La montagna e la sua età d’oro con Herrington

L’incontro con il fotografo che ha ritratto i più grandi scalatori della storia: presenterà a Biella il suo libro “The Climbers”

«Nessuno li scorge, gli arrampicatori, quando sono sospesi sopra gli abissi, nello smisurato silenzio, impegnati in una lotta temeraria; quando, sorpresi dalla notte, si accovacciano intirizziti su un esile terrazzino, per aspettare che il sole ritorni e la lotta possa ricominciare». Con questa citazione Dino Buzzati rendeva omaggio agli alpinisti, eroi, cercatori di sé stessi nella fatica, eterni sfidanti della natura, solitari contro la fredda pietra, tenaci fino a veder sorgere il sole, dalla vetta, in loro e sul mondo; gli stessi della impavida generazione che, tra gli anni ’30 e gli anni ’70, ha aperto le vie del cielo, conquistando le cime più alte del pianeta con attrezzature primitive, ingegno, talento e forza d’animo.

A loro è dedicato “The Climbers. L’età d’oro della montagna” di Jim Herrington, fotografo o, come si definisce, ritrattista-documentarista, di fama internazionale, un volume che verrà presentato, alla presenza dell’autore, mercoledì 15 maggio alle 21 nell’Auditorium del Lanificio Maurizio Sella, a Biella. Il volume, edizione italiana di “The Climbers” pubblicato per la prima volta in inglese nel 2017, raccoglie 60 ritratti originali di grande formato, realizzati nell’arco di 20 anni in bianco e nero su pellicola, delle icone dell’alpinismo che hanno segnato, con la loro temerarietà, “l’età d’oro della montagna”. Volti scolpiti nel tempo, come quello di Fred Beckey, il cui nome si è indissolubilmente legato alle vette del nord America, dalla prima salita dell’aguzzo Forbidden Peak, alla prima salita della Devils Thumb, della Northwest Buttress alla cima nord del Denali, e del piccolo ma difficile Mount Deborah in Alaska; di Riccardo Cassin, che vanta una lista di prime ascensioni senza eguali, sulle Dolomiti e sulle Alpi Occidentali, come la parete nord della Cima Ovest di Lavaredo, la nord-est del Pizzo Badile e lo sperone Walker della parete nord delle Grandes Jorasses sul Massiccio del Monte Bianco; dell’austriaco Kurt Diemberger, vincitore nel 2013 del Piolet d’Or alla carriera, massima onorificenza internazionale nel mondo della montagna, primo uomo a riuscire a superare la famosa meringa di ghiaccio, un’enorme cornice di neve e ghiaccio che sporgeva dalla vetta della parete nord del Gran Zebrù, primo uomo a scalare il Dhaulagiri I, settima vetta più alta al mondo, e unico alpinista, insieme ad Hermann Buhl, ad aver scalato due ottomila in prima assoluta; di Reinhold Messner, salito alla ribalta nel mondo dell’alpinismo per aver riportato in auge l’arrampicata libera, primo alpinista al mondo ad aver scalato tutte le quattordici cime del pianeta che superano gli 8.000 metri e primo uomo a scalare l’Everest senza l’ausilio di ossigeno supplementare; di Robbins che, precursore dell’arrampicata libera e senza chiodi, fece molte prime ascensioni in numerose big wall dello Yosemite, e di Wickwire, il primo americano a raggiungere la vetta del K2, la seconda montagna più alta del mondo. Nella prefazione del volume di Herrington, Alex Honnold, genio dell’arrampicata libera, fornisce le premesse per rileggere il senso di un’epica conclusa ma che quasi vive nella leggenda.

Il saggio di Greg Child, invece, esplora la storia e i risultati di scalatori famosi e meno conosciuti del 20° secolo trascinando il lettore per una cordata di storie, di umanità e avventure, dove non sempre si finisce in vetta. Le fotografie di Jim Herrington - incluso i ritratti di musicisti e celebrità del calibro di Benny Goodman, Willie Nelson, The Rolling Stones, Cormac McCarthy, Morgan Freeman and Dolly Parton - sono apparse sulle copertine di album per più di tre decadi, in campagne pubblicitarie internazionali per clienti come Thule, Trek Bikes, Gibson Guitars and Wild Turkey Bourbon, su riviste come «Vanity Fair», «Rolling Stone», «Esquire», «GQ», «Outside» and «Men’s Journal» e sono state esposte in mostre personali e collettive in gallerie a New York, Los Angeles, Washington, DC. Ha iniziato ad arrampicare in Sierra Nevada negli anni ’70 e ora divide il suo tempo tra Owens Valley, California, New York City e l’Europa meridionale.

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