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Il 17esimo raduno degli emigrati della Valle Elvo, ospitato domenica 11 agosto dal santuario di Graglia, ha riportato alla luce storie di vita che accomunano molti nostri antenati: sono racconti di viaggi e nuove sfide alla ricerca di fortuna, accumunati dal legame indissolubile con la terra di origine. Bruno Dalmais ha 58 anni ed è uno dei 40 francesi che sono arrivati in bus sabato a Graglia. Suo padre Marcel era di Lione, città natale anche della madre France, figlia di Remo Favario, originario di Netro. «Mio nonno si trasferì da Netro alla Bretagna nel 1930» racconta l'uomo, «dove lavorò prima come muratore, poi come costruttore edile. Lì sposò una donna del posto, un matrimonio dal quale nacque mia madre. La sua nuova casa divenne la Bretagna, ma non dimenticò mai i parenti, ai quali andava a fare visita ogni volta che poteva. Ho conosciuto l'Italia e Netro durante l'infanzia, proprio grazie ai racconti di nonno Remo. A 20 anni feci il mio primo viaggio nel vostro paese, ma non parlavo l'italiano, così aspettai fino al 2005 per visitare il biellese, dove ho ritrovato zii e cugini. È stato un incontro emozionante, anche grazie alla bellissima accoglienza ricevuta. A quel primo viaggio ne sono seguiti molti altri, tanto da far nascere un'amicizia con un gruppo di persone di Netro e Donato, con le quali condivido la passione per la montagna e le escursioni in bicicletta. Ogni volta che torno qui una gita sui monti è d'obbligo e, anche se sono nato e cresciuto in Francia, il mio cuore è italiano». La storia di Franca Ferrero invece risale al periodo della seconda guerra mondiale: «Sono nata a Torino nel 1934 e, quando avevo quattro mesi, mio padre morì» racconta la donna. «Mia madre Rosetta Bertinaria era originaria di Netro, paese dove conobbe mio padre, che proprio lì era in servizio nei Carabinieri. Quando rimase vedova decise di trasferirsi in Francia, ad Annemasse, dove vivevano i suoi genitori e i sei fratelli. Da lì ci trasferimmo prima ad Albertville, poi a Grenoble, dove frequentai la scuola materna». L'inizio del secondo conflitto mondiale segnò indissolubilmente la vita di Franca: «I nonni decisero di tornare a Netro, ma mia madre temporeggiò, perché nel frattempo aveva trovato lavoro. Così partii senza di lei, pensando che presto mi avrebbe raggiunta, ma non la rividi per sei anni, a causa della chiusura delle frontiere. Nel frattempo si era risposta con un netrese, Savino Martinetto, che conobbi nel 1946 quando tornai in Francia. Il mio cuore però era italiano e, seppur giovanissima, sapevo che presto sarei tornata nel mio paese. Così decisi di andare a scuola con l'obiettivo di diventare una sarta e, appena maggiorenne, tornai in Italia per lavorare. Un anno dopo conobbi mio marito Amleto Perino e tra nacque un grande amore. Ci siamo sposati nel 1955, abbiamo avuto tre figli che oggi vivono a Roma, Milano e sulle sponde del lago maggiore e siamo rimasti a vivere a Netro. La Francia è rimasta solo un ricordo, che riaffiorava alla mente ogni volta che tornavo oltralpe per andare a trovare mia madre e le mie cugine Alina e Liliana. Stavolta è toccato a loro venire qui a trovare me e, come sempre, è stata una grande emozione rivederle». Grazie all'ecomuseo Valle Elvo e Serra il raduno degli emigrati della Valle Elvo continua a essere un modo per non perdere una parte importante della storia del territorio: «Organizzare la manifestazione non è mai semplice» ricorda Enzo Clerico, «ma continuiamo a farlo proprio per portare avanti una tradizione che altrimenti di perderebbe». Sono state una quarantina le persone arrivate a Graglia della Francia, la metà dei quali emigrati o figli di emigrati della Valle Elvo. Quasi un centinaio invece quelle che hanno partecipato al pranzo nel ristorante del Santuario, dopo aver visitato la mostra dell'emigrazione Oltralpe.
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