Un'estate, cinque vette. Max Coda: «Cervino, il mio sogno, ora più vicino che mai»

Max Coda, dieci anni fa, allenandosi per salire la Gran Becca cadde e perse una gamba. A settembre, con altre cime nel palmares, la sfida«Cresta Ovest sul ghiacciaio della Marmolada... difficile pensare che a giugno inoltrato si possa fare una via invernale di misto in quota. Eppure la tanta neve ci ha impegnati per tutto il percorso e non ci ha lasciato molto margine per foto. La sveglia suona presto: alle 4.30, colazione e si parte contornati da colori e panorama unici. Giro ad anello su per la cresta Ovest fino a reperire la traccia di ritorno sulla normale del ghiacciaio, ricordi che rimarranno indelebili in me. La fatica è stata molta ma passa, la soddisfazione rimane per sempre» così Massimo Coda, alpinista biellese tornato ad arrampicare dopo l’amputazione della gamba destra a seguito di un incidente nel 2009, racconta la sua salita a Punta Penia, 3343 metri, della Marmolada. «In realtà la cima l’abbiamo mancata di un soffio perché le condizioni non lo permettevano ma è come esserci stati» aggiunge. In questi giorni Massimo, Max per gli amici, è carico di Adrenalina. Nel primo pomeriggio di ieri è arrivato a Biella da Lucca Andrea Lanfri, atleta paralimpico della nazionale di atletica. Lui, colpito nel 2015 dalla meningite, le gambe le ha perse entrambe. Insieme saliranno in Valsavarenche perché nel week-end li attende la vetta del Gran Paradiso, magnifico 4000, l’unico interamente italiano. «Con Andrea, insieme due uomini e una gamba, avevamo come obiettivo per il gennaio 2021 quello di realizzare una spedizione in Africa per salire il Mount Kenia ed il Kilimanjaro. L’emergenza Covid ci ha fatto rivedere i piani. Il progetto, che abbiamo chiamato K2K, non è accantonato ma solo rinviato di un anno, al gennaio 2022» dice Max. Come impiegare l’estate 2020 per restare in forma? Semplice, continuare ad arrampicare e darsi nuovi obiettivi. Ecco che nasce così l’idea dei “#fivepeaks”. «Ci siamo detti perché non selezionare cinque delle più belle vette alpine e tentare di scalarle? Detto e fatto... Siamo subito partiti con la Marmolada. Ora abbiamo il Gran Paradiso, poi il Monviso, ad agosto il Monte Bianco e a settembre la conclusione con il Cervino». Il Cervino, chiamato anche la Gran Becca e definito nelle guide dei grand tour, in piena epoca romantica, lo “scoglio più nobile d’Europa”, per l’alpinista biellese ha un significato davvero particolare. «Quando nel 2009 ho avuto l’incidente stavo allenandomi in vista della scalata al Cervino. Quella montagna ha un fascino enigmatico, è il sogno di tutti gli alpinisti. Non si può non ammirare la sua forma di piramide perfetta. Quel sogno era diventato mio e ora lo sento così vicino alla sua realizzazione. Sono davvero molto emozionato». Max non si nasconde le difficoltà. «Con le misure anti Covid la frequentazione della montagna è più difficile, in particolare trovare posto nei rifugi che hanno dovuto ridurre la capacità e quindi prendono prenotazioni più contingentate. Io e Andrea siamo un po’ più lenti nel salire ma questo non ci scoraggia». Prima di affrontare la salita che dalla Capanna Carrel, rifugio che porta il nome della celebre guida del Cervino Jean-Antoine Carrel, Max ed il suo socio Andrea avranno tante altre difficoltà da superare: «Il Monviso non è certo una montagna semplice, così come il Bianco che richiede un grande allenamento». Allenamento che i due amici hanno iniziato a svolgere nelle passate settimane sulle montagne di casa di Max. «Abbiamo fatto la cresta dei Carisey al monte Mars. Un allenamento propedeutico con prove tecniche della protesi da cui è emerso che c’è ancora qualcosa migliorare. Quella giornata è stata lunga ma straordinaria si godeva un panorama unico da lassù. Mi mancava proprio “trotterellare” sulle nostre montagne che sono davvero meravigliose». A Max e ad Andrea un imbocca al lupo per realizzare i loro propositi.Il progetto, che vede l’alpinista bellese protagonista con l’amico atleta Andrea Lanfri, paralimpico della nazionale di atletica, prevede la scalata di cinque tra le più belle montagne delle Alpi

