Fondazione Tempia, finanziamento da 1 milione per la ricerca sul farmaco antivirale efficace contro il Covid-19
C’è anche un progetto che coinvolge la Fondazione Tempia tra i dieci finanziati con 6,5 milioni di euro attraverso fondi dell’Unione Europea distribuiti attraverso un bando dalla Regione: è la ricerca su un composto, inizialmente pensato per le cure della leucemia, che ha mostrato di avere anche proprietà antivirali in grado di inibire il ciclo replicativo di tutti i coronavirus. Servivano risorse per proseguire l'analisi, i cui promettenti risultati sono frutto di esperimenti in vitro su campioni di cellule dell'apparato respiratorio. Ora c’è un milione di euro sul piatto per consentire di proseguire il lavoro alla squadra formata dai dipartimenti di Scienze e tecnologie del farmaco e di Scienze della vita e biologia dei sistemi dell’università di Torino e dal laboratorio di genomica della Fondazione Tempia. La squadra comprende, oltre alle ricercatrici biellesi, i professori Donatella Boschi e Marco Lucio Lolli, che insieme hanno anche fondato Drug Discovery and Clinic (www.ddcpharmaceutical.com) e Beenext (www.beenext.it), e Giorgio Gribaudo e Anna Luganini del laboratorio di microbiologia e virologia (https://lmvunito.wixsite.com/website).
Ad annunciare gli esiti del bando è stato, in una conferenza stampa martedì 3 agosto, l’assessore regionale Matteo Marnati, insieme ai rappresentanti dai tre atenei regionali (Università di Torino, Politecnico di Torino e Università del Piemonte Orientale), capifila dei progetti che hanno ottenuto la prima fetta di finanziamenti. «Abbiamo rimodulato il bando a marzo» ha detto Marnati «per fare fronte all’emergenza-coronavirus e oggi arriviamo a destinare i primi contributi». Le due linee di finanziamento hanno interessato progetti per l’acquisto di macchinari e infrastrutture e ricerche scientifico-industriali in campo medico. Questo è l’ambito che riguarda il lavoro che coinvolge la Fondazione Tempia: «Miriamo a portare la sperimentazione alla fase preclinica» ha detto Alessandro Vercelli, vicerettore dell’Università di Torino. Per ora il lavoro è stato svolto in laboratorio: «Abbiamo studiato in vitro in colture di cellule epiteliali dell’albero respiratorio» spiega Giovanna Chiorino, responsabile del laboratorio di genomica «sulle quali abbiamo analizzato le alterazioni dell’espressione genica determinate da questo farmaco».
I passi successivi dello studio dovranno dimostrare che, trattando con questo composto le cellule infettate da diversi coronavirus, non solo si blocca la replicazione virale, ma viene inibita anche la cosiddetta “tempesta citochinica” infiammatoria a cui il paziente può andare incontro quando l’infezione con Sars-CoV-2 si aggrava e che è causa dei gravi sintomi che spesso si manifestano. Dato il meccanismo d’azione come antivirale che bersaglia i meccanismi dell'ospite ad ampio spettro, è probabile che questo composto possa essere efficace anche per altri virus respiratori che causano gravi malattie nell’uomo, come il virus dell’influenza e il virus respiratorio sinciziale (RSV).
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