Camburzano, la storia del paese attraverso i toponimi
Sono 120 i nomi di luoghi in piemontese che la studentessa Noemi Gandini ha recuperato dopo una ricerca durata sei mesi
I Ciös, la Ca d’Italia, la strada Caudana. Sono solo alcuni dei 120 toponimi in dialetto piemontese, letteralmente nomi di luoghi, che Noemi Gandini, giovane studentessa originaria di Camburzano, ha recuperato in sei mesi di ricerca e utilizzato per la sua tesi di laurea intitolata “Inchiesta sul patrimonio toponimico di tradizione orale di Camburzano”. I toponimi sono stati trascritti in alfabeto IPA, l’international phonétic alphabet. La ricerca verrà presentata alla popolazione stasera dalle 21 nella palestra comunale, una serata per raccontare il paese e le sue tradizioni. Lo scorso marzo Noemi, classe 2000, si è laureata in lettere moderne all’Università di Torino e ora frequenta il corso magistrale di letteratura, filologia e linguistica. Nonostante in gioventù abbia vissuto a Gaglianico e ora risieda a Torino, Noemi ha mantenuto un legame forte con il paese dove vive la madre. «Da ragazza frequentavo la piazza di Camburzano e il centro estivo del paese» spiega la giovane «e ho molti amici a Camburzano. Un paese che è nel mio cuore, per questo l’ho scelto per il mio lavoro di ricerca. Con l’aiuto della biblioteca e del comune ho intervistato una quindicina di persone anziane che hanno vissuto sempre a Camburzano e hanno una buona memoria storica. Grazie a loro sono riuscita a recuperare circa 120 toponimi, nomi e soprannomi oggi privi di significato per la maggior parte degli abitanti. Per qualcuno potrebbero essere solo semplici parole, ma in realtà nascondono e custodiscono un patrimonio di grande valore, una parte importante e significativa della storia di Camburzano, che nonostante il passare del tempo non si è persa e che spero di aver contribuito a tramandare anche alle generazioni future. Il sogno è realizzare una vera e propria pubblicazione, ma per farlo servono tempo, risorse e soprattutto molti più toponimi. È il mio modo di prendermi cura del territorio e restituire ciò che di bello ho ricevuto in passato».
Negli anni universitari Noemi ha lavorato alla realizzazione dell’atlante topomastico del Piemonte Montano. Un’opera grazie alla quale dalla seconda metà del ‘900 vengono catalogati toponimi di tutto il Piemonte montano, che diventano così archivio del patrimonio linguistico orale delle comunità. «I toponimi spesso indicano cosa si facesse in passato in un determinato luogo o la presenza di botteghe, attività commerciali, monumenti» aggiunge Noemi. «A esempio la Ca d’Italia era lo stabile che ospitava la locanda Italia. Nel mio studio ho fatto anche una riflessione su come generazioni diverse percepiscano in modo differente i luoghi della vita quotidiana. Un esempio è la strada Caudana, salita che dal Conad di Occhieppo Inferiore porta al centro storico di Camburzano. Oggi pensiamo che il nome sia dato dalla sensazione di calore che si prova percorrendola a piedi o in bicicletta. Invece era stata chiamata Caudana per la presenza di una fonte d’acqua calda, utilizzata per lavare i panni». La giovane studentessa conclude con una riflessione sui dialetti: «In passato a ogni zona di un paese veniva dato un nome in dialetto, poi è iniziata l’Italianizzazione dei modi di parlare locali. Ciò che non è cambiato è la capacità della parola dialettale di tramandare informazioni, contribuendo al mantenimento del patrimonio culturale e assumendo il ruolo di memoria storica. Una parola ricca di significato, che fa di noi ciò che siamo come comunità e come persone. Il mio futuro? Spero di insegnare letteratura e latino, due materie nelle quali il passato viene a galla e permette a volte di comprendere i cambiamenti avvenuti nel tempo».
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