collabora con James Magazine.

Adriano Amoretti
Tra i quattro “influencer” chiamati a conoscere la realtà del “rinascimento” vitivinicolo biellese anche Adriano Amoretti di Cantina Social, una realtà la sua che raggiunge, tra il sito internet, ed i profili social Facebook ed Instagram, oltre 90 mila persone. «Sono stati due giorni magici, genuini e fantastici». Adriano aggiunge: «È territorio che si divide tra storia e futuro e che per troppo tempo ha dimenticato le sue tradizioni. Ora, grazie alla volontà di un gruppo di produttori, ha deciso di riportare al suo vecchio splendore alcune delle Doc più importanti: il Lessona e il Bramaterra. Adriano, sulla pagina si Cantina Social scrive: «La maggior parte di questo gruppo, che col passare delle ore abbiamo capito essere più amici che produttori, non supera le diecimila bottiglie, ma ognuna di esse racconta una storia, racconta come uno degli 8 supervulcani abbia reso questa zona, l'habitat ideale per l'Erbaluce, un luogo unico in cui la Vespolina tira fuori le sue meravigliose note speziate e soprattutto, dove sua maestà il Nebbiolo si esprime in maniera tagliente, con una struttura importante ma smorzata dalla freschezza dei terreni vulcanici».

Erika Mantovan
Entusiasta è anche la giornalista Erika Mantovan che scrive per le Guide de L’Espresso e Spiritodivino. «Quello dell'Alto Piemonte è un territorio da rispettare, molto. La corona delle Alpi crea un habitat unico che, insieme ai suoli sabbiosi di Lessona e all'influenza ancora calpestabile della presenza di un supervulcano, crea un patrimonio di grandezza ancora difficile da quantificare. Per questo, bisogna saperlo gestire. L'Associazione dei produttori biellesi si presenta con carisma e soprattutto un'evidente unione. Storie "di vite" si intrecciano: delle cantine storiche che già nell'800 producevano vino qualcuna è rimasta attiva o rimessa in funzione dopo la fillossera, una disarmante alluvione e l'avanzata dell'industria, per rivalorizzare il territorio più produttivo in passato, numeri alla mano, del Piemonte. La finezza e la longevità del Nebbiolo, qui Spanna, unita a Croatina e Vespolina sono tutte caratteristiche da riscoprire e i primi e crederci dovrebbero essere le istituzioni più vicine agli agricoltori che lavorano la terra, una variabile fondamentale nella creazione dell'offerta turistica di un territorio. Mai come ora il vino può esser quel bene funzionale al rilancio di una destinazione turistica».

Sissi Baratella
Sull’impatto che l’enoturismo potrebbe avere con la valorirazzazione del settore parla anche Sissi Baratella (nella foto a lato, sotto) di Cronachedigusto.it «Tra storia e tradizione centenarie nel territorio dell’Alto Piemonte abbiamo conosciuto delle vere e proprie boutique winery che producono anche solo 500 bottiglie per tipologia di vino. Questi vini, per lo più da uve autoctone piemontesi, hanno uno stile facilmente riconoscibile: i rossi eleganti al naso - sapidi e diretti in bocca, i bianchi tutti da scoprire nel bicchiere man a mano che si scaldano, fino alle bollicine adatte ad ogni occasione. Questi prodotti dalle spiccate personalità appartengono a un territorio che merita di essere raccontato di più; da sostenere per incrementare ospitalità e wine tour».

I PRODUTTORI
PICCOLI NUMERI E VOGLIA DI CRESCERE, SOPRATUTTO IN QUALITÀ

Sono state sei le cantine dell’Associazione Vignaioli Colline Biellesi) che hanno aperto la porta raccontando storia, peculiarità e facendo degustare i propri territori ai quattro giornalisti e blogger alla scoperta del Biellese. Il denominatore comune è la volontà di realizzare un vino di qualità nel massimo rispetto dell’ambiente. Ognuno segue la propria strada sviluppando sistemi come lotta integrata, biodinamico, biologico. La natura ringrazia con una sorprendente biodiversità in vigneto.

