«Non l’ho investito». E il Gip lo libera

Aveva travolto con l’auto il padre della fidanzata e venerdì era stato arrestato

Carmine Manzo, 26 anni, da ieri è tornato libero. Era stato arrestato venerdì e portato in carcere con l’accusa pesantissima di tentato omicidio perché avrebbe investito il padre della sua ragazza, colpevole, a suo dire, di ostacolare la loro relazione. All’accusa di tentato omicidio la Procura aveva aggiunto quella di omissione di soccorso in quanto, dopo l’investimento Manzo si era allontanato senza preoccuparsi dell’uomo.

Difeso dall’avvocato Francesco Alosi, Manzo, che non ha precedenti penali ma qualche pendenza sì, ha deciso di rispondere a tutte le domande a cui è stato sottoposto ieri mattina dal giudice per le indagini preliminari Adriano Bollani e dal sostituto procuratore Dario Bernardeschi.

In sede di interrogatorio di garanzia Carmine Manzo ha raccontato la sua verità. Che non avrebbe voluto prendere sotto il papà della sua fidanzata, Rocco Marotta. Era vero c’era stata una discussione poi lui con la fidanzata erano saliti in auto per andarsene e porre fine a quelle parole. A quel punto, nella ricostruzione di Manzo, Marotta gli si sarebbe buttato improvvisamente sul cofano dannengiandogli pesantemente l’auto.

A quel punto, sotto choc Manzo avrebbe riportato a casa la fidanzata e si sarebbe costituito in questura.

Una ricostruzione dei fatti che evidentemente deve essere stata riconosciuta plausibile dal giudice tanto che non ha convalidato l’arresto. Il giudice ha inoltre riqualificato il reato in lesioni aggravate, reato per il quale non è prevista la misura cautelare in carcere.

Per Manzo si sono così subito aperte le porte di via Dei Tigli da cui è uscito. Il Gip ha disposto, come unica misura cautelare il divieto di avvicinamento alla persona offesa e ai suoi familiari.

«Dura lex sed lex», il comento dell’avvocato Stefania Ascoli, che difende la famiglia Marotta, alla decisione del Gip. «Credo non abbia tenuto conto della pregressa situazione, delle continue minacce a cui da mesi i miei assistiti erano costretti a subire. Il fascicolo dovrà essere integrato con questi episodi, tutti denunciati alle forze dell’ordine senza però mai ottenere alcuna misura». Il più grave è l’episodio che sarebbe avvenuto il 3 agosto.

Quel giorno Manzo si sarebbe presentato a casa dei genitori della fidanzata, dove lei si trovava, armato di una motosega. Voleva che la ragazza andasse con lui nonostante i genitori si opponessero a quella relazione. Manzo avrebbe acceso la motosega avvicinandosi pericolasamente a loro. La figlia, svenuta dalla paura, portata in ospedale, alle sue dimissioni non avrebbe fatto ritorno a casa per stare invece col fidanzato. Ma anche Manzo lamenterebbe di aver vissuto mesi difficili e che anche lui sarebbe stato vittima, a sua volta, di minacce da parte di quel genitore secondo cui quella relazione, per dirla con il Manzoni “non sapeva da fare”.

L’investimento che ha portato all’arresto di Manzo è avvenuto venerdì nel parcheggio dell’ospedale di Biella dove il giovane aveva accompagnato la fidanzata per sottoporla ad accertamenti circa una possibile gravidanza. All’uscita dall’ospedale sarebbero stati raggiunti dal padre di lei e sarebbe nata l’ennesima violenta lite terminata con l’investimento.

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