
«Inseguo Guido... e sogno l’Annapurna»
Alpinismo Gian Luca Cavalli, questa sera alle 21, all’Auditorium del Lanificio Maurizio Sella presenta la spedizione che lo vedrà impegnato dal 15 marzo. Una serata dedicata a Machetto da cui trae ispirazione
Tutto è pronto, o quasi, per la nuova avventura alpinistica di Gian Luca Cavalli, alpinistica, accademico del CAI e istruttore nazionale della Scuola di Alpinismo della sezione CAI di Biella dedicata a Guido Machetto, nonchè capo spedizione lo scorso anno del team del CAI Biella al K2.
Il 15 marzo Cavalli partirà per una nuova spedizione in Himalaya. L’obiettivo è l’Annapurna (8091 metri), una delle montagne più difficili e pericolose del mondo, salendo lo sperone Nord -Ovest.
Questa sera, all’Auditorium Lanificio Sella (via Corradino Sella), Cavalli spiegherà come intende realizzare la spedizione e come pensa di raggiungere la vetta.
Un evento speciale quello di questa sera dedicato oltre che a Cavalli, a Guido Machetto, pioniere dello stile alpino, leggero, senza aiuti, anche nell’affrontare le grandi montagne extra europee. E proprio Guido Machetto è stato motivo di ispirazione da sempre per Cavalli.
«L’obiettivo che mi sono dato è senza dubbio ambizioso: completare la via che nel 1973 Guido Machetto aveva immaginato per quella parete. Un sogno rimasto incompiuto e che ora voglio portare avanti, nel rispetto della grande tradizione alpinistica biellese».
Ci sarà anche di che commuoversi per un atto simbolico, pieno di amore e che guarda al futuro: Carla Machetto donerà alla Fondazione Sella i ricordi del fratello Guido, affinché vengano valorizzati e tramandati.
Con Gian Luca Cavallii, in questa nuova avventura, ci saranno Cesar Rosales, guida andina e alpinista peruviano formatosi grazie a un progetto di cooperazione internazionale (Operazione Mato Grosso), e Donatella Barbera, alpinista e medico della spedizione.
«Ogni spedizione che affronto cerco di legarla alla tradizione alpinistica biellese» spiega Cavalli. «L’ho fatto con l’Antartide, ripercorrendo il percorso di padre Alberto Maria De Agostini, l’ho fatto con il K2 e il legame con Vittorio Sella e Ugo Angelino. Ora è il momento dell’Annapurna, che ci riporta alla storia di Guido Machetto. Poi ci sarà anche Mario Piacenza e ancora Vittorio Sella».
L’idea di questa spedizione è nata mentre Cavalli si trovava in Karakorum la scorsa estate. «Quando sono in montagna, penso sempre alla prossima avventura. Avevo due opzioni: Kangchenjunga o Annapurna. Ma i permessi per il Kangchenjunga, dove sarei stato nuovamente sulle orme di Vittorio Sella, sono lunghi e complessi, quindi ho deciso di puntare sull’Annapurna, più precisamente sulla parete nord-ovest, quella tentata nel 1973 da Gogna, Calcagno e Machetto».
Quella via, tuttavia, non è mai stata completata. «Dopo il 1973 c’è stato solo un tentativo nel 1996, da parte di una spedizione polacca, ma molto più a destra rispetto alla nostra linea. Da allora, nessuno ci ha più provato».
Ad accompagnare l’alpinista biellese ci sarà un team affiatato, che è stato con lui al K2.
«Ho conosciuto Cesar nel 2023 in Perù. È un alpinista fortissimo e un ragazzo con una grande ambizione. Abbiamo già scalato insieme il Broad Peak, ci siamo trovati bene e ho deciso di coinvolgerlo anche in questa nuova avventura. Ha un legame speciale con Biella perché è stato formato da Enrico Rosso, ed è riconoscente al nostro territorio».
Con loro ci sarà anche Donatella Barbera, medico e alpinista di grande esperienza. «Avere un medico in spedizione può fare la differenza tra la vita e la morte. Donatella ha già tentato il Broad Peak nel 2015 insieme a Cristina Castagna, ed è un punto di riferimento sia per le sue competenze sia per il suo carattere: in situazioni difficili, avere qualcuno che sappia stemperare la tensione è fondamentale».
