
Da trent’anni birra, rock e cucina:
Ned Kelly Pub, il locale senza tempo
Domenica c’è stata la festa per la ricorrenza: i titolari Stefano Anselmo e Ulisse Pasquali ripercorrono la loro esperienza
Trent’anni fa, due amici con la voglia di mettersi in gioco e la passione per la vita notturna decisero di fare un salto nel buio. Un salto che ancora oggi, a tre decenni di distanza, si chiama Ned Kelly Pub.
Un locale che ha attraversato le mode, le crisi e le trasformazioni sociali del Biellese, restando sempre fedele a sé stesso: un punto di riferimento per chi cerca buona birra, musica dal vivo e un’atmosfera genuina.
Stefano Anselmo e Ulisse Pasquali, i due titolari, raccontano questa lunga avventura con orgoglio, un pizzico di nostalgia, ma anche con la consapevolezza di aver costruito qualcosa che va oltre un semplice pub. «Nel 1995 eravamo poco più che ragazzi», raccontano. «Lavoravamo come baristi al Metropolis, uno dei primi locali biellesi a proporre birre straniere. Poi al Faro, come barman in discoteca. È lì che abbiamo imparato davvero cosa vuol dire stare dietro al bancone, interagire con la gente, capire cosa vuole».
Ma presto capiscono che fare i baristi da dipendenti non basta. «Ci siamo guardati in faccia e ci siamo detti: o lo facciamo da titolari o non ha senso. Era un mestiere che chiedeva molto alla vita privata, e restare nell’ombra non ci bastava più». Il resto è storia. La ricerca di una location — non facile — li porta in via Milano, proprio sulla direttrice tra Biella e Cossato. Una posizione strategica, fondamentale per il successo del locale. Dove prima c’era un’officina, nasce un pub in stile australiano, battezzato Ned Kelly in onore del celebre fuorilegge australiano, ma anche per distinguersi dall’ondata di Irish Pub che all’epoca invadevano il territorio. La birra Foster e un arredamento rustico fanno il resto. Unico nel suo genere. Il Ned Kelly è subito qualcosa di diverso. Un luogo dove si beve e si mangia bene, ma soprattutto dove si ascolta musica dal vivo. «La musica è sempre stata centrale. Abbiamo avuto centinaia di band, prima suonavamo ogni venerdì e sabato, oggi solo il venerdì ma il locale è sempre pieno. È quello che ci ha distinti. Non abbiamo mai cercato di diventare una discoteca, ma un luogo dove vivere la musica, non solo ascoltarla». Un’identità forte, anche controcorrente: «Mai voluto schermi o macchinette. Non volevamo distrazioni per i nostri clienti. L’idea era quella di creare socialità vera, fatta di dialoghi e risate, non di gente con gli occhi sul telefono. Anche se oggi, con la tecnologia, tutto è cambiato». Eppure il Ned Kelly ha resistito. È diventato un punto d’incontro intergenerazionale: dai nonni ai nipoti, dalle famiglie ai gruppi di amici. Anche la cucina, inizialmente non al centro del progetto, è diventata un valore aggiunto. Piatti semplici, curati, nati in passato anche grazie allo storico cuoco Said. «Abbiamo sempre mantenuto una filosofia umana, senza troppe fighetterie, e questo ha attirato un pubblico vero, sincero». Certo, i tempi sono cambiati. «Una volta all’una e mezza il locale era ancora pieno. Oggi quell’energia è più difficile da trovare. Ma noi crediamo ancora nel futuro. Speriamo che un domani il locale passi in mano a trentenni affamati, capaci di capire il presente e di portare avanti questa eredità». Un solo rimpianto: non aver investito di più nella musica dal vivo, magari ampliando il locale per ospitare un palco degno dei grandi eventi. «Era un sogno, ma poi è arrivato il Covid e ha cambiato tutto. Economicamente e socialmente. Anche le persone sono cambiate: oggi è difficile trovare giovani che prendano questo mestiere con serietà e passione. Forse è anche colpa di come sono stati cresciuti». Ma, nonostante tutto, il Ned Kelly resta. Un pezzo di storia viva del Biellese.
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