Cossato, don Fulvio Dettoma parroco da vent'anni

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Quest’anno don Fulvio Dettoma festeggia vent’anni di parrocchia all’Assunta di Cossato. Il 30 giugno 2002 entrava infatti in parrocchia, quale successore dell’amato don Attilio Pelucce.

Quali pensieri, ricordi, emozioni e resoconto di questi vent’anni?
Una risposta che occuperebbe lo spazio di un libro che mi piacerebbe scrivere sulla mia esperienza cossatese. Ricordi legati a numerosi eventi parrocchiali e cittadini, ma soprattutto il ricordo di tante persone che da quel lontano giugno 2002 ho conosciuto, stimato, amato e che hanno fatto strada e storia al mio fianco come preziosi collaboratori e amici, tanti sono già in paradiso, altri continuano con fedeltà la loro presenza in parrocchia e accanto al parroco. Il rapporto con le istituzioni, ho visto passare quattro sindaci, la stretta collaborazione con le Associazioni del territorio, le vicende liete e tristi della nostra città. Emozioni grandi e intense per il senso religioso di tanti parrocchiani, della fede ricevuta e trasmessa nella solenne semplicità delle celebrazioni e della vita quotidiana illuminata dal Vangelo e dalla preghiera. Grande l’emozione per la realizzazione della statua della Madonna Assunta (2015). Resoconto spirituale difficile da esprimere in poche battute, mi stupisce il grande numero di persone incontrate in occasione delle celebrazioni: quasi 800 battesimi, un migliaio di prime comunioni e altrettante cresime, quasi tremila funerali, pochi i matrimoni.

Rimpianti, gioie, dolori?
La mancanza di un giovane viceparroco, come nelle altre grandi parrocchie biellesi, che si occupasse dei giovani e dell’oratorio. Gioie tantissime, perché quando si instaura un rapporto di amicizia, di comprensione e di costruttiva collaborazione e si comprende il valore della fede vissuta e celebrata, tutto questo è fonte di gioia. Qualche dolore proviene da quello che Papa Francesco chiama “chiacchiericcio” “La lingua, le chiacchiere, il pettegolezzo sono armi che ogni giorno insidiano la comunità umana, seminando invidia, gelosia e bramosia del potere. Con esse si può arrivare a uccidere una persona. Perciò parlare di pace significa anche pensare a quanto male è possibile fare con la lingua” (Papa Francesco 2 settembre 2013) . Quando si hanno delle responsabilità “pubbliche” si è facili bersagli di critiche, spesso costruttive, a volte però sono gratuite, false, al limite della diffamazione. Il tempo, la fortezza cristiana e l’amore anche per i nemici mi aiutano a continuare, il ministero deve tenere conto anche di queste situazioni spiacevoli.

Programmi per il futuro?
Certo è importante programmare e progettare, ma il futuro è nelle mani di Dio. Dopo vent’anni mi pare necessario pensare, insieme ai superiori, ad un nuovo tempo di vita della parrocchia e delle parrocchie, tenuto conto della scarsità del clero e delle vocazioni e ad una maggiore corresponsabilità dei laici. Per l’immediato futuro continua l’impegno pastorale per me e per tutti i parrocchiani, nella prospettiva di inevitabili cambiamenti dovuti al mutare dei tempi e delle stagioni.

Qual è il significato più profondo delle celebrazioni per Maria Assunta in questo periodo di allentamento delle restrizioni? Quanto è forte il bisogno della comunità di ritornare a condividere il tempo della festa?
Il tempo della pandemia, in particolare nei mesi di totale o parziale isolamento ha segnato profondamente la comunità parrocchiale e civile. Personalmente ho sperimentato il senso profondo dell’essere sacerdote, intermediario per il popolo presso Dio nella continua celebrazione dell’eucarestia anche senza la presenza dei fedeli, nell’accompagnamento dei defunti senza la presenza di parenti, famigliari ed amici. La celebrazione della Settimana Santa, della Pasqua e altre solennità con la chiesa vuota e le trasmissioni sulla pagina facebook. Come nella vita quotidiana anche nel- l’esperienza condivisa della fede nella comunità, c’è stata una volontà di ripresa alla “normalità” della partecipazione alle funzioni, al catechismo e alle iniziative parrocchiali anche se ancora con giusta prudenza. Le feste possono essere l’occasione non per dimenticare il passato ma per vivere con diversa consapevolezza il presente.

Come hanno reagito i suoi parrocchiani agli eventi difficili di questi ultimi due anni, prima con la pandemia, poi con la guerra? Nel tempo di pandemia i parrocchiani ma anche tutti i cittadini hanno risposto con grande responsabilità alle indicazioni per fronteggiare le prime emergenze e per scongiurare poi il riacutizzarsi del virus.
La guerra sembra essere una realtà lontana di cui ci si accorge per la ricaduta sul costi della vita e dei materiali di uso anche comune e pare sia un problema economico – politico. In realtà non ci si accorge o si dimentica, col passare del tempo, che la guerra comporta vittime, morti atroci, anche per i deboli e indifesi come bambini e popolazione civile, la perdita della casa, dei beni, della libertà. Dopo i grandi e generosi aiuti materiali e di accoglienza è necessario per la comunità cristiana l’incessante preghiera per il dono della pace.

Come sono cambiate le cose a Cossato e in parrocchia in questi ultimi due anni?
Un modo diverso di partecipazione che risente ancora delle difficoltà in tempo di pandemia, la lenta ripresa dei rapporti comunitari dovuti al “distanziamento”. Ma la situazione attuale fa ben sperare in una ripresa. Anche le attività delle Associazioni aiutano la ripresa e le esperienze di socialità tra i cittadini

Quale esperienza di fede si può trovare nelle difficoltà?
In qualsiasi tipo di difficoltà l’esperienza della fede vissuta personalmente e comunitariamente è di indiscusso aiuto. Gesù dice al cap. 15 del vangelo di Giovanni: “Senza di me non potete fare nulla”. Gli uomini, la scienza, la tecnologia, la medicina possono e devono fare molto e tutto il possibile, ma la fede non solo sostiene e rinvigorisce la speranza ma ci pone in fiduciosa relazione con chi è il vero Salvatore, buono, amorevole e provvidente che dà senso alla vita, alle attese e alle speranze di ogni uomo. L’esperienza comunitaria di fede più importante ed efficace resta la partecipazione alla S. Messa domenicale e festiva e la preghiera personale e comunitaria.

Una delle tradizioni legate alla festa è l’avvicendamento dei priori: quale ruolo e quale aiuto rappresentano per la comunità parrocchiale?
Molte sono le persone che con generosa dedizione e vero spirito di volontariato operano a favore della parrocchia, dai lavori più umili come la manutenzione tecnica a quelli di diversa responsabilità come la carità o l’amministrazione economica, tutti ugualmente importanti nella vita della parrocchia. La tradizione ha individuato, già più di un secolo fa, la figura dei re e delle regine che negli anni Novanta sono stati sostituti dal priore e dalla priora. Queste persone, invitate dal Vicario sono figure di coordinamento di alcune attività parrocchiali volte al reperimento dei fondi necessari alla manutenzione delle chiese di Cossato (ben 6), dell’oratorio e delle altre necessità economiche. Il loro impegno, secondo la sensibilità personale, si estende anche alla presenza alle funzioni liturgiche e alla carità ed elemosina verso i più bisognosi nonché ad una fattiva e stretta collaborazione con il Vicario.

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