Addio “Pietri”, fotografo raffinato dal cuore grande

Il ricordo di Marco Veronese: «Carlo mi ha aiutato a realizzare i miei sogni»

“Il Pietri”, così lo chiamavano tutti compresi clienti che avevano lavorato con lui per realizzare cataloghi, pagine pubblicitarie e brochure aziendali. Schivo, minimalista, nella vita e nel vestire, felice di stare dietro alla macchina fotografica o in camera oscura dove sviluppava foto in bianco e nero più per se stesso che per i committenti, Carlo Pietribiasi era un fotografo fin nel profondo dell’anima. Il suo cuore, grande, lo ha tradito. È morto in questi giorni lasciando nel dolore la figlia Camilla e la moglie Francesca, andandosene in punta di piedi come era nel suo stile.

Aveva iniziato la sua lunga carriera negli Anni 50 nello studio Martinero: «Andava a fare i servizi per i matrimoni in sella alla bicicletta, una Bianchi nera, e la Rolleiflex che gli aveva regalato suo papà nella borsa» ricorda chi lo ha conosciuto bene. E la poesia, nei suoi scatti, lo accompagnava sempre che fosse per una coppia di sposi o per un servizio di moda. La Spitfire bordeaux, era forse stato lo sfizio più grande della sua vita; Sordevolo il suo buen retiro; una camicia bianca, uno spolverino, il sorriso arguto e beffardo dietro gli occhiali rotondi facevano di lui, suo malgrado, un vero personaggio, l’artista per eccellenza.

Nel suo archivio scorre la storia delle aziende biellesi negli anni d’oro del tessile. A lui si era affidato Maggia quando aveva lanciato le t-shirt indossate dai campioni del tennis Newcombe e Gerulaitis, poi la Liabel che stagione dopo stagione gli consegnava le collezioni di intimo e di abbigliamento. Nel suo studio si sono messi in posa modelle e modelli delle grandi agenzie milanesi diventati famosi. Con il suo savoir faire educato, Pietribiasi dirigeva il lavoro con poche parole, curando l’architettura dell’immagine, le luci e i particolari in modo quasi ossessivo.

Con le sue immagini aveva vinto premi internazionali, le poche mostre presentate a Biella furono dedicate dapprima al mondo operaio “Giorni di festa” e poi alla donna, soggetto da lui amatissimo. Da Banale (negozio nell’ex cinema Apollo) propose “Le vedove” mentre da Dimensione Luci la raccolta “Bourlesque” nell’accezione più raffinata del tema, giocando con le sfumature del bianco e nero e solo un pizzico di malizia.

Lo ricorda Marco Veronese, artista multidisciplinare e cofondatore di Cracking Art. «Ero forse il solo a chiamarlo Carlo, per tutti era Il Pietri. A 18 anni avevo deciso di diventare un fotografo, quelli con una grande borsa piena di macchine fotografiche e obbiettivi. Era il 1980. Ma i miei sogni da soli non bastavano per fare esperienza, così decisi di aprire l’elenco telefonico di Biella e cercare un professionista che rispecchiasse la mia idea di fotografo. E trovai Carlo Maria Pietribiasi. Mi diede appuntamento nella sua casa/studio in centro e la prima domanda che mi fece fu se fossi capace a stirare, capii subito che avevo molto da imparare. Lavorai come suo assistente per qualche anno prima di intraprendere la mia carriera come freelance. Carlo aveva un occhio straordinario nella ripresa e una capacità di sviluppare e stampare in camera oscura che solo i più blasonati fotografi potevano vantare, ma non è stato compreso e apprezzato abbastanza. Solo i pochi a cui faceva vedere anche le sue fotografie più preziose, quelle scattate per se stesso, per dare forma al suo senso estetico ed emotivo, hanno realmente compreso la sua capacità. Ricordo che un giorno aprì un cassetto e tirò fuori un pacco di immagini in bianco e nero, mi colpì immediatamente la fotografia di un grande albero quasi in controluce sulla cui ombra proiettata sul terreno spiccava una piccola mela chiara caduta dai rami. Semplice ma potente al tempo stesso, in quella inquadratura perfetta era racchiuso il senso e il mistero della vita. Quel frutto era la metafora di ognuno di noi e della nostra esistenza. Lo ricordo con affetto e gratitudine, perché non mi ha soltanto insegnato il mestiere, ma mi ha aiutato a crescere e diventare una persona migliore facendo si che i miei sogni si realizzassero».

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