Il futuro da ripensare: con Nesi e Cottarelli

Dall’economia alla politica: dialogo tra due apprezzate figure della contemporaneità

Dall’economia alla politica: lo sguardo che venerdì sera, in un affollatissimo auditorium di Città Studi, l’economista Carlo Cottarelli e lo scrittore e imprenditore Edoardo Nesi (vincitore dello Strega e del Premio Biella Letteratura e Industria) hanno tratteggiato è stato ricco di spunti di riflessione a proposito di molti temi di grande attualità.

A cominciare dal tramonto della piccola impresa, di cui è stato testimone diretto Nesi, pratese, fino al 2004 titolare di una piccola azienda tessile: nei suoi libri, come ha spiegato la giornalista Maria Cristina Origlia, di questo parla. Nesi ha ammesso di avere sofferto molto per i cambiamenti intervenuti all’inizio degli anni Duemila, con la delocalizzazione e la conseguente forza acquisita dai Paesi allora emergenti, Cina in prima linea.

La globalizzazione

Sono gli effetti della globalizzazione, tema ampiamente trattato da Cottarelli nei suoi libri, in cui mette in evidenza come la soglia di povertà si sia alzata. «Molti Paesi poveri hanno visto aumentare il reddito pro capite, ma la classe lavoratrice dei Paesi avanzati si è impoverita» e ha ricordato come in Europa l’aumento dell’inflazione abbia di fatto portato a un taglio del 10% dei salari medi.

Degli effetti dell’economia globale Nesi è stato consapevole fin da subito: «Lo avevo detto nel 2004, quando di lì a poco ho visto crollare la mia azienda. La concorrenza sleale dei Paesi emergenti è stata sottovalutata. E non credo sia un caso che il cambiamento climatico sia peggiorato, e questo abbia coinciso con l’egemonia cinese: in oriente si produce di più con meno attenzione all’ambiente».

Istruzione, il fanalino di coda

Quali possono essere le soluzioni? Per Cottarelli il problema è anche politico: «Perché eleggiamo politici di cui ci lamentiamo?» ha chiesto provocatoriamente al pubblico, snocciolando alcuni dati: «L’Italia tra il 1999 e il 2019 ha avuto la crescita peggiore dai tempi dell’unità, e la spesa pubblica per l’istruzione universitaria è la più bassa tra i Paesi europei».

Uno dei temi più rilevanti riguarda gli investimenti statali: «Negli ultimi 15 anni i governi hanno privilegiato soprattutto le politiche per gli anziani, anche perché i giovani sono sempre meno. Non ci si deve stupire» ha spiegato Cottarelli «se la povertà è aumentata soprattutto tra i giovani: sono meno protetti degli anziani». In questo senso il concetto di ascensore sociale, cioè la possibilità per le nuove generazioni di migliorare le loro condizioni di vita, è ormai un’illusione se la politica non prenderà seriamente in considerazione la necessità di un cambiamento.

L’esperienza in politica

Ciò che accomuna Nesi e Cottarelli è anche la loro esperienza in Parlamento: il primo è stato eletto nella legislatura iniziata nel 2013, tra le fila di Scelta Civica, il partito che era stato fondato da Mario Monti. Una parentesi durata cinque anni, non particolarmente felice: «Dopo lo spoglio, Ci furono consultazioni lunghissime: il Parlamento di fatto è stato bloccato per due mesi e quando al termine di questo periodo ho ricevuto la retribuzione da deputato, di 20mila euro, senza avere fatto nulla, ecco: lì è iniziata la mia disaffezione nei confronti della politica attiva».
Anche per Cottarelli il Parlamento è stato un luogo da cui allontanarsi in fretta: eletto in Senato con il Pd nell’ottobre del 2022, alla fine del maggio successivo ha rassegnato le dimissioni. Risale invece al 2018 (era stato commissario della spending review) l’incarico ricevuto da Mattarella di formare il governo: «Il Presidente mi chiamò a casa per chiedermi di formare il governo, fu impossibile per me rifiutare. Furono quattro giorni molto intensi». Infine il premierato: « È una riforma che mi preoccupa: troppo potere nelle mani di una sola persona non va bene. C’è il rischio di decisioni avventate, e i danni ricadrebbero principalmente sui cittadini».

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