Marco Rizzetti
TENUTE SELLA - LESSONA
 (tenutesella.it). A fare da padrone di casa è Marco Rizzetti (nella foto in alto a sinistra) discendente della famiglia Sella. Da quando la gestione della storica cantina — la nascita data al 1671 — è passata nelle sua mani si nota un deciso cambio di passo e la volontà di investire nella valorizzazione, oltre che delle vigne, anche negli asset del patrimonio immobiliare come la villa di San Sebastiano allo Zoppo di Lessona (incredibile la vista sulle montagne biellesi in un giardino di essenze mediterranee come ulivi, cipressi e palme) e la tenuta nel cuore del Bramaterra. Gli ettari vitati delle Tenute Sella sono 24 e producono circa 70 mila bottiglie. Oltre ai vini di grande tradizione quest’anno è stato commercializzato un metodo classico pas dosè di uve nebbiolo, l’Insubrico, che sta dando grandi soddisfazioni.

Massimo Clerico
MASSIMO CLERICO - LESSONA
(clericomassimo.it). La famiglia dei Clerico è una delle più antiche di Lessona. Da quando Massimo (nella foto centrale a sinistra) è subentrato al padre nella gestione delle vigne, nel 2003, la produzione è votata alla ricerca della massima qualità. Clerico produce poche bottiglie che per la maggiore prendono la strada del mercato straniero. L’attenzione per l’ambiente e la ricerca di un equilibrio ecologico delle sue vigne lo hanno portato a scegliere la lotta integrata. Su circa 3 ettari vitati produce 12 mila bottiglie all’anno di Lessona riserva, Spanna - Coste della Sesia, Cà du Leria - Coste della Sesia. La novità che Clerico presenterà nei prossimi anni è il Lessona riserva Vigna Gaia.

Ermido Di Betta
“LA BADINA”- LESSONA
(labadina.com). La Badina è il sogno realizzato da Ermido Di Betta (in baso a sinistra), oggi titolare dell’azienda è la figlia Linda. Originario del Friuli, da una famiglia di viticoltori dei Colli Orientali, Ermido si era trasferito a Biella per cercare lavoro. Negli anni 2000 sente la necessità di cambiare vita e compra una vecchia cascina abbandonato nel mezzo di un bosco che un tempo invece era vigneto. Con tanto lavoro e passione Ermido ha creato una vera e propria boutique-winery. In un ettaro e mezzo vitato produce circa 1500 bottiglie all’anno di Lessona e Coste della Sesia. Lo scorso anno ha impiantato nuove vigne che gli consentiranno di incrementare la produzione. Con la vendemmia di quest’anno potrà vantare la certificazione “bio”. A novembre presenterà una novità, un Cabernet Franc di cui va molto orgoglioso.

Daniele Dinoia
VILLA GUELPA - LESSONA
(villeguelpa.it). Questa realtà è un altro sogno concretizzato: quello di Daniele Dinoia, originario del Torinese, e della sua famiglia. Nella cantina della storica villa sullo Strona si è tornati a vinificare. Dinoia ha appezzamenti a vigna tra Lessona, Sizzano, Mottalciata e Dorzano. Attualmente produce una media di 15 mila bottiglie per quattro etichette, tra cui, oltre al Lessona, un bianco da uve Erbaluce e un rosè da Nebbiolo. Nella villa offre ospitalità con un servizio b&B e possibilità di degustazioni.

