Giovanni Paolo I, il Papa del sorriso, è Beato. Quando celebrò messa davanti alla Madonna Nera

Giovanni Paolo I è stato proclamato Beato da Papa Francesco in piazza San Pietro nella giornata di ieri davanti a 25 mila fedeli.
E di Papa Luciani c'è un ricordo biellese che il nostro giornale ha riportato alla mente.

Giovanni Paolo I, il cui sorriso, anche se fu al soglio pontificio per poco più di un mese, dal 26 agosto al 28 settembre 1978, è ricordato ancor oggi. Anche lui, come poi papa Giovanni Paolo II, era particolarmente devoto alla Madonna e tra il 1958 e il 1969 quand’era vescovo di Vittorio Veneto (prima di essere nominato patriarca di Venezia) era stato ad Oropa. Monsignor Alceste Catella afferma: «Quand’ero rettore del santuario ricordo di aver letto che mons. Albino Luciani aveva, in occasione di una visita in agosto alla sorella Pia (figlia di prime nozze del padre che era rimasto vedovo) che era suora al Cottolengo di Torino, pernottato in Oropa e celebrato una Messa nella basilica della nostra Madonna nera».
Come pontefice si ricordano le sue poche udienze legate ai concetti di umiltà (che era il motto episcopale da lui scelto) e alle tre virtù teologali: fede, speranza e carità.
Pur essendo considerato un conservatore, fu invece il precursore di quel rinnovamento della Chiesa portato avanti da papa Wojtyla che volle proprio farsi suo ideale continuatore, assumendo lo stesso nome e diventando Giovanni Paolo II. E lo stesso attuale papa Francesco, appena eletto, si è rifatto alle prime parole di papa Luciani che chiedeva di pregare per lui. Inoltre, l’attuale Santo Padre ha ripreso la sua idea (contestata invece da Benedetto XVI) di un Dio che ci ama con la tenerezza di una madre.
Come vescovo il futuro beato partecipò al Concilio Vaticano II, fu molto attento ai temi sociali degli anni ’70 e quindi ai problemi degli operai di Porto Marghera e dei primi preti operai, ma anche alla questione dell’evangelizzazione nelle missioni.
Don  Adriano Bregolin, parroco di Cavaglià, ricorda in merito una sua battuta in un incontro al seminario di Padova  quando aveva espresso un ’opinione sui missionari che tornavano dal Sud America. «Mons. Luciani» racconta don Adriano «disse “Ma questi missionari tornano a casa perché tanto là non c’è più niente da evangelizzare”. Si riferiva all’azione di promozione umana che veniva fatta da molti missionari convinti che bastasse quella per diffondere i valori cristiani, ma la sua opinione che sembrava conservatrice, in qualche modo anticipava il dibattito attuale in Paesi come il Brasile dove i sacerdoti cattolici si danno molto da fare per loro perché si affidano a pastori evangelici. Lo stesso monsignor Luciani andò in Brasile nel ’66 per incoraggiare invece i missionari cattolici a continuare la loro opera». Come sacerdote aveva lasciato un vivo ricordo nel suo paese di Canale d’Agordo (Belluno) dove si può visitare la sua casa natale diventata museo e per la quale il pianista canavesano Emanuele Sartoris ha composto il brano che si intitola “Divina Humilitas”: «Dedico questo brano» afferma «alla sorridente abnegazione con cui il Santo Padre ha servito la Chiesa e la sua comunità sia durante il suo breve pontificato che durante la sua intera esistenza».
ANNALISA BERTUZZI

© RIPRODUZIONE RISERVATA