Nuovi reperti archeologici: sono di epoca romana

Sono stati rinvenuti nell’ambito degli scavi per la costruzione dell’impianto fotovoltaico nella zona di Prato Grande. È un’area necropolare

Sorpresa, ma non troppo, a Mottalciata. Durante gli scavi per la costruzione di un impianto fotovoltaico, nella zona di Prato Grande e non lontano dal centro abitato, sono emersi reperti archeologici di epoca romana, risalenti presumibilmente al II-IV secolo dopo Cristo.

Si tratterebbe di un’area necropolare, cioè di un raggruppamento di sepolture appartenenti al periodo romano e tardoromano all’interno di un’area di limitata estensione: ad occuparsene è la Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per le Province di Biella, Novara, Verbano Cusio Ossola e Vercelli, che sta effettuando ulteriori verifiche sui ritrovamenti.

Il Comune di Mottalciata non è nuovo a certe scoperte: nel recente passato, in alcune zone limitrofe, furono rinvenute altre testimonianze storiche risalenti allo stesso periodo.

L’impianto fotovoltaico fa parte di un progetto legato ad un accordo tra la NP Mottalciata 2 srl, il Comune e la proprietà dei terreni: un accordo siglato due anni fa con l’intento di massimizzare la produzione di energia elettrica grazie alla presenza di pannelli solari di ultima generazione. Un sistema da 10 kw complessivi che consentirà una rendita economica garantita in cambio di una elevata sostenibilità ambientale.

Con il primo lotto dei lavori già completato, anche i lavori del secondo lotto stanno procedendo piuttosto velocemente nonostante il ritrovamento avvenuto alcune settimane fa. Come spiegano dalla Soprintendenza, la normativa vigente prevede la verifica preventiva dell’interesse archeologico: alcuni sondaggi archeologici hanno dato esito negativo, da altri invece sono emerse nuovamente delle occupazioni di epoca romana.

La posa dei pannelli fotovoltaici non è stata comunque messa in discussione, visto che i reperti sono stati rinvenuti in un’area marginale all’opera.

Ma cosa succede ora? Per legge i beni ritrovati sono di proprietà dello Stato. Vengono recuperati e portati in sicurezza per avviare alcuni studi. Quindi c’è la possibilità che vengano esposti, con modalità da concordare, per restituirli alla funzione pubblica. Quel che è certo è che non possono essere lasciati nel sito.

Con il nuovo ritrovamento, dalla Soprintendenza di Novara, che si occupa anche della Provincia di Biella, fanno sapere che l’intenzione è quella di effettuare una revisione delle conoscenze archeologiche relative a tutto il territorio mentre le indagini sugli ultimi reperti recuperati dovrebbero concludersi con il termine dell’estate.

Quest’ultimo aspetto è curato dalla Direzione Scientifica della Soprintendenza e da una società archeologica indicata dall’azienda che sta costruendo il campo fotovoltaico.

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