Attualità
Venerdì 27 Dicembre 2024
Giornalismo in lutto: addio a Gian Paolo Ormezzano, cantore sportivo dalle origini biellesi
Addio GPO. Tutto rigorosamente maiuscolo. Addio Gian Paolo Ormezzano. Il giornalismo, anche qualcosa in più, perde il suo diamante. Il suo gigante. Cantore e scrittore, viaggiatore e scopritore. Genio e vizio. Tutto in 89 anni vissuti alla grande, alla grandissima, in mezzo a venticinque Olimpiadi (tra estive invernali) il doppio di Giri e Tour. Era viscerale GPO, come il tifo che aveva per il Toro, lui amicissimo di Boniperti. Ciclofilo e calciofilo, con la penna creava e ti faceva sedere in prima fila alla partita o stare a bordo strada di una corsa. Ma soprattutto ti portava nell’anima di chi raccontava. È stato uno di quelli inarrivabili. Di quelli che per chi fa il nostro lavoro bisognerebbe studiare a scuola, ma non per imparare a memoria. Provocatore e provocante, eclettico letterariamente e giornalisticamente. Un campione. Anche egoista, appariscente e complesso, ma semplicemente immenso nella scrittura. Diresse Tuttosport, visse per lunghissimo tempo La Stampa, il quotidiano, migliore. Era un animale da storie con la macchina da scrivere, poi il computer, come naturale appendice.
Ha scritto fino a un attimo prima di morire e non sarebbe stato possibile qualcosa di diverso. Era, tra le altre cose, lui torinese di nascita, biellese d’origine. Il padre Ezio era di Crocemosso. Un onore evidentemente per il nostro Biellese, il territorio, che probabilmente per il giornalismo sportivo un seme ce lo mette. Perché delle nostre parti, Mezzana Mortigliengo, era pure un altro dio della penna come Ruggero Radice detto Raro. E come dimenticare Gigi Garanzini, che probabilmente ora starà scrivendo qualcosa di bello proprio su GPO.
Ormezzano, che a Biella è arrivato molte volte da inviato sportivo, da ospite, da relatore, da star dello scrivere, aveva presenziato all’inaugurazione del museo Pozzo. E come lo aveva raccontato lui il cittì…
Alla notizia della morte di uno abulico alla scrivania e ingordo di rapporti umani, devo aggiungere, come avrebbe fatto lui, anche il ricordo personale. Di quando ad un Giro d’Italia di stanza a Biella mi fermò non per farmi i complimenti, ma per dirmi che un titolo, “Appena sotto il cielo”, ad un libro così bello avrebbe voluto inventarlo lui. Di quando solo pochi mesi fa scrisse con voglia la prefazione del mio libro su Pippo Fallarini, amico di bicicletta. Lo chiamai e dopo tre giorni mi inviò il suo testo via mail con il suo classico saluto “w noi”, firmato GPO. Che dire? Oggi solo “W GPO”, da insegnare alla scuola di chi vuol fare il giornalista, di chi vuole lasciare un segno semplicemente scrivendo.
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