Uno studio dell'Asl Bi sull'utilizzo della cannabis a scopo terapeutico nella fibromialgia pubblicato sul Journal of Cannabis Research






































Lo studio biellese analizza l'efficacia della Cannabis terapeutica su dolore, disabilità, ansia e depressione



















e gli effetti collaterali in una popolazione di pazienti selezionati, affetti da sindrome fibromialgica, resistenti alle terapie tradizionali e seguiti presso l'ambulatorio di Terapia del dolore dell'Asl Bi



Lo studio, approvato dal comitato etico di quadrante, è stato condotto dalla dottoressa Manuela Mazza, Dirigente Medico Referente della Terapia Antalgica, Servizio ambulatoriale afferente alla Anestesia e Rianimazione, e analizza l'efficacia della Cannabis terapeutica su dolore, disabilità, ansia e depressione e gli effetti collaterali in una popolazione di pazienti resistenti alle terapie tradizionali seguiti presso l'ambulatorio di Terapia del dolore.
Journal of Cannabis Research è una rivista internazionale open access con peer-reviewing che si occupa di pubblicazioni inerenti la Cannabis terapeutica. La rivista è una pubblicazione ufficiale dell'Institute of Cannabis Research presso la Colorado State University-Pueblo.
​​Da febbraio 2016, in Regione Piemonte, è possibile utilizzare la cannabis terapeutica a carico del Ssn in alcune patologie tra le quali il dolore cronico non responsivo alla terapia farmacologica convenzionale, come nel caso di alcuni pazienti affetti da fibromialgia.
La fibromialgia è una malattia caratterizzata da dolore diffuso muscoloscheletrico, stanchezza, disturbo del sonno e altri sintomi somatici tra i quali deflessione dell'umore. L'eziologia è ancora ignota e si è evidenziata una predisposizione genetica. L'incidenza è intorno al 3% e colpisce prevalentemente le donne tra i 40 e 60 anni. Le terapie convenzionali a base di antidepressivi, antiepilettici, miorilassanti e oppioidi deboli non sono sempre efficaci nell'alleviare i sintomi di queste pazienti.
Lo studio "Medical cannabis for the treatment of fibromyalgia sindrome: a retrospective, open-label case series" pubblicato sul Journal of Cannabis Research a febbraio 2021, è uno studio retrospettivo e aveva l'obiettivo di verificare l'efficacia della cannabis terapeutica sul dolore, sulla disabilità, su ansia e depressione e sulla gravità dei sintomi in una popolazione di 38 pazienti con sindrome fibromialgica resistente ai trattamenti convenzionali trattati presso l'ambulatorio di terapia antalgica dell'Asl Bi da Giugno 2016 a Ottobre 2018. I parametri di studio sono stati valutati a 1, 3 e 12 mesi. Il 51,4% dei pazienti trattati ha avuto beneficio con il trattamento con cannabis terapeutica senza effetti collaterali importanti in termini di dolore, disabilità e severità dei sintomi da fibromialgia (p < 0,01).  Gli effetti collaterali più comuni sono stati la confusione mentale (37%), vertigini (14%), nausea/vomito (14%) e agitazione (14%) che si sono risolti nei pazienti che hanno continuato ad assumere la terapia per almeno 3 mesi.
Questo studio è incoraggiante, anche perché si tratta di pazienti senza alternative terapeutiche e sicuramente di stimolo a lavorare ulteriormente nella ricerca per fornire dati sempre più solidi ad una terapia che attualmente soffre di carenza di studi scientifici. L'accesso alla terapia con cannabis terapeutica è stato possibile anche grazie alla disponibilità dell'Asl Bi che ha favorito la formazione  dei medici della terapia antalgica e dei farmacisti della farmacia ospedaliera ed è stata disponibile nel mettere a disposizione le risorse sia economiche che umane per questo percorso terapeutico.
E' importante tener presente che accede alla terapia con cannabis solo un numero selezionato di pazienti, che non rispondono alle terapie in uso. La cannabis per uso terapeutico è infatti un'opzione finale, a disposizione del medico specialista di Terapia del dolore. Linee guida e disposizioni nazionali e regionali ne regolamentano la somministrazione, che comunque comporta possibili effetti collaterali. Come emerso dal presente studio, metà di questi pazienti selezionati risponde positivamente al trattamento.


















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