Tempio crematorio, So.Cre.Bi. chiede al Comune un risarcimento milionario

La società facente capo ai fratelli Ravetti, condannati insieme al padre per lo scandalo delle cremazioni multiple, vuole anche i danni d’immagine

A Babbo Natale, a dicembre, arrivano le letterine con le richieste dei doni da parte dei bambini che dichiarano di essere stati bravi e promettono di esserlo ancor di più nell’avvenire. In comune a Biella, invece, pochi giorni prima delle festività di fine anno, è arrivata una lettera ben poco piacevole che ha fato strabuzzare gli occhi al sindaco Claudio Corradino e al suo assessore ai lavori pubblici Davide Zappalà.

LA RICHIESTA SI AGGIRA TRA I 5 E 10 MILIONI

Il mittente della lettera con richiesta di risarcimento milionario - la cifra, da fonti interne al Comune, si aggira tra i 5 e 10 milioni di euro -, è lo studio di avvocati torinese Benessia. La richiesta è in nome e per conto di So.Cre.Bi., la società che ha costruito il Tempio crematorio in project finance e lo ha gestito fino a che, nell’ottobre del 2018, non è scoppiato lo scandalo delle cremazioni multiple. Società che all’epoca dello scandalo era amministrata dai fratelli Ravetti come rappresentati della famiglia che deteneva la maggioranza delle quote. La società, dopo un primo cambio dei vertici societari e la nomina ad amministratori di altri membri della famiglia, è poi passata ad un trust.

LA CONFERMA ARRIVA DAL COMUNE

“il Biellese”, venuto a sapere della notizia, dopo le condanne penali degli allora amministratori, tutte passate in giudicato, ha voluto avere conferma diretta dal primo cittadino e dal suo assessore. «La cifra esatta richiestaci non possiamo fornirla ma confermiamo che si tratta di una richiesta milionaria» dichiara il sindaco.

UNA CITAZIONE IN GIUDIZIO

«L’atto che ci è arrivato è una citazione in giudizio di fronte al Tribunale Civile di Biella. La So.Cre.Bi. chiede in prima istanza la restituzione dell’impianto e un risarcimento di circa 100mila euro per il fermo e la ripresa dell’attività. In seconda istanza il risarcimento milionario. In ogni caso la condanna del Comune a pagare il danno di immagine» spiega Corradino. «Inutile dire che questa citazione non ci fa piacere, ma non ci ha neppure così sorpreso. Diciamo che potevamo anche aspettarcela» dichiara Davide Zappalà. L’assessore la prende anche con ironia: «Da quando mi occupo del Tempio crematorio ho aumentato il massimale della mia assicurazione». Tornando immediatamente serio l’amministratore spiega come, subito letto l’atto di citazione, sia stato informato l’avvocato Giorgio Lezzi, l’amministrativista dello studio Osborne Clark di Milano a cui si è affidato il Comune.

CONTESTATA LA RISOLUZIONE DELLA CONVENZIONE

«Ci contestano la legittima risoluzione del contratto di gestione del Tempio. Noi però abbiamo agito in forza di legge e ci siamo sempre mossi dietro parere legale». Anche il sindaco conferma: «Rigettiamo tutte le richieste. La risoluzione del contratto è stata legittimamente presa dal Comune».

RICHIESTA DEI DANNI DI IMMAGINE

Paradossale appare la richiesta dei danni di immagine: «Nell’atto di citazione addossano al Comune, all’amministrazione, il fatto che il caso sia assurto a notorietà nazionale. Dicono che nessuna contestazione fatta costituisce un grave inadempimento del contratto e che nessuna fattispecie contestata giustificherebbe la risoluzione unilaterale. Dicono che il Comune avrebbe dovuto lasciare più tempo alla società, che nel frattempo aveva cambiato gli amministratori per aggiustare le cose». Il sindaco confida nel Tribunale civile di Biella, ma si dice pronto a difendere l’operato dell’amministrazione in ogni sede.

«A SO.CRE.BI. ABBIAMO RICONOSCIUTO IL DOVUTO»

«A So.Cre.Bi. doveva essere riconosciuto il lucro cessante e il valore industriale residuo. E quello è stato fatto tenendone conto all’interno della gara d’appalto vinta dal raggruppamento temporaneo di imprese formato da Altair Funeral di Bologna (mandataria) ed Ecofly Srl di Borno (Brescia), che hanno costituito la Tempio Crematorio Biella srl. Il tutto è stato quantificato in un milione e 400mila euro da cui vanno sottratti 100mila euro dei danni di immagine che ha patito il Comune» dichiara ancora Corradino.

«LA RESPONSABILITÀ È DELLA SOCIETÀ»

L’assessore Davide Zappalà entra nello specifico senza cadere in un eccessivo tecnicismo: «A differenza del procedimenti penali dove la responsabilità è soggettiva, in quelli civili la responsabilità è in capo alla società. La società si identifica con il proprio rappresentante legale. I requisiti di moralità richiesti ai tempi della partecipazione alla gara devono essere mantenuti continuamente e ininterrottamente anche dopo l’aggiudicazione del contratto a garanzia della permanenza della serietà. È un’esigenza logica ancor prima che giuridica. La perdita del requisito della moralità da parte della società si pone in violazione al principio di continuità e conduce alla risoluzione unilaterale del contratto per sopravvenuta impossibilità legale di intrattenere un rapporto negoziale con il contraente diventato privo della capacità di contrarre con la pubblica amministrazione. In particolar modo è venuto a mancare il requisito di ordine generale previsto dal Codice dei contratti. La norma infatti specifica che sono esclusi dalla partecipazione alle procedure di affidamento delle concessioni e non possono stipulare i relativi contratti i soggetti che secondo motivata valutazione della stazione appaltante hanno commesso grave negligenza o malafede nell’esecuzione delle prestazioni affidate, accertato con qualsiasi mezzo di prova. Secondo il pronunciamento del Consiglio di Stato del 22 ottobre 2019 è inoltre sufficiente che l’amministrazione valuti in maniera motivata la negligenza o la malafede del concorrente che ha comportato il venir meno della fiducia nell’impresa. E quindi ne consegue che le operazioni di self cleaning, tipo il cambio degli amministratori fatto da So.Cre.Bi., valgono solo per i nuovi contratti che la società stipula, non per quelli precedenti. È del tutto evidente, quindi, che il cambio dell’organo di amministrazione, datato gennaio 2019, non può sanare fatti avvenuti precedentemente».

«INUTILE TENTARE DI FAR VEDERE UNA CESURA CON LA PRECEDENTE GESTIONE»

Rimarca il sindaco Corradino: «È inutile il tentativo di So.Cre.Bi. di far risultare una cesura con la precedente gestione. La responsabilità è della società». Il sindaco ricorda poi come, nella valutazione complessiva della vicenda assume rilevanza essenziale il contenuto della sentenza penale di condanna del 6 ottobre 2020, di condanna degli amministratori di So.Cre.Bi., con cui è stata confermata la perdita da parte della stessa società del prescritto requisito di moralità professionale richiesto dalla normativa di settore ai fini dello svolgimento dei contratti pubblici.

«LA RICHIESTA HA DELL’INCREDIBILE»

Conclude Corradino: «La domanda della So.Cre.Bi., società concessionaria, di richiedere danni alla luce delle ammissioni di colpevolezza degli amministratori e dei gravi e reiterati inadempimenti del contratto, ha dell’incredibile. Più ancora ha dell’incredibile che chiedano il danno di immagine». 

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