Un Premio che analizza
i mutamenti nel lavoro

Letteratura e Industria A Città Studi premiato il libro di Francesca Coin “Le grandi dimissioni”

Sabato a Città Studi si è svolta la cerimonia di premiazione del Premio Biella Letteratura e Industria, arrivata alla sua 23a edizione. Un appuntamento che unisce mondi apparentemente distanti, come quello della letteratura e dell’industria, offrendo riflessioni profonde su temi di grande attualità. L’edizione 2024, è stata dedicata alla saggistica, con un tema di stringente rilevanza: il lavoro. A sottolineare come nel corso degli ultimi mesi, Biella sia diventata il fulcro di un intenso dibattito su questo argomento, ospitando eventi che hanno analizzato le profonde trasformazioni che stanno ridisegnando il panorama lavorativo, è stato il presidente di Città Studi Ermanno Rondi. Nel suo intervento, ha evidenziato come il calo demografico e il mutamento delle priorità dei lavoratori – specialmente dei giovani – stiano rivoluzionando il mercato del lavoro. Il passaggio da una ricerca della stabilità a una crescente attenzione verso il bilanciamento tra vita privata e professionale rappresenta un cambiamento epocale, destinato a influenzare le dinamiche aziendali e sociali. I libri finalisti hanno affrontato queste tematiche con rigore e profondità. Tra di essi, spicca l’opera “Il buon lavoro. Benessere e cura delle persone nelle imprese italiane” di Stefano Cuzzilla e Manuela Perrone, che ha suscitato grande interesse, in particolare tra i giovani. Un momento significativo è stato rappresentato dalle premiazioni legate ai concorsi collaterali del Premio. In particolare: il concorso “Una domanda per l’autore”, promosso dal Gruppo Giovani Imprenditori e Rotary Club Viverone Lago, ha visto protagonisti gli studenti piemontesi, che hanno posto domande originali e stimolanti agli autori finalisti (vedi box a lato). Il Premio Lions Bugella Civitas, assegnato alla miglior recensione, ha riconosciuto il talento di Giovanni Orso per la sua analisi del saggio “L’impresa italiana” di Franco Amatori. La giornata ha segnato anche il passaggio di testimone alla guida della giuria. Lo scrittore Pierfrancesco Gasparetto lascia per gli acciacchi dell’età. Il suo contributo, descritto come “la storia stessa del premio”, è stato celebrato con parole sentite dal presidente del Premio Paolo Piana. A partire dal prossimo anno, la giuria sarà presieduta da Alberto Sinigaglia, già presidente dell’Ordine dei giornalisti del Piemonte, per la narrativa da e Claudio Bermond, economista, per la saggistica. Momento clou è stata la premiazione dei vincitori. Il Premio speciale della giuria è stato assegnato a Sebastiano Mondadori per “Verità di famiglia. Riscrivendo la storia di Alberto Mondadori”,La Nave di Teseo. Il Premio giuria dei lettori è andato Stefano Cuzzilla e a Manuela Perrone per il già citato “Il buon lavoro. Benessere e cura delle persone nelle imprese italiane” , LUISS University Press. Vincitrice della XXIII edizione del Premio è stata la sociologa Francesca Coin con “Le grandi dimissioni. Il nuovo rifiuto del lavoro e il tempo di riprenderci la vita”, Einaudi. Il pomeriggio è stato animato dalla simpatia e dinamicità del presentatore, il conduttore radiofonico di Radio24 Matteo Caccia. Di grande interesse infine la tavola rotonda coordinata da Alberto Sinigaglia.

Da dibattito sono emersi diversi spunti di riflessione. In particolare il giornalista del Sole 24 Ore Paolo Bricco , membro della giuria, ha voluto fornire un proprio contributo. Negli ultimi decenni, ha detto, si è puntato sulla riduzione del costo del lavoro per migliorare la produttività, trascurando innovazione e riorganizzazione, che sono invece i veri motori dello sviluppo industriale. Questo approccio ha portato a una crisi sistemica, caratterizzata da disoccupazione diffusa, abbandono di aree industriali e perdita di posti di lavoro. Tale declino ha lasciato intere comunità, un tempo produttive, in uno stato di abbandono, come accaduto in molte città ex industriali. Il fenomeno delle grandi dimissioni e il job hopping, analizzati dalla vincitrice del Premio, riflettono un cambiamento culturale, in cui le nuove generazioni cercano maggiore significato e benessere nel lavoro, ma spesso si scontrano con precarietà, salari bassi e discontinuità contrattuale. Questo scenario mina non solo la sicurezza economica, ma anche il tessuto sociale, con effetti negativi sulle famiglie e sulla partecipazione democratica. Riemerge quindi l’interesse per visioni come quella di Olivetti, dove il lavoro era parte di un ecosistema di benessere e sviluppo comunitario. L’idea è quella di tornare a un modello che non solo valorizzi il lavoro, ma che crei condizioni per il benessere integrale, dall’asilo alla vita sociale. Il dibattito ha poi sottolineato l’importanza del ruolo delle donne e l’occupazione femminile. Un tema centrale è la necessità di aumentare il tasso di occupazione femminile, che in Italia rimane drammaticamente basso. Una maggiore partecipazione delle donne non solo migliorerebbe il PIL, ma contribuirebbe a creare una società più inclusiva ed equilibrata.

Il concorso per le scuole

Quando a primeggiare sono le ragazze, loro le domande più pertinenti

«Non è un caso che i premiati del concorso per le scuole superiori: “Una domanda per autore” legato al premio Biella letteratura e industria – 2024 siano tutte studentesse. Le ragazze hanno una marcia in più anche a livello universitario, ma quando si trovano nel mondo del lavoro si trovano davanti a una disparità salariale fin da subito» così Manuela Perrone, autrice con Stefano Cuzzilla del libro “Il buon lavoro. Benessere e cura delle persone nelle imprese italiane” ha commentato l’assegnazione dei premi, rispondendo alla domanda di Sofia Fabbro della 4° del Liceo Scientifico “A. Avogadro” che si è aggiudicata il primo premio di 300 euro e un paio di scarpe Yuool. La studentessa ha chiesto nel suo elaborato agli autori: “Come è possibile trovare un lavoro che ci realizzi come persone? Come è possibile riconoscere un ambiente lavorativo adeguato alle nostre ambizioni e ai nostri interessi?” Per Perrone è la “domanda delle domande” e si collega proprio alla questione analizzata nel saggio scritto con Cuzzilla di come si riconosce oggi un buon lavoro. Per loro la risposta va cercata nel detto socratico “Conosci te stesso” prima uno sa cos’è che lo soddisfa, lo rende felice, prima può comprendere se può trovare quella dimensione di benessere e di felicità in un lavoro adatto a lui (e i parametri non sono più quello di un lavoro stabile e ben remunerato) non solo nel tempo extra lavoro come si faceva una volta. Anche la maggior parte degli altri studenti, premiati da Stefano Aglietta e da Francesca Maffeo dei Giovani imprenditori e Unione Industriale Biellese, ha rivolto domande agli stessi autori come la terza classificata Sara Pierro della 4 C del “Bona” che ha ricevuto 100 euro e una cuffia del Cappellificio Biellese e Veronica Marchi, della 5° Cat (ex Geometri) del “G. Aulenti” premiata con 300 euro da Giuseppe Carlo Orto, presidente del Rotary Viverone Lago. Mentre Amalia Paola Borno della 4D del “Bona” si è classificata seconda ricevendo 200 € e un cappello da baseball Cappellificio Biellese per il suo quesito posto a Franco Amatori sul libro “L’impresa italiana. Storie e contesti”. 

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