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Una casa fatta di scarti del riso: muri, pavimenti, arredi, rivestimenti in tessuto. E perfino manici di pentole. Essere sostenibili si può, anche fra le mura domestiche. Ricehouse nata ad Andorno nel 2016 prosegue il suo cammino iniziato dalla bioedilizia e oggi approdato a traguardi inaspettati ed entusiasmanti. Tiziana Monterisi insieme al marito Alessio Colombo, è il motore verde di una storia italiana di successo. La loro società benefit oggi conta 22 dipendenti fra professionisti, magazzinieri, impiegati amministrativi e commerciali mentre Il bilancio 2022, appena chiuso, è volato a un milione e 700 mila euro (nel 2020 il fatturato arrivava a 350 mila euro) con un trend che si conferma stabile e in crescita. Il segreto, oltre a passione e perseveranza, sta tutto negli scarti del riso. Spiega Monterisi: «Tra Biella e Pavia c’è il 92 per cento di produzione del riso italiano e il materiale che noi usciamo è sempre disponibile perché a ogni stagione del raccolto si rinnova. Ciò significa che praticamente ogni anno potremmo riqualificare più del 75 per cento dell’intero patrimonio immobiliare nazionale (il 70 per cento è in classe G quindi altamente energivoro) anche perché gli scarti inutilizzati vengono bruciati. Noi continuiamo a migliorare e ampliare i nostri prodotti. Oggi ne abbiamo più di 30 fra materiali isolanti in paglia e lolla, mattoni, intonaci, finiture, pitture, pavimenti e rivestimenti per facciate. Ma ci sono tanti altri spazi che stiamo occupando». Ricehouse è in grado di costruire un’intera casa, a esclusione della parte strutturale (in legno, acciaio o cemento) in tempi veloci. Ma quanto dura, nel tempo un edificio simile?
«È la prima domanda che mi viene posta più di frequente. Noi non abbiamo fatto altro che “scoprire l’acqua calda”. Nelle cascine piemontesi e lombarde dell’800 e perfino nella Muraglia cinese, gli scarti del riso venivano già usati. Abbiamo semplicemente interpretato questo materiale povero con l’ausilio delle nuove tecnologie fino alla stampa 3D e in questo modo abbiamo ritrovato un prezioso equilibrio. Le costruzioni con materiali naturali hanno prestazioni maggiori, consumi di energia bassissimi e a fine vita non saranno un problema per i nostri figli. Possono essere smaltiti e riciclati e non si trasformeranno mai in un rifiuto speciale».
Nel 2016, la prima casa in paglia e lolla di riso costruita ad Andorno da Monterisi oggi è diventata la sede di Ricehouse. «Fu la società biellese sta applicando il cappotto a 4 torri in edilizia sociale di 8 piani ciascuna: grandi pannelli di 8 metri di lunghezza per 3 di altezza vengono agganciati senza ponteggio, semplicemente con una gru e un paio di uomini che lavora- no in sicurezza in tempi rapidi. Prosegue Monterisi «Il Superbonus ci ha fatto lavorare moltissimo anche nel Biellese anche se siamo presenti in tutto il Nord Italia, in Toscana, in Umbria e in Svizzera con un centinaio di cantieri 4.0. E se fino a due anni fa eravamo attivi soprattutto nel residenziale privato, ora la leva del 110 per cento ci ha spalancato le porte dei grandi costruttori, degli studi di architettura, alle aziende che vogliono premiare la qualità totale in edifici a energia zero. Finalmente c’è curiosità sulle alternative al materiale petrolchimico e siamo ormai tutti consapevoli che l’edilizia è la terza attività più inquinante, dopo cibo e abbigliamento». Ma dalle scrivanie di Andorno è nato anche il tessuto di riso. Una spalmato di lolla certificato, simile alla pelle, con base di cotone, canapa o lino, usato per scarpe, borse e rivestimento per poltrone, letti e divani.
«In questo caso lavoriamo in partnership con un’azienda di Vigevano già attenta alla sostenibilità. Dalla scorsa settimana, con Autogrill, all’aeroporto di Palermo, ci sono tavoli, sedie e bancone in lolla di riso e scarti di caffè esausto. Il materia- le è 100 per cento naturale e ignifugo e ogni tavolo vale 25 tazzine. In vendita alla Lidl ci sono invece le pentole, prodotte da un’azienda brianzola, con il manico nel nostro scarto-risorsa. Mai avremmo immaginato simili orizzonti ma tassello dopo tassello si completa la casa di riso dei nostri sogni e di un futuro finalmente sostenibile».
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