Per un attimo c’era da pensare che qualcosa stesse cambiando. Dopo aver letto che il post su Instagram di Chiara Ferragni con foto seminuda davanti ad uno specchio era stato bersagliato dalle critiche. Ma soprattutto dopo che una di queste recitava: «Qual è il messaggio per noi ragazzine?». Già, che messaggio in una società socialcentrica, dove l’apparenza prosegue a coprire l’essere? I social e i suoi interpreti più illustri sono evidenza ineluttabile dalla quale non possiamo più scappare, ma proprio per questo da quelle bacheche virtuali sarebbe auspicabile, almeno a volte, avere lezioni più intense da copiare. L’emulazione diventa desiderio pericolosissimo se indica strade troppo veloci verso un agognato successo, trascurando tutto ciò che nella maggior parte dei casi, invece, sta dietro a storie di realizzazione professionale, di arrivo a traguardi sudati e lottati. Con questo non si devono chiudere gli occhi di fronte ai nuovi modelli social-i, solo che gli stessi vanno considerati non con diffidenza, ma con cognizione e coscienza. Dai milionari da like del nuovo millennio almeno sporadicamente servirebbero messaggi quantomeno più vestiti nella sostanza. Senza utopizzare che i social diventino tutorial di bon ton e palcoscenici di rigorosi insegnamenti da trait d’union tra famiglia e scuola, ma solo qualcosa di più da chi tiene in pugno qualche milione di follower. Per questo leggendo della critica alla Ferragni c’era da pensare che qualcosa anche su Instagram stesse cambiando. Per un attimo, però. Solo il tempo di vedere che quella bella osservazione non arrivava da una bambina di 11 anni, ma dal profilo social di una bambina di 11 anni.
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