Domenica l'inaugurazione del "nuovo" rifugio Quintino Sella al Felik a 3580 metri

CI SONO VOLUTI 2 ANNI DI LAVORO E PIÙ DI 500 MILA EURO DI INVESTIMENTO DELLA SEZIONE DI BIELLA DEL CLUB ALPINO

A TAGLIARE IL NASTRO È STATO MAURIZIO SELLA, RAPPRESENTANTE DELLA FAMIGLIA E DISCENDENTE DELLO STATISTA-ALPINISTA

LA COMMOZIONE DEL PRESIDENTE EUGENIO ZAMPERONE

Dopo due anni di lavori e una cifra stanziata che supera i 500 mila euro, domenica la sezione di Biella del Club alpino, ha inaugurato il “nuovo” rifugio Quintino Sella ai 3580 metri del ghiacciaio del Felik sul Monte Rosa, allo spartiacque tra le valli di Gressoney e Ayas. Presenti alla cerimonia molte autorità tra cui i sindaci delle due comunità che hanno sottolineato come la montagna sia simbolo di unione. Presente con la fascia tricolore anche l’assessore alla montagna del comune di biella Barbara Greggio. Antonio Montani, vice presidente generale del Cai, ha portato il saluto del presidente Vincenzo Torti e nel suo intervento ha invitato a mai dimenticare la vera funzione di ospitalità del rifugio di montagna che non può essere confusa con quella turistico-alberghiera. A tagliare il nastro è stato Maurizio Sella, presidente del Gruppo Banca Sella, e discendente di Quintino,  a cui la sezione biellese intitolò il rifugio nel 1885, ad appena un anno dalla sua morte.  Sella ha spronato a guardare al futuro con ottimismo traendo dal contesto generale segnali di un “nuovo rinascimento” non solo materiale ma soprattutto morale. «Il futuro passa dal rispetto dell’ambiente e i lavori che la sezione di Biella ha fatto quassù vanno in quell’indirizzo». Banca Sella ha dato un importante contributo alla sezione per portare a termine questa riqualificazione “green” di uno dei rifugi più antiche e più alti delle Alpi. Il nuovo “Quintino Sella” è ora uno dei rifugi a quelle quote in cui si è più ridotto il consumo di plastico e una moderna centrale termica riduce le emissioni da combustibili fossili. Dopo la messa celebrata dal vicario generale della diocesi di Biella, don Paolo Boffa — che ha portato il saluto del vescovo Roberto — e dal parroco di Gressoney don Ugo Casalegno, si è voluto bagnare le rocce alla base del rifugio con una bottiglia di Insubrico, lo spumante di Tenute Sella, ottenuto da quelle stesse uve di nebbiolo coltivate a Lessona da cui si produce anche il vino con cui Quintino Sella brindò all’unità italiana. Non è riuscito poi a nascondere tanta emozione Eugenio Zamperone, presidente del Cai Biella, ricordando l’impegno di tutta la sezione e di coloro che hanno lavorato con grande sacrificio dove l’aria si fa rarefatta e l’ossigenazione è più difficile. Un grazie rivolto anche al sistema della fondazioni bancarie (Biella e Torino), al Cai centrale, a quello regionale e alla Regione Valle d’Aosta per l’impegno finanziario. [caption id="attachment_46971" align="alignnone" width="696"] Da sinistra il vice presidente del Cai centrale Antonio Montani, il vice presidente del Cai Gressoney Andrea Vairetto, Maurizio Sella, l'assessore alla montagna di Biella Barbara Greggio, il presidente del Cai Biella Eugenio Zamperone. Dietro i sindaci di Ayas e Gressoney.[caption id="attachment_46972" align="alignnone" width="696"] Don Paolo Boffa, vicario generale della diocesi di Biella e don Ugo Casalegno parroco di Gressoney. Davanti all'altare Luciano Chiappo, presidente del Cai Biella quando venne inaugurato il nuovo rifugio nel 1981. Sull'altare la statua della Madonna d'Oropa donata al rifugio.