Per gli imprenditori stranieri il Biellese è uno dei territori meno attrattivi in Italia

Nel decennio 2011-2021, quando nel resto del Paese si è assistito a un incremento importante nel numero degli imprenditori stranieri che hanno scelto di investire il loro tempo e denaro in un’attività sul territorio italiano, a Biella si è registrata una crescita “zero”. Il numero degli imprenditori stranieri nel corso di dieci anni è rima- sto uguale. E nonostante tra il 2020 e il 2021 si sia assistito a un incremento dello 0,2 per cento, che però non compensa le perdite subite nel corso dell’intero periodo preso in considerazione. Le cifre sono quelle del Rapporto annuale 2022 sull’economia dell’Immigrazione, curato dalla Fondazione Leone Moressa.

LA SITUAZIONE DOPO LA PANDEMIA
Lo stesso studio evidenzia che sono in ripresa gli ingressi per lavoro, dopo il lungo stop imposto dalla pandemia.
«Sono tornati a crescere i permessi di soggiorno rilasciati» spiegano dall’Ufficio Studi: «In aumento, soprattutto, gli ingressi per lavoro, passati da 10 mila del 2020 a oltre 50 mila nel 2021 e rappresentano il 18,5 per cento dei per- messi totali. Tuttavia, il primo canale di ingresso per gli immigrati in Italia è il ricongiungimento familiare (44 per cento dei nuovi permessi)».
Gli ingressi per lavoro in Italia (8,5 ogni 10mila abitanti) rimangono a un livello molto più basso rispetto alla media Ue (29,8). Gli stranieri residenti nel nostro Paese sono oggi stabili a quota 5,2 milioni, l’8,8 per cento della popolazione. L’indagine ci permette di verificare la differenza di reddito prodotto in media dagli imprenditori stranieri rispetto a quelli italiani si diversi territori e ance naturalmente i volume di tasse pagate. A Biella il volume di redditi prodotti dagli stranieri che sono 9.752, secondo l’ultima rilevazione, è di 141 milioni di euro e incide per il 7,3 per cento del totale. Si tratta della cifra più bassa del- la regione. Il reddito medio annuale di ciascuno però è di 14.970 euro (terzo in Piemonte); l’Ipef Imposta sul Reddito delle Persone Fisiche, versata pro capi- te dagli stranieri è di 3.070 euro (sempre al terzo posto a livello regionale). In media sia i redditi che l’Irpef dei contribuenti stranieri risulta essere inferiore rispetto a quella media degli italiani, ma il vantaggio per le casse dello stato resta positivo. Un ulteriore approfondimento permette infatti di mettere a confronto la stima delle entrate e delle uscite legate alla presenza straniera, intendendo come entrate il pagamento delle tasse nelle tante loro forme e come uscite i servizi alla popolazione. La bilancia pende a favore delle entrate per 1,4 miliardi di euro all’anno.

LAVORI COMPLEMENTARI
Uno dei problemi dell’economia attua- le è legato alla mancanza di manodopera: tra gli italiani, il 37,5 per cento svolge attività qualificate e tecniche, contro il 7,8 per cento degli stranieri. Al contrario, i lavoratori non qualificati sono l’8,5 per cento tra gli italiani e il 31,7 tra gli stranieri.
Nonostante la concentrazione in fasce medio-basse, i lavoratori immigrati pro- ducono 144 miliardi di Valore Aggiunto, dando un contributo al Pil pari al 9 per cento. L’incidenza sul Pil aumenta sensibilmente in Agricoltura (17,9 per cento), Ristorazione (16,9) ed Edilizia (16,3). Attenzione però: a livello Paese l’imprenditoria immigrata è in continua espansione. In dieci anni (2011-21), gli immigrati sono cresciuti (+31,6 per cento) mentre gli italiani sono diminuiti (-8,6).

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