Tempio Crematorio, i legali delle vittime: «Si apriranno nuovi fronti della battaglia giudiziaria»

Vanno avanti le battaglie legali sullo scandalo del Tempio Crematorio di Biella. Arriva, infatti, in una nota dei legali delle famiglie delle vittime il disappunto dopo che «il Gip di Biella ha accolto la richiesta di archiviazione formulata dal Pubblico Ministero per tutti i procedimenti penali conseguenti alle oltre 500 denunce/querele presentate per conto dei familiari delle persone cremate presso il Tempio Crematorio del Comune di Biella nel periodo in cui i numeri delle cremazioni eseguite, le confessioni di chi è stato già condannato nel procedimento e le evidenze scientifiche prodotte dai nostri consulenti, portano ad una conclusione ben diversa. Quella nota a tutti ma asseritamente non dimostrabile, se non nel cuore delle famiglie coinvolte, e raccontata più credibilmente nei servizi de “Le Iene” che nelle indagini svolte dalla Procura. Secondo la magistratura penale il fatto è vero ma non c’è la “prova provata” che le cremazioni multiple ed in serie siano avvenute in danno proprio di chi ha presentato querela. La pretesa indimostrabilità dell’identità delle vittime è solo una suggestione, perché al contrario vi sono in atti elementi già ora più che sufficienti per individuare nominativamente le persone cremate senza alcun rispetto delle regole. Pretendere poi la “prova provata” già nella fase delle indagini significa capovolgere il ragionamento giuridico e negare un principio sacrosanto, ossia quello secondo cui la prova si forma in dibattimento. Anche il metodo di selezione ed esclusione delle persone offese per cui celebrare o meno il processo, adottato dal Pubblico ministero e avallato dal Gip - basato sulla sola individuazione delle bare oggetto delle videoriprese - risulta discutibile e non rispondente alle regole di logica giuridica che trovano quotidiana applicazione nei processi laddove non è necessario trovare l’omicida davanti al cadavere con in mano il coltello per celebrare un processo. Leggere poi che cremare due bare contemporaneamente non costituisca crimine è aberrante e perfino pericoloso per la deriva che ne può conseguire. Gravissimo, infine, leggere che i consulenti delle parti offese, il Dott. Gen. Luciano Garofano e il Prof. Marzio Capra, grandi esperti in materia di genetica forense a livello internazionale e che hanno risolto gialli nazionali che parevano irrisolvibili, abbiano aderito in gran parte alle tesi del consulente del Pubblico Ministero: così non è perché molte conclusioni della Dott.ssa Cristina Cattaneo sono state contestate con tesi esplicate con dovizia di particolari, tanto da risultare diametralmente opposte. Sebbene possa essere comprensibile l’esigenza di abbattere il carico penale non possiamo accettare che ancora una volta le parti offese siano spinte a rivolgere le loro richieste in sede civile, affermando che in quella sede avranno maggiori e più agevoli possibilità di conferma, perché ciò significa dimenticare che le vere e principali aspettative delle vittime non sono nel risarcimento del danno, ma nell’affermazione delle responsabilità penali e della verità, su condotte così aberranti ed in danno di così tante persone. Abbiamo già ricevuto conferme in sede civile, ma questo non basta ai nostri assistiti, e per tale motivo, se la giustizia penale si è dimostrata tanto miope da non poter valutare la gravità dei fatti oltre i pochi soggetti incolpati ed il limitatissimo periodo di tempo attestato incontrovertibilmente dalle videoriprese dei Carabinieri, confidiamo che la giustizia civile saprà invece individuare in modo più esteso e attento chi si è reso responsabile di questi fatti, e chi aveva precisi obblighi di controllo sul funzionamento di un servizio pubblico tanto sensibile come le cremazioni, e condannare severamente gli uni e gli altri, economicamente e moralmente.
Si apriranno nuovi fronti della battaglia giudiziaria sullo scandalo del Tempio Crematorio di Biella, ma l’obiettivo nostro e delle tante famiglie che pretendono di sapere la verità è sempre lo stesso».

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