L’omicidio di viale Macallè. Gucchio: «Non volevo uccidere». Il padre di Maiolo: «Neppure una lettera per avere distrutto la mia famiglia»
Gregory Gucchio, 22 anni, è in carcere da fine agosto. Da quella maledetta domenica 28 agosto quando, forse armato da un mix micidiale di ansia e paura, ha afferrato un coltello dal suo banco di pasticcere e si è scagliato ferendo mortalmente al petto il fratello della fidanzata Andrea Maiolo, 30 anni. Luogo della tragedia è il bar pasticceria di viale Macallé dove era più di un dipendente essendo il fidanzato della titolare. Da allora Gucchio non fa che piangere e disperarsi e tramite i suoi avvocati Eden Veronese e Cristian Conz vuole far sapere che non era sua intenzione uccidere. Voleva solo intervenire in difesa della fidanzata e del padre di lei che dal monitor della videosorveglianza che poteva vedere nel laboratorio di pasticceria percepiva minacciati da quel figlio e fratello che nei giorni precedenti era già stato protagonista di due aggressioni. «La prima aggressione risale al venerdì precedente l’omicidio. Aveva minacciato il padre e la sorella. Poi si era ripresentato sabato. Ne era scaturita una violenta baruffa con lo stesso Gucchio già intervenuto a difesa della fidanzata. I due erano arrivati alle mani e il nostro cliente aveva rimediato ferite giudicate guaribili in 10 giorni», spiega l’avvocato Cristian Conz. «Maiolo era già stato sottoposto a un trattamento sanitario obbligatorio (tso) a luglio e si sperava che una simile misura potesse essere nuovamente adottata. L’esito della richiesta era però stato negativo. Il mio cliente da quando ha saputo delle dimissioni di Maiolo ha iniziato a vivere in uno stato d’ansia temendo che potesse di nuovo presentarsi al bar», spiegano ancora gli avvocati. Motivo delle recriminazioni dei giorni precedenti sembrerebbe sia stato il fatto che Maiolo non tollerava il fatto che fosse proprio stato obbligato al trattamento sanitario. Quella domenica lui voleva che gli fossero consegnati i video della sorveglianza del locale che mostravano le aggressioni dei giorni prima. Gucchio vedendo ma non sentendo quello che avveniva nel bar, preoccupato e temendo per l’incolumità delle persone a lui care, avrebbe quindi afferrato il primo oggetto sotto il suo sguardo e si sarebbe fiondato come una furia, animato proprio, così si spiegano i difensori, da un forte stato d’ansia e da paura. «Una perizia psichiatrica dovrà valutare la sua capacità di intendere e volere in quel momento». Intanto la difesa ha chiesto anche di acquisire le cartelle del ricovero di Maiolo. Un nuovo tso avrebbe potuto evitare il delitto che ha rovinato un’intera famiglia? Una domanda a cui, secondo l’avvocato Conz, bisognerà dare una risposta. A giorni si attende il pronunciamento del riesame che deve decidere sulla custodia cautelare in carcere di Gucchio, provvedimento assunto dal Gip di Biella che lo ha motivato con il rischio di reiterazione del reato. Per la costruzione poi della strategia difensiva sarà fondamentale l’esito della perizia autoptica sul corpo della vittima. «Gregory non si sottrae certo alle sue responsabilità, quello che sente è semplicemente la necessità, di proclamare che non ha agito per uccidere», riaffermano i suo legali. Probabile che la difesa possa chiedere il rito abbreviato cercando di dimostrare come si sia trattato di un omicidio preterintenzionale e non volontario. Nei giorni scorsi sulla vicenda è intervenuto il padre della vittima, Antonio Maiolo, che nel frattempo ha riaperto il bar. L’uomo si è rivolto a un legale, l’avvocato Francesco Alosi, per costituirsi parte civile e con una lettera aperta ha dichiarato: «Vorrei che venisse rispettato il nome di mio figlio, che si smetta di scrivere che era una persona difficile quasi a voler giustificare l'atto dell'omicida che professa che non voleva ucciderlo, ma che non ha sentito neanche l'esigenza di inviarmi dal carcere neppure una lettera di scuse per avere distrutto la mia famiglia».
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