Cavaglià, parroco e cittadini pregano contro l’inceneritore

Il gruppo si ritrova l’ultimo giorno di ogni mese alle 21 nella zona industriale, davanti a una statua della Madonna

A Cavaglià si prega contro l’approvazione del progetto dell’inceneritore, presentato da A2A. Si prega da due anni in realtà, dalla presentazione del primo progetto, per il suo ritiro e la non approvazione del secondo. Si prega tutti i mesi e le stagioni e neppure il periodo invernale ha fermato le persone devote anche se il punto di ritrovo è all’aperto. In questa forma pacifica, rivolgendosi al Cielo, le persone manifestano il loro dissenso al progetto.

L’iniziativa è partita dal parroco di Cavaglià don Adriano Bregolin che riunisce in preghiera un gruppo di cittadini, nella zona industriale, davanti alla statua della Madonna, che attende di ascoltare, alle 21 dell’ultimo giorno di ogni mese, le preghiere sentite e concordi di chi non vuole l’inceneritore in regione Valledora, nel rispetto che occorre avere per l’ambiente, l’aria, l’acqua che sono patrimonio di tutti e non di iniziative private e che per questo è giusto difendere. A maggior ragione in questi ultimi giorni, perché giovedì 13 giugno si terrà la Conferenza dei Servizi e forse sarà l’ultima che dovrà negare o autorizzare il progetto.

Anna Andorno, portavoce del Movimento Valledora, nel richiamare l’attenzione su questo gruppo di preghiera, per invocare la protezione contro la realizzazione dell’inceneritore, ricorda come Papa Francesco, nella sua enciclica Laudato si’, abbia affrontato, in maniera inequivocabile e decisa, il tema dell’inquinamento: «”Per quanto si cerchi di negarli, nasconderli, dissimularli o relativizzarli, i segni del cambiamento climatico sono lì, sempre più evidenti” ha detto il Papa che non ha mancato di elencare tutti gli effetti tangibili di quella che lui chiama «malattia silenziosa» che trova le sue radici e la sua inesorabile continuità in un modello di sviluppo da tempo ormai divenuto insostenibile che, se mantenuto tale, ci condurrà su una via di non ritorno. Nella sua enciclica Laudato si’, che riprende, nel titolo, la celeberrima lode di San Francesco, primo santo “ambientalista”, il Papa denuncia i danni causati dall’uso irresponsabile dei beni comuni ed esorta a fermare il cambiamento climatico, non inquinando più le acque, il suolo, l’aria, e preservando la diversità biologica e salvaguardando le foreste e i mari. L’ambiente è parte del creato e l’uomo, anch’egli creatura di Dio, ha la responsabilità di prendersene cura».

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