[caption id="attachment_46973" align="alignnone" width="696"] Il nuovo "Quintino Sella" con l'opera "Ora!" di Paolo Barichello.IL TREKKIG INAUGURALE NEL "SEGNO" DI QUINTINO DAi 420 METRI DI BIELLA AI 4228 DEL CASTOREDai 420 metri di Biella ai 4228 metri del Castore, una delle punte più belle del Monte Rosa. Il tutto in una settimana fatta di incontri, di nuove amicizie e consolidamento di vecchie frequentazioni. Una settimana che non potrò dimenticare. Siamo partiti in sette da Biella lunedì 2 agosto dalla casa di Quintino Sella all’interno del Lanificio Maurizio Sella dove oggi convivono il passato illustre di questa famiglia, con la Fondazione che ne perpetua la memoria e conserva uno dei più incredibili archivi fotografici di montagna al mondo, e il futuro rappresentato dalle Start-up che Banca Sella aiuta a crescere. A salutarci oltre alla “padron” di casa il sindaco Claudio Corradino e l’assessore alla montagna Barbara Greggio. Con noi due soci della sezione di Perugia del Cai con cui siamo subito diventati amici — dimostrazione che la montagna unisce e azzera le distanze. Prima tappa, dopo essere transitati da Oropa, è stata San Giovanni d’Andorno. E che sorpresa, in particolare per gli amici perugini, poter assistere a uno spettacolo dialettale con Teatrando.  Il secondo giorno, dopo una visita alla Casa Museo della Bürsh a Rosazza, c’è stata la salita al sempre suggestivo rifugio Rivetti della nostra sezione. Lì si respira quell’atmosfera magica dei rifugi d’antan. Il tempo sembra essersi fermato, cristallizzato nei vecchi e caldi rivestimenti in legno e nel cortese sorriso del gestore Sandro capace di scarpinarsi chilometri a piedi per andare a far provviste del miglio burro d’alpeggio. Mercoledì si temeva la pioggia che c’è stata ma non ci ha infastidito. Dal rifugio Rivetti si è saliti alla Mologna Grande e si è attraversato quel cuore wilderness che caratterizza le montagne a confine tra Biellese, Val Sesia e Valle d’Aosta. Arrivati al Colle di Lazoney la bella sorpresa di trovare una delegazione degli amici del Cai di Gressoney. Con loro siamo scesi a Gressoney attraversando la bella valle di Loo tornata a vivere grazie all’intraprendenza del giovane margaro Simone con la sua bella famiglia. In punta di piedi abbiamo camminato nella piana di Loo dove una leggenda racconta di una dura guerra tra biellese e gressonari per contendersi quei pascoli. Arrivati in paese ecco comparire la nostra meta. In alto a sinistra la vetta del Castore a dominare il ghiacciaio del Felik e sotto il rifugio dedicato a quello che in recente volume il curatore Pietro Crivellaro ha definito “lo statista con gli scarponi”. Ma di passi da fare ce ne sono ancora e di mezzo c’è una notte in tenda che metterà a dura prova le nostre schiene. Giovedì ci attende il sentiero walser attraverso gli insediamenti di Alpenzù e tra un sali e scendi ci avviciniamo ancora di più: arriviamo così a Sant’Anna. Il “Quintino” ormai è vicinissimo a per salirci, l'indomani, troviamo altri amici che non erano riusciti a partire da Biella. A darci il benvenuto la nuovissima scultura di Paolo Barichello che testimonia l'impegno della sezione di Biella, proprietaria del rifugio, a ridurne l'impronta ambientale. L’accoglienza dei gestori, la famiglia Favre, è sempre impeccabile. Alla spicciolata arrivano poi gli istruttori della Scuola nazionale di alpinismo “Guido Machetto” con il loro direttore Mauro Penasa, recentemente eletto presidente italiano degli alpinisti accademici. Con loro si salirà al Castore. Saranno due giorni di vita in rifugio. E che commozione vedere arrivare ai 3580 metri del “Quintino” il nostro decano, il Beppe, 87 anni compiuti, sorretto dal nipote. E poi i tanti volti che hanno fatto la storia recente della sezione: uno su tutti Luciano Chiappo, lo storico presidente che nel 1981 inaugurò l’ultimo, prima di questo, rifacimento del rifugio, di quel rifugio nato nel 1885 come una semplice capanna e ora diventato un confortevole punto d'appoggio per alpinisti  che arrivano dai quattro angoli del pianeta.  