Parole - Ponte, il senso che diventa un po' troppo unico

Era solo questione di tempo. La notizia sarebbe arrivata. Si trattava di capire se prima o dopo Ferragosto. Perché senza essere geometri, ingegneri o architetti e neppure capi cantiere, era facilmente intuibile che il ponte della tangenziale non si liberasse del fastidioso senso unico nei tempi previsti.
Per capirlo era sufficiente osservare, anche dopo avere scongiurato negli ultimi giorni l’intervento di Chi l’ha visto alla ricerca degli operai perduti. Era sufficiente osservare come, materiali o non materiali, una corsia del viadotto fosse ancora completamente intonsa da ogni qualsivoglia intervento. In questi giorni a più d’uno di noi quel dubbio è venuto, senza neppure soffermarsi su che cosa stesse succedendo sull’altra di corsia. Non saranno evidentemente un paio di settimane in più su una tabella di marcia che qualche lacuna la presentava a cambiare lo scenario e l’umore, già pessimo, degli automobilisti delle nostre parti. L’arrabbiatura, infatti, oggi non passa necessariamente per un allungamento comunque indesiderato, ma attraverso quella che sembra l’ennesima presa in giro. E a questo punto ai cittadini non interessa neppure più sapere se la colpa stia da una parte o dall’altra o di chi realmente sia, se una ce n’è. Ciò che avvilisce è che, al di di eventuali responsabilità, la ricaduta, per così dire, del problema sia sempre sull’utente finale, noi. In pratica a senso unico, esattamente come quello che ci terremo ancora per un po’ sul nostro amato ponte.

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