L’Annapurna è considerata una delle montagne più pericolose al mondo, con un tasso di mortalità tra i più alti dell’Himalaya. «Sarà molto più complessa del K2» ammette Cavalli. «Logisticamente è difficile, e la salita è un’incognita. Non ci sono corde fisse, né tracciati definiti. Avremo una fascia rocciosa tra i 7.800 e gli 8.000 metri da superare, e a quelle quote qualsiasi difficoltà diventa un problema enorme. È una montagna “incasinata”, piena di pericoli oggettivi».
Il piano è quello di scalare in puro stile alpino, senza corde fisse e senza portatori d’alta quota. «Come abbiamo fatto al K2, ci muoveremo leggeri, con il minimo indispensabile. L’alpinismo commerciale ha snaturato lo spirito dell’avventura: oggi basta pagare 150.000 euro e qualcuno ti porta in vetta. Noi facciamo un altro tipo di alpinismo».
Anche in questa spedizione, come in quella al K2, entrambe targate CAI Biella, si è voluto sposare l’apetto alpinistico con quello artistico. Entrambi sono espressioni umane e sono utili per lanciare messaggi. L’artista coinvolto è anche lui un grande appassionato di montagna, Paolo Barichello. «La sua nuova opera, che verrà svelata domani (questa sera per chi legge, ndr.), Unione Olimpica, vuole trasmettere un messaggio di uguaglianza e inclusione. L’opera rappresenta i cinque continenti, diversi tra loro ma uniti da piccole figure di alluminio identiche. L’essere umano è uguale ovunque, indipendentemente dal luogo di nascita».
La grande novità di questa spedizione è rappresentata dal fatto che a seguire gli alpinisti ci sarà il regista e cine operatore Yuri Palma, già autore del documentario sul K2. «Ci seguirà fino al Campo 1, poi toccherà a noi filmare il resto della salita», spiega Cavalli.
Cavalli racconta ancora del suo legame con Machetto. «È stato un pioniere dello stile alpino nelle grandi spedizioni himalayane. Era un alpinista con una visione etica e morale della montagna, lontanissima dall’alpinismo commerciale di oggi. La sua via sull’Annapurna è rimasta incompiuta, e noi vogliamo provare a portarla a termine. Come comunità alpinistica biellese dobbiamo essere grati alla sorella Carla che dona alla Fondazione Sella i ricordi del fratello, È un gesto importante, perché permette di tenere viva la memoria di un grande alpinista e di un’epoca in cui l’alpinismo era fatto di sogni e di visioni, non di business».
Questa nuova impresa sarà ancora una volta espressione della tradizione biellese, con il sostegno del territorio.
Questa spedizione CAI Biella è infatti fortemente legata al territorio, grazie al supporto di sponsor e aziende importanti e aziende più piccole ma legate al mondo dell’alpinismo. «Ci supportano gruppi internazionali come Allianz Bank, il Gruppo Sella, Yukon, l’Impresa Gugliotta, Mosca 1916», spiega Cavalli. Ma una menzione particolare va a una nuova realtà biellese Limit Project, una giovane start tup che fa capo a Leonardo Gamba. Si tratta di un ramo del nuovo brand Limit, una struttura per la riabilitazione e il benessere che sta sorgendo alle porte di Vigliano Biellese. Limit Project si dedicherà alle imprese di tipo estremo. I professionisti del team daranno supporto sotto forma di allenamento fisico e mentale agli atleti. La prima spedizione seguita sarà appunto quella di Cavalli & Co. all’Annapurna.
E così, a 60 anni, compiuti la scorsa estate, proprio al campo base del Broad Peak, Gian Luca Cavalli non smette di mettersi alla prova. «L’età? Non me la pongo come problema. Come il calabrone, che secondo la scienza non potrebbe volare, ma non lo sa e quindi continua a volare. Io continuo a scalare. Mi alleno ogni giorno, corro 15 chilometri, pedalo per ore. È questione di testa e di passione”.
E la passione per la montagna è quella che lo porterà, ancora una volta, a sfidare l’Himalaya sulle orme di Guido Machetto.
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