La vita è di nuovo serena per la famiglia Jandali. Fuggita dalla Siria, da sei mesi vive a Occhieppo Inferiore. Si tratta dei primi rifugiati accolti nel Biellese che hanno beneficiato dei corridoi umanitari dal Libano. Il progetto è seguito dalla Chiesa valdese attraverso il protocollo d’intesa firmato tra lo Stato italiano, la comunità di Sant’Egidio e la Federazione delle Chiese evangeliche, valdesi e metodiste.
«Mohammad e Ahlam, sua moglie, sono arrivati a Fiumicino con i loro quattro figli il 29 agosto scorso» racconta Simone Velis, referente del progetto di accoglienza. I coniugi siriani sono giovani: lui ha 41 anni, lei 39. Maher è il figlio più grande, ha 15 anni. Le sue sorelle sono Maya, di 12, Masa, 6 anni, e la più piccola è Alma, 4. In Siria vivevano a Ghouta, la zona sudorientale alle porte di Damasco, tristemente nota per essere uno dei fronti più drammatici della guerra. Mohammad era imprenditore edile, esperto in impianti elettrici. Ahlam insegnante di arabo. «La vita era tranquilla, finché a un certo punto sono iniziati gli scontri armati, i bombardamenti». Era il 2013. I coniugi riescono a mettersi in salvo e scappano in Libano con i bambini. Trovano un luogo per vivere a Baalbek, aiutati da mamma, fratello e sorella di Mohammad che hanno lasciato la Siria qualche tempo prima.
L’articolo completo è pubblicato su Il Biellese del 16 marzo.
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