Ieri i funerali dell’avvocato Francesco Ritella

Il commosso ricordo dell’amico Dino Gentile

Sono stati celebrati ieri nella chiesa parrocchiale di San Paolo i funerali dell’avvocato Francesco Ritella, uno degli avvocati più conosciuti e stimati.

La figura dell’avvocato Ritella è tracciata nelle righe che seguono dall’amico Dino Gentile: «Francesco Ritella, per tutti Franco, se n’è andato di buon mattino il 2 di agosto – con proverbiale e scherzosa ironia, lui avrebbe detto “nel giorno degli uomini”. Marito, padre e nonno esemplare, stimato avvocato del foro di Biella, amico prezioso. Originario di Noci, un ridente paese della Murgia barese, era giunto a Biella nel 1968. Subito si era fatto apprezzare da colleghi e magistrati, come pure da tante persone che a diverso titolo operavano all’ombra del Mucrone al servizio dello Stato. Per una decina d’anni ho avuto il privilegio di intrattenere un cordiale rapporto con Franco, arricchendomi della sua speciale umanità, della sua vasta cultura e del suo equilibrio nell’osservare le cose del mondo. Le nostre comuni radici regionali si svelavano anche a tavola dinnanzi a saporite focacce di cipolle o a panzerotti roventi, con escursioni di pensiero sulle migliori taverne pugliesi dove si serve il pesce crudo o si cucinano i “gnummareddi” d’agnello. E in estate Franco scendeva verso la terra nativa in auto con la famiglia: un’unica tirata per raggiungere quanto prima il punto autostradale in cui lo sguardo scopre le propaggini del Gargano e via via abbraccia campi agricoli e distese di ulivi secolari. Per chi si trova sul percorso di casa, da Poggio Imperiale i chilometri verso Bari – e sono ancora tanti – iniziano a volare. Alla breve sosta familiare a Noci, segue il mare del Salento, a Gallipoli, con il ritrovo dei vecchi amici al Lido San Giovanni e le buone letture sotto l’ombrellone. I libri per Franco sono sempre stati un’autentica passione e a Biella ne divorava uno dietro l’altro . Il grande amore per la moglie Giuseppina e per i figli Marco e Laura, entrambi avvocati, si faceva immenso per le nipoti Sofia e Tea, splendide allieve della scuola media e del liceo scientifico di cui sono stato preside. Talvolta passava a trovarmi per un saluto che innanzitutto rivolgeva cortesemente nell’atrio a collaboratori scolastici e personale di segreteria. Se nel mio ufficio era presente qualche insegnante di discipline umanistiche, d’incanto si creava un piacevolissimo cenacolo con richiami alle lettere antiche e moderne, al pensiero filosofico, alla storia, al mondo greco e latino e alla mitologia classica – un ambito, quest’ultimo, posseduto da Franco in modo magistrale. Da vero intellettuale spaziava su ogni tema del sapere e con spirito democratico affermava il proprio punto di vista nel rispetto di quello altrui, anche quando il discorso si faceva più insidioso avventurandosi sul terreno del confronto sportivo con riferimenti alle prestazioni del Milan, sua squadra del cuore».

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