A sinistra Max Coda, a destra Andrea Lanfri. Sullo sfondo i ghiacciai della Marmolada.«A gennaio sarei dovuto partire per una spedizione in Africa. Il Covid la farà rinviare al 2022 e allora è nata l’idea delle #fivepeaks alpine»

Max Coda si allena sulla cresta dei Carisey in Valle Elvo.Orizzonte 2022 Obiettivo Mount Kenia e Kilimanjaro Due uomini, una gamba, per superare un dislivello di 11 mila metri

«In fin dei conti non è cambiato niente», così scrive il compagno di scalate del biellese Max Coda pubblicando questa fotografia sul suo profilo Facebook in cui lo si vede in attività prima che la meningite lo colpisse. Con questo spirito, esempio di resilienza, Andrea e Max si stanno preparando per una entusiasmante spedizione in Kenia.«Ritrovare la montagna, il piacere della fatica, il trovarsi in cima a una vetta e ammirare il panorama che da lì si gode, è quanto di più bello mi potesse succedere e voglio testimoniarlo a chi si trova a vivere quello che ho vissuto io. Bisogna reagire, trovare le energie in se stessi e si può ritrovare il sorriso». Massimo (Max) Coda è un uomo che sorride alla vita e ora, con l’amico toscano Andrea Lanfri ha un sogno che si chiama K2K. Pochi mesi fa lo avevamo incontrato e ci aveva raccontato che nel gennaio del 2021 aveva in previsione, con Andrea, di scalare il Mount Kenia e il Kilimanjaro: due uomini per le due montagne più alte del continente africano — 5199 metri il mount Kenia e 5895 il Kilimanjaro — e una gamba sola. Già perché Max, dopo un incidente durante un’arrampicata nel 2009 ha perso una gamba, e l’amico Andrea, atleta paralimpico, colpito nel 2015 da meningite, le ha perse entrambe. K2K significa 11094 metri da scalare con tre protesi e un piede. Max ci aveva detto: «Se vuoi puoi. Questo è il messaggio che vorremmo dare con il nostro progetto. Ci rivolgiamo a tutti quelli come noi che hanno trovato un “intoppo” nella loro vita: si può sempre andare avanti, si può sempre avere dei sogni. Il limite peggiore è quello mentale ma lo si può superare e vincere». Max e Andrea sono davvero degli esempi di quello che la volontà può. Ora, sulla strada verso il Kenia, ci si è messa l’emergenza Covid. «Non ci lasciamo scoraggiare. Il Mount Kenia ed il Kilimanjaro sono sempre lì. Sarà per il 2022 e arriveremo all’appuntamento ancora più in forma» dice oggi Max. Il progetto K2K sarà seguito con collegamenti in diretta che seguiranno passo dopo paso i due alpinisti. La spedizione sarà inoltre raccontata in un documentario. Per restare aggiornati sull’attività della coppia di amici alpinisti si possono seguire i loro profili social, Facebook e Instagram, in particolare l’hashtag #unagambaindue.L’INIZIATIVAA SETTEMBRE LE TUOR DU VAL D’AOSTE FOR AMPUTEES, SUI SENTIERI DEI GIGANTIL’alpinista biellese Max Coda e il compagno di scalate, il toscano Andrea Lanfri, che insieme costituiscono il team #unagambaindue, saranno protagonisti della nuova iniziativa che prenderà il via a settembre “Le tour du val d’Aoste for amputees”. Il progetto nasce dalla collaborazione tra il Team3Gambe, Gamba in spalla, e un gruppo di amici appassionati di montagna. Un gruppo di 10 trekkers amputati con i loro accompagnatori percorrerà l’Alta via numero 1 e l’Alta via numero 2. La partenza è fissata per il 12 settembre a Courmayeur. Lo scopo dell’iniziativa è trasmettere il messaggio che la disabilità aumenta con il pregiudizio. La disabilità non è solo un concetto fisico, ma un ideologia ben radicata che vede il disabile come persona emarginata e dalle poche possibilità fisiche. Lo scopo del gruppo è abbattere la montagna psicologica della disabilità affrontando montagne vere.

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