Paolo Grimaldi
DONNAL
IA - SALUSSOLA (donnaliasalussola.it). Questa cantina si trova a Salussola, a frazione San Secondo, in un contesto ambientale di assoluto pregio. I vigneti della proprietà, anticamente degli Avogadro di Casanova, ora degli eredi del cavaliere Silvio Sardi, disegnano la collina che sale dietro il borgo sino ad arrivare ad un’antica torre di avvistamento. I 5 ettari di vigne attorno all’antica villa padronale (presto vi saranno ricavati anche 3 appartamenti per vacanze) danno una produzione di circa 20 mila bottiglie annue divise in 5 etichette, tra cui uno spumante metodo classico. Il responsabile commerciale è Paolo Grimaldi, appassionato di rock, e il cui obiettivo è far convergere vino e musica. Biodiversità è la parola d’ordite di chi segue la campagna.


Andrea Manfrinati
CASTELLO DI MONTECAVALLO - VIGLIANO BIELLESE
(castellodimontecavallo.it). L'azienda agricola legata a Montecavallo produce circa 10 mila bottiglie di vino con i frutti provenienti dai quasi tre ettari di vigna di proprietà attorno al castello e vicino a villa Malpenga. L’anima della cantina è Andrea Manfrinati che a Dorzano cura un piccolo appezzamento di 3 mila metri coltivato a erbaluce. Le uve regalano un bianco, il “Primo Miglio”, realizzato senza solfiti. Con le stesse uve si ricava il passito “Biondin”.

OCCASIONI DA NON PERDERE
DA BOCA A MASSERANO SULLE "VIE DEL VINO" E IN AUTUNNO LA BORSA DELL'ENOTURISMO 

Diciotto comuni tra Novarese, Vercellese e Biellese hanno aderito all’iniziativa, sostenuta da fondi europei, per valorizzare il turismo rurale attraverso il ripristino dei sentieri, per farne percorsi ciclabili, che attraversano le vigne del territorio. I comuni biellesi sono: Curino, Masserano, Mezzana Mortigliengo, Soprana, Sostegno e Villa del Bosco. Capofila del progetto che collega alcune tra le aree più vocate alla coltivazione della vite dell’Alto Piemonte — Boca, Gattinara, Bramaterra — è il comune di Gattinara. L’intervento delle “Vie del Vino” ha un costo complessivo di 272 mila euro, di cui 245 finanziati dall’Ue. Tra gli interventi previsti vi è la realizzazione di un’area di sosta e cambio per i bikers che, grazie anche alle mountain bike a pedalata assistita, sono sempre di più. I punti qualificanti delle “Vie del Vino” sono dati: dall’impegno delle associazioni locali nel mantenimento e nella manutenzione dei percorsi e della segnaletica; dal coinvolgimento di agriturismi, ristoranti, trattorie e bed&breakfast che metteranno a disposizione dei menù specifici per valorizzare i prodotti del territorio e dei pacchetti turistici ad hoc. Una rondine non fa primavera, ma questa notizia, assieme a quella che a metà settembre Biella diventerà la capitale dell’enoturismo sono segnali di un’inversione di rotta. Le attese sulla Biteg, la Borsa internazionale dell’enoturismo che si terrà in città, nella suggestiva location dell’antico lanificio Maurizio Sella sul Cervo, il 14 e 15 settembre sono tante. Stando alle previsioni saranno una settantina i tour operator da tutta Europa per incontrare i territori del vino che si vogliono lanciare in questo settore sempre più redditizio. Per il Biellese, che negli ultimi vent’anni si sta riscoprendo come terra di crù eccezionali, l’occasione è da non perdere. «Dobbiamo però vincere egoismi e individualismi e lavorare tutti insieme con obbiettivi comuni» dice Marco Rizzetti di Tenute Sella. Bisogna però evitare false partenze come l’esperienza della Gtb (Grande traversata del Biellese) o quella dell’Ippovia che, dopo la realizzazione, sono state abbandonate a se stesse come mostra la fotografia qui a corredo realizzata a Cerrione.

 Esempi da non ripetere, la cartellonista della Grande Traversata del Biellese abbandonata a se stessa.

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