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Una delle domande che più spesso le donne vittime di violenza si sentono fare è: come eri vestita? Questo interrogativo è dolore che si aggiunge a dolore, perché induce la vittima a colpevolizzarsi, a rintracciare in sé la causa di quella terribile violenza subita. Gli stereotipi che affollano il tema della violenza di genere sono molti, ma questo in particolare, quello dell’abbigliamento, ha risvegliato in Jen Brockman e Mary Wyandt-Hiebert dell’università del Kansas l’idea di realizzare una mostra per abbattere questo pregiudizio.L’installazione è intitolata “Come eri vestita?”, è stata esposta per la prima volta negli Stati Uniti nel 2013 ed è approdata nel nord Italia su iniziativa dell’associazione milanese Libere Sinergie, che ha adattato i contenuti al contesto locale.Dell’esposizione hanno sentito parlare Sonia Borin, assessore alle pari opportunità, e Sonia Benna, docente di Scienze Umane, che tramite il contatto con Alessia Guidetti di Libere Sinergie si sono impegnate a portare nel Biellese in anteprima “Come eri vestita?”.
L’articolo completo è su Il Biellese del 13 dicembre.
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