Gastone Cecconello racconta: «Respiro
con la pittura»
È visitabile fino al 9 giugno la “Madonna d’Oropa” in blu, opera dell’artista vercellese che evoca il suo universo creativo
È ancora visibile, alla Cattedrale di Santo Stefano, l’opera “Madonna d’Oropa” realizzata recentemente da Gastone Cecconello, in mostra fino al 9 giugno nell’ambito di Sia Luce, progetto a cura di Irene Finiguerra per BI-BOx Art Space. Realizzata in tecnica mista, l’opera deriva da un disegno a china risalente a circa 20 anni fa della Madonna di Oropa, la cui immagine si ripete 12 volte formando una composizione che permette all’opera di essere letta su due livelli. Con l’alternarsi di sfumature chiare e scure di blu, colore della spiritualità, ma anche del mistero, del silenzio, della meditazione e della preghiera, si crea, infatti, una sequenza che mette in risalto una croce centrale. In questo modo l’immagine della Madonna con il Bambino si ricongiunge al sacrificio di Cristo, al momento ultimo e alla redenzione: «Quando inizio un lavoro so dove parto ma non dove vado a finire, mi abbandono al mio istinto, alla mia sensibilità, alle mie esperienze, alla cultura con anche qualche citazione» afferma l’artista. «Mi ritengo fortunato perché non ho subìto interferenze dal mondo accademico: il colore, ad esempio, ha chiaramente una sua simbologia ma è innato, non si può imparare, al contrario del disegno. Ogni tanto, poi, mi interfaccio con i soggetti religiosi, dal punto di vista laico, perché la religione fa parte della nostra vita, della nostra comunità. Non sono un fervido credente ma la percezione della devozione che i biellesi hanno per la Madonna di Oropa sicuramente è stata tanta».
Ricercatore solitario e fuori dal coro, sperimentatore insofferente per natura ai massimi sistemi dell’arte, Cecconello racconta una storia di vocazione, che scandisce, domina e dà pienezza alla sua vita fin dalla tenera età, quando l’arte è diventata un vero e proprio strumento di salvezza: «A 5 anni, a Vercelli, sono stato investito da un’auto: commozione celebrale, spalla e costole rotte e l’osso della gamba destra con una frattura così scomposta da rendere necessaria l’amputazione» racconta Cecconello. «Il vice direttore di traumatologia, che aveva un figlio della mia età, eseguì, invece, una serie di esperimenti che mi salvarono la gamba ma mi costrinsero, per problemi legati al rigetto, all’immobilità su un letto d’ospedale per 8 mesi. Mio nonno veniva a trovarmi e, per tenermi occupato, mi portava matite e quaderni: la mia fantasia correva su un pezzo di carta e mi sono creato un mondo parallelo per poter resistere e sopravvivere a quello che mi era successo. La mia natura si è adagiata su questo modo di espressione che mi accompagna da tutta la vita. Io respiro attraverso la pittura ma è una dannazione, se non la pratico mi sento inutile». Cecconello nella sua carriera artistica, caratterizzata da un’inesauribile vena creativa, è stato protagonista di circa 150 mostre persoli e 300 collettive in tutto il mondo: si ricordano infatti personali a Torino, Milano, Bologna, Todi, Biella, Vercelli, Alessandria, Bergamo, Padova, Reggio Emilia, New York, Rotterdam, Amburgo, Düsseldorf, Malindi, Vienna, Parigi. Sue opere si trovano in collezioni pubbliche quali il Museo di Arte moderna, dell’Informazione e della Fotografia, Senigallia (Ancona); Provincial Museum Voor Moderne Kunst, Oostende, Belgio; Museu de Badalona, Barcellona, Spagna; Museu de Arte Moderna, Río de Janeiro, Brasile; Civica Galleria d’Arte Moderna, Gallarate (VA); Musée Municipal, Saint Paul de Vence, Francia; Musée d’Art Moderne, Villeneuve d’Ascq, Francia; Modern Art Oxford, Oxford, Inghilterra; Centro Andaluz de Arte Contemporáneo, Sevilla, Spagna; Los Angeles County Museum of Art, Los Angeles, USA; Museum moderner Kunst Stiftung Ludwig, Wien, Austria; Musée d’art contemporain, Lyon, Francia; The National Art Gallery - Alexandros Soutzos Museum, Athens, Grecia; Museo del Territorio Biellese.
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