Tra i volti da icordare anche quelli Massimo Coda e Andrea Lanfri, il team "Due uomini e una gamba" protagonisti a luglio di un'avventurosa attraversata alpinistica del gruppo del Monte Rosa.Un trekking che ha voluto anche raccogliere la sfida lanciata da quattro giovani alpinisti (Luca Fontana, Giovanni Montagnani, Marco Tosi e Michele Dondi) che nel gennaio 2020, in parte con mezzi pubblici, quindi più sostenibili dell'auto privata, in parte con gli sci d'alpinismo, avevano raggiunto Davos per manifestare davanti ai grandi della terra, riuniti per il World economic Forum, la necessità di intervenire subito, adesso, con politiche energetiche ed economiche per decarbonizzare il pianeta ormai febbricitante. La loro sfida oggi è il progetto "Allontanare le montagne", ovvero vivere l'avventura di sapercele conquistare con l'avvicinamento sostenibile. Con Giovanni Montagnani e Marco Tosi ci siamo incontrati a Gressoney insieme ad Enrico Camanni in una piacevole serata-dibattito. A conclusione un grazie a tutti i trekkers, agli amici di Perugia, Andrea e Giacomo, alla nostra miss trekking Annalisa, al decano e maestro di ironia Dino, ad Enrico e a Maurizio. Grazie anche a chi ha condiviso alcuni tratti del nostro cammino, a chi ci è venuto incontro e ci ha fatto la riprese.ANDREA FORMAGNANA [caption id="attachment_46974" align="alignnone" width="696"] I trekker alla partenza davanti alla casa di Quintino Sella.[caption id="attachment_46975" align="alignnone" width="696"] Foto di vetta al Castore con l'istruttore nazionale della Scuola nazionale di alpinismo "Guido Machetto" Giandario Giolito e il vicepresidente del Cai Biella Andrea Formagnana.UN RIFUGIO D'ARTE DOVE L'ARTE CONTEMPORANEA DI PAOLO BARICHELLO DIALOGA CON LE FOTO STORICHE DELLA FONDAZIONE SELLAL'OPERA "ORA!" DEDICATA A DON FERNANDO MARCHIIl “nuovo” Quintino Sella è ora anche un rifugio d’arte che mette in dialogo diversi linguaggi e epoche. All’interno della struttura una sala è stata allestita con immagini storiche donate dalla Fondazione Sella. Si tratta di antiche fotografie che ricostruiscono le varie epoche dalla prima capanna del 1885 a quella attuale. La sala è stata intitolata a Gaudenzio Sella.All’esterno è invece stata posata la realizzazione dell’artista biellese Paolo Barichello. L’opera è stata chiamata “Ora!” e rappresenta l’uomo contemporaneo che si riconosce parte del creato, della natura, e prende coscienza di come sia necessario intervenire “ora!” per salvare l’ecosistema che ci permette la vita. Il cambiamento è ora ed è quello che è stato fatto con la riqualificazione del rifugio in chiave green. L'opera, realizzata con il contributo di Sinflex, Yukon, Tecnomeccanica-Ploner, Relais Santo Stefano, Salewa,  è stata dedicata alla memoria di don Fernando Marchi, vicario generale della diocesi di Biella, che tanto amò quelle montagne.E a sottolineare il nuovo corso culturale del rifugio c’è stata l’occasione di presentare l’ultimo libro dello storico Pietro Crivellaro, dedicato proprio a Quintino Sella, già anticipatore delle tematiche ambientali un secolo e mezzo fa.[caption id="attachment_46976" align="alignnone" width="696"] Un particolare dell'opera "Ora!" di Paolo Barichello.GAUDENZIO SELLA, PIONIERE DELL'ALPINISMO INVERNALE Nato a Biella il 22 dicembre 1860, figlio di Giuseppe Venanzio, si laurea a pieni voti in Ingegneria civile a Torino nel 1884 e l'anno successivo, viene chiamato e ospitato a Roma dallo zio Quintino, per seguire le lezioni di matematica pura all'Università di Roma. Negli anni della sua giovinezza, seguendo l'esempio di Quintino, si appassiona alla escursioni alpinistiche ed è con i fratelli e i cugini tra i pionieri dell'alpinismo invernale in Italia: Gran Sasso (1880), Dente del Gigante (1882), Monte Bianco (1888), Monte Rosa Punta Dufour (1889). Nel 1892-93 organizza e dirige in loco per il Cai la costruzione della Capanna Osservatorio Regina Margherita sulla Punta Gnifetti che fu inaugurata dalla stessa regina il 19 agosto 1893. Seguì poi il rifacimento e l’ampliamento della Capanna Quintino Sella agli inizi del ‘900.[caption id="attachment_46977" align="alignnone" width="696"] La targa di intitolazione della sala "Gaudenzio Sella".A SETTEMBRE IL "QUINTINO" SCENDE IN CITTÀCai Biella e Banca Sella, in collaborazione con Fondazione Sella, stanno organizzando per il 25 settembre una festa di inaugurazione del rifugio in città. Un'occasione dedicata a tutti coloro che non hanno potuto salire al rifugio. Info sui social del Cai Biella e sul sito internet www.caibiella.it

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