La speranza di Miriam è tutta
in un incontro

La giovane di Pinerolo che ha pubblicato l’appello sui social per trovare i suoi veri genitori incontrerà una persona: «Sto cercando la mia famiglia»

L’identità è un tema su cui oggi si discute molto, in ogni sua forma, colore, origine. Sapere, e capire, che tipo di persona siamo è importante per renderci conto di ciò che ci circonda e vivere serenamente con noi stessi. Oggi trattiamo una storia che riguarda la ricerca della propria identità, o meglio, di capire la propria appartenenza.

I più attenti al mondo social avranno notato nei giorni scorsi le seguenti parole, rese pubbliche da una ragazza e riprese da un gruppo Facebook che tratta di Cossato e dintorni: «Ciao a tutti, io sono Miriam una ragazza di 23 anni che tanti anni fa è stata adottata a Pinerolo e portata via dalla sua terra di origine: Biella, Cossato! C’è qualcuno che potrebbe riconoscere qualcuno a cui assomiglio? Grazie in anticipo! Sarebbe molto importante per me capire le mie origini».

Adozione, distanza dalla casa originaria e una fase iniziale di vita da scoprire in gran parte, Miriam Righero si è attivata per arrivare a capire la famiglia dalla quale proviene e per cercare in tutti i modi di conoscere i genitori biologici.

Una vita travagliata

Le intenzioni di Miriam sono inequivocabili per sua stessa ammissione: «Mi muovono la necessità e la curiosità di sapere chi sono. Rispetto ai giorni scorsi in cui è stato fatto circolare l’annuncio, qualcosa si è mosso, ma ora è difficile parlare di certezze. Sono stata contattata da una persona di cui vorrei capire più cose e che vorrei incontrare. Ci sono tanti aspetti che voglio scoprire nei prossimi giorni».

La vita di Miriam è stata tutt’altro che semplice nel tempo. Nata nel 2001, la 23enne è stata affidata ad una “nuova” famiglia quando aveva 2 anni, con cui è rimasta fino al raggiungimento della maggiore età. Spiega la nostra intervistata: «Negli anni ho cercato informazioni; secondo quello che so oggi la mia famiglia biologica, originaria di Firenze ma trasferitasi nel Biellese, non mi ha tenuto e cresciuto a causa di problemi economici, poi tramite i servizi sociali sono stata affidata ad un’altra famiglia, a Pinerolo, per la precisione a Frossasco – i paesi distano circa 10 chilometri. Con la nuova coppia a cui sono stata affidata non è stato facile: è brutto da dire, ma non mi sono mai sentita veramente a casa. Quello che ho capito crescendo è che loro volessero un figlio a tutti i costi, per puro scopo egoistico, ma non perché gli importasse della mia crescita. Ad un certo punto ho lasciato il telefono a casa, mi sono messa in sella alla mia bicicletta e sono scappata, non ne potevo più. Sono andata dalla mia madrina, che mi ha tenuto per un po’ di tempo. Ora vivo da sola».

Il rapporto complicato continua

I sentimenti di Miriam verso la famiglia adottiva non sono particolarmente rosei, anzi. A proseguire nel racconto sul rapporto logoro che c’era, e c’è, tra le parti, afferma: «Non vedo da anni la mia famiglia affidataria. Non mi hanno trattata bene e si sono sempre comportati come se non ci fossi, anche quando ho deciso di andarmene da casa. Quello che voglio, adesso, è capire qual è la mia vera famiglia, quali origini ho. Qualora dovessi trovare i miei genitori mi piacerebbe anche provare a vivere a Cossato perché stare qui vicino a Pinerolo inizia ad essere pesante, non si può uscire di casa che le persone sanno tutto di tutti in una frazione di secondo».

Tenendo ben presente le complicazioni di cui è stata protagonista Miriam, la sua vita può svoltare, imboccare una nuova strada che, ci auguriamo tutti, la porterebbe a conoscere la sua vera famiglia. Per fasciarsi la testa di speranza è ancora presto, ma se qualcuno sa qualcosa in più, o pensa di saperlo, non esiti.

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