«Cambio vita»: dal tessile alla produzione del vino
La svolta professionale a 60 anni di Massimo Zani: ha fatto della sua passione per la vigna un lavoro e ha inaugurato l’attività
Cambiare vita, alla soglia dei 60 anni, si può. Soprattutto se si coltiva, per tre decenni, una passione che si trasforma in un lavoro.
È la storia di Massimo Zani, oggi 59enne, residente a Masserano. In via Roma 151 ha aperto, lo scorso fine settimana, un’azienda enoturistica con cui fa conoscere ai visitatori i vini di propria produzione accompagnati da salumi e formaggi del territorio. «Lo faccio per valorizzare il nostro lavoro e la nostra terra». Di famiglia bresciana, Massimo Zani ha vissuto a Gattinara prima di arrivare a Masserano dove vive da 25 anni. In passato si è occupato di industria tessile, ricoprendo il ruolo di amministratore delegato di un’azienda del settore, area che ha trainato l’economia biellese per moltissimo tempo.
Mentre lavorava tra filati e tessuti, ha continuato ad occuparsi dei suoi vigneti, sparsi su tre ettari tra le province di Biella, Vercelli e Novara.
«La passione per il vino ce l’ho fin da giovanissimo» spiega «tanto che a differenza di molti miei coetanei, giravo in moto alla scoperta di vigne, cantine ed etichette. Quindi ho deciso di mettermi in gioco lo scorso anno fino ad aprire la mia nuova attività in un paese dalla forte tradizione vitivinicola. Qui propongo la mia esperienza e dei vini che produco. Si tratta, in particolare, di vini delle colline novaresi e di Coste della Sesia, insieme a degustazioni in collaborazione con aziende locali. Perché questa scelta? Mi ero stancato del tessile, volevo essere padrone del mio tempo».
La giornata di Massimo inizia presto, nei vigneti, per poi trasferirsi nel nuovo locale dove è possibile prenotare delle degustazioni dalle 17 a mezzanotte. Nel mezzo c’è anche la possibilità di visitare le cantine e, ovviamente, di compiere acquisti.
«Attualmente lavoro da solo» sottolinea «con la famiglia che ha appoggiato la mia iniziativa. Penso che a Masserano servisse un’opportunità del genere, vuoi per la sua storia ma anche perché sono innamorato di questo paese che, purtroppo, vive le difficoltà dei piccoli comuni tra denatalità e fughe verso altre realtà. Eppure c’è un borgo fantastico che vale la pena visitare per conoscere la storia e la cultura di ciò che siamo stati».
Il sogno sarebbe aprirsi alla ricettività: «Intanto pensiamo alla produzione del vino. Perché sia buono è necessario il rispetto per il lavoro, per il campo e per la cantina. Se lavori solo per il profitto non basta avere una buona uva».
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