Le note di Richard Strauss e il filato biellese s’intrecciano al teatro alla Scala, dalla scorsa settimana fino a fine mese, in sette recite. L’opera capolavoro Salomè, andata in scena esclusivamente per la ripresa televisiva nel 2020 con la visionaria regia di Damiano Michieletto, finalmente ha incontrato il pubblico in sala dopo essere rimasta per due anni “sospesa” a causa della pandemia. Lunghi applausi e perfino ovazioni degli spettatori hanno accompagnato lo spettacolo, per un successo che è stato confermato anche dalla critica e dalle riviste di settore.
E se la Scala rappresenta l’essenza creativa e il saper fare italiano, peculiarità che le vengono riconosciute in tutto il mondo, anche il made in Biella ha avuto il suo tributo speciale. Il fortunato allestimento vede protagonista anche la filatura Di.Vè con 300 chili di “nastro” rosso che è andato a comporre un abito scultura di grande effetto, progettato a 4 mani dallo scenografo Paolo Fantin e dalla costumista Carla Teti.
Al termine della celebre Danza dei 7 veli, è stato emozionante il momento in cui Vida Miknevičiūtė, soprano lituano dal grande carisma vocale e interpretativo, si libera della tunica bianca insanguinata: da essa si dipanano vaporose matasse di lana, metri e metri di filato, che salendo verso il cielo, si allargano a cono sul palcoscenico.
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