Omicidio Falcetto. L’accusa chiede 16 anni di carcere

Sedici anni di carcere: questa è la richiesta di condanna che la Procura di Milano ha fatto nei confronti di Benedetto Bifronte, il 62enne che lo scorso 13 dicembre ha causato la morte di Giorgio Falcetto, il 76enne chirurgo biellese, colpendolo alla testa con una accetta all’uscita del pronto soccorso del Policlinico San Donato (Milano). La richiesta è arrivata al termine dell’udienza, tenutasi in settimana, del processo che si sta svolgendo a Milano con rito abbreviato. A Bifronte la Procura non riconosce nessuna attenuante. Per la determinazione della richiesta di condanna la pubblica accusa è quindi partita dal massimo edittale di 24 anni che, per la scelta del rito abbreviato, diventano 16. Sempre per l’accusa Bifronte, nel momento in cui ha colpito l’ex primario biellese di Chirurgia era capace di intendere e volere. A valutare la sua capacità era stata la perizia chiesta dal Gip del Tribunale di Milano Chiara Valori, che aveva accolto la richiesta del Pm Giovanni Polizzi. Il perito in- caricato dal Tribunale ha anche va- lutato la pericolosità sociale del soggetto che, dallo scorso dicembre, si trova in carcere sottoposto a custodia propri impulsi di aggressività, come dimostra anche il fatto che girava con un’accetta nel bagagliaio della sua auto. La stessa  vettura che aveva urtato quella del professionista biellese, un incidente da cui era scaturita una lite finita con l’omicidio. Bifronte, cercando di giustificarsi dopo l’arresto aveva dichiarato: «Mi ha rovinato la vita». E aveva imputato al medico cautelare. Stando all’ordinanza del Gip, che aveva convalidato il fermo per omicidio volontario nell’indagine dei carabinieri e disposto il carcere, Bifronte è incapace di controllare di avergli causato problemi di salute due anni prima. Nessun familiare del noto chirurgo, in passato primario di Chirurgia dell’ospedale di Biella, si è costituito parte civile. Nella prossima udienza spetterà alla difesa di Bifronte esporre le proprie conclusioni. In particolare la difesa sarebbe pronta a mettere in discussione la perizia psichiatrica sostenendo che l’uomo, al momento di compiere il gesto, era affetto, quantomeno, da un vizio parziale. La vicenda aveva avuto un grande clamore non solo a Biella, dove molti colleghi rimasero impressionati e colpiti, ma anche livello nazionale. Quello di Falcetto, insieme ad altri casi di aggressioni a medici e infermieri avvenuti negli ultimi anni, come quello della psichiatra Barbara Capovani, uccisa a Pisa da un paziente in passato avuto in cura, non può non interrogare la società sui rischi a cui s no esposti gli operatori della sanità.

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