La leggerezza delle stelle: Gnata cattura il cielo
L’artista biellese è tra i finalisti dell’Arteam Cup e ha esposto a Torino un’opera dedicata all’attesa
Un biellese in finale all’Arteam Cup 2023: Lorenzo Gnata è stato scelto come uno dei finalisti Under 30 e sarà uno tra i settanta artisti che dal 25 novembre al 6 gennaio, esporranno le loro opere all’interno del Palazzo del Commissario sulla Fortezza del Priamàr a Savona.
La presentazione al pubblico è stata sabato 25 novembre e i finalisti sono stati scelti da una giuria professionale, composta da Daniele Capra (critico d’arte e curatore indipendente), Matteo Galbiati (critico d’arte e docente, Direttore web Espoarte e membro interno di Arteam), Azzurra Immediato (storica dell’arte, curatrice e critica), Mattia Lapperier (storico dell’arte, curatore indipendente e docente), Giulia Ronchi (direttrice responsabile di Exibart) e Livia Savorelli (direttore editoriale Espoarte, membro interno di Espoarte).
L’opera di Lorenzo Gnata si intitola “Eternità”, è interamente realizzata in filamento PLA e, come si può evincere facilmente dal titolo, riflette sul tema del tempo e della permanenza delle cose e delle persone. Contemporaneamente, l’artista biellese è stato protagonista della mostra “InAttesa” inaugurata venerdì a Torino nella Cappella dell’Immacolata Concezione della Fondazione Polo Teologico Torinese.
Per questa esposizione Gnata ha ideato un’opera intitolata “Con le stelle”, composta da filamento PLA su un telo di tulle, pensata specificamente per la Cappella dell’Immacolata Concezione: «L’opera è stata concepita come una riflessione sulla tematica dell’attesa: una dimensione estranea al sentire contemporaneo, drogato di velocità e di attimi consumati. Attesa che emerge mediante il desiderio, nell’opera site specific, pensata per la Cappella dell’Immacolata Concezione di Torino, sotto forma di un grande cielo notturno punteggiato di stelle. Il legame indissolubile tra desiderio, stelle e attesa ha origini antichissime. A livello etimologico, infatti, desiderio e desiderare significa letteralmente “cielo senza stelle”, in opposizione a considerare ossia “cielo con le stelle”. In passato, quando il cielo era coperto dalle nubi e le stelle invisibili, i sacerdoti aruspici non potevano compiere le loro funzioni divinatorie, pertanto si accendeva in loro un profondo desiderio di vedere nuovamente le stelle. Un’attesa che terminava solo con la loro ricomparsa. Solo allora potevano nuovamente considerare ciò che gli astri tentavano di comunicare. L’opera dunque, porta il senso dell’attesa nella sua declinazione più lirica, proponendo un impossibile cielo stellato tra le mura della cappella, in un gioco di trasparenze e sovrapposizioni. Stelle che si mischiano a persone comuni, come a ricreare una nuova mappa astronomica in grado di raccogliere i desideri di tutti gli individui».
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