Conbipel chiude a Biella. Per non riaprire

La decisione dell’azienda cancella il trasloco annunciato. Di Maio (Uiltucs): «Eppure è un negozio in salute»

Un giorno infrasettimanale di ottobre come gli altri, a una manciata di settimane dal periodo delle compere di Natale, è l’ultimo giorno di lavoro di Conbipel a Biella: mercoledì 23 quando le saracinesche si abbasseranno alla fine dell’orario di lavoro, nello spazio occupato al centro commerciale Gli Orsi, lo faranno per non rialzarsi più. I dieci dipendenti resteranno dietro le porte chiuse almeno fino a venerdì, a imballare scatoloni con i capi di abbigliamento da trasferire negli altri negozi del marchio. E poi chissà: per quattro di loro, assunti a tempo determinato, non ci sono prospettive di rinnovo del contratto. Gli altri sei aspettano notizie che faticano ad avere perfino i sindacati: «Non abbiamo avuto nemmeno il tempo di pensare a uno sciopero» commenta amaro Antonio Di Maio della Uiltucs, la sezione della Uil che si occupa del settore commercio.

La notizia è arrivata a sorpresa nei giorni scorsi, durante la visita di un responsabile d’area dell’azienda. «I lavoratori si aspettavano indicazioni sullo spostamento annunciato in un altro spazio del centro commerciale. Invece è stata comunicata questa notizia». Da mesi si parlava dell’imminente trasloco del negozio all’interno della galleria, accanto alla Coop che aveva ridotto i suoi spazi anche per questa ragione. Aveva già trovato una nuova casa “Scarpe & Scarpe” che aveva liberato il negozio accanto a Conbipel per cambiare lato e collocarsi vicino a Euronics. Al loro posto si prevede nel giro di breve tempo l’arrivo del (popolarissimo) marchio Primark. Ma il progetto è stato spazzato via nel giro di pochi giorni. Conbipel era a Biella da 43 anni, con la sede precedente che era in corso Europa. La dipendente dei dieci che ci lavora da più tempo ha 27 anni di servizio. «L’assurdo» aggiunge Di Maio «è che i conti del negozio erano buoni. Non stiamo certo parlando di un ramo secco». Dopo una grande e pericolosa crisi nel 2020, l’azienda nata a Cocconato d’Asti è nelle mani di Btx, ramo italiano di un gruppo danese a sua volta nelle mani di una finanziaria di Singapore. Tra gli azionisti, dopo la ristrutturazione aziendale seguita all’ingresso in amministrazione controllata, c’è anche Invitalia, l’agenzia del ministero dell’Economia il cui scopo è attrarre investitori nel nostro Paese.

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