Un drappo rosso in piazza Duomo per le donne uccise

Più di seicento persone al corteo per la giornata contro la violenza: ricordati i nomi delle 690 vittime di femminicidio

Ha occupato due dei quattro lati di piazza Duomo l’enorme drappo rosso con decine di nomi: sono quelli delle vittime di femminicidio, 690 negli ultimi cinque anni. Ha accolto la fine del corteo, con circa seicento persone, che nel pomeriggio di sabato 22 novembre ha caratterizzato la giornata internazionale per l’eliminazione della violenza sulle donne. Le organizzatrici della manifestazione hanno ricopiato quei nomi due volte, una sul telo che nella mattinata di domenica sarà posato sul Poggio Frassati, perché sia visibile anche dalla pianura, e l’altra sulle fasce consegnate a chi ha partecipato al corteo. Erano 690, appunto, più qualcuna senza nome. Dal furgoncino che ha fatto da palco Cristiana Gardiman del collettivo Le parole fucsia ha invitato tutte e tutti a prenderne una e a lasciarla in un luogo simbolico del luogo in cui si vive, «perché siano memoria e monito, presenza e assenza allo stesso tempo» è stato detto alla fine del corteo, chiusosi proprio in piazza Duomo.

Tra musica, slogan e fumogeni, la marcia ha attraversato il centro, creando piccoli disagi al traffico e bloccando per qualche minuto anche i bus di linea. Gli interventi durante il corteo hanno parlato di Italia e del mondo «perché ogni guerra» ha ricordato Gardiman «è figlia del patriarcato». L’allarme comincia dai giovanissimi, come ha ricordato Benedetta Bazzani dell’associazione Underground: «Ce ne accorgiamo nei nostri incontri nelle scuole». E nel mondo è un dovere stare accanto alle donne che lottano per i loro diritti e vengono minacciate «in Nigeria o in Afghanistan, come è successo nella vicina ex Jugoslavia, e gli stupri di guerra sono crimini considerati meno importanti, perché colpiscono le donne». Erika Vallera, la consigliera di parità della Provincia, ha invece ricordato un anniversario doloroso di un femminicidio avvenuto nel Biellese: «Sono passati vent’anni da quel 22 novembre 2005 quando è stata uccisa Deborah Rizzato. Oggi ricordiamo lei, tutte le donne assassinate e le famiglie che portano un vuoto che non si riempie e quelle che nel mondo subiscono e non possono parlare».

La giornata di sabato prosegue alle 22 allo spazio Hydro con festa e musica, con Gaia Morelli, il dj set di Nina Blisset e la performance di Loba Ganì (ingresso a 10 euro ridotti a 8 per chi ha la tessera Arci) e domenica 23: dopo la posa del drappo al Poggio Frassati, con partenza alle 9 dal Tracciolino in zona ripetitori, alle 15 sempre allo spazio Hydro di via Cernaia ci sarà la conferenza-dibattito con le autrici femministe Giulia Siviero e Angela Balzano, intervallate dalla musica di Marella Motta.

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