Villa Era, storico centro nazionale
di cure naturali

La biblioteca racconta il primato di questo luogo in cui confluirono esperti mondiali

Sorprende la quantità di testi, alcuni ormai introvabili, che occhieggiano dagli scaffali della biblioteca di Villa Era. Questo luogo, così luminoso nelle giornate di sole, circondato dal verde pacifico e intenso del parco, è intriso di una storia avvincente, non soltanto per chi si interessa di cure naturali di origine orientale, di discipline olistiche, di alimentazione naturale e cultura del benessere.

Il passato della biblioteca intitolata a Ledanna Duranti Danieli e Franz Rivetti, l’iniziatrice e l’accorato prosecutore di un’esperienza così brillante, può facilmente sedurre anche i meno appassionati a questi temi perché è stato - e continua ad essere - il cuore pulsante della cultura del vivere sano iniziata in Italia nei primi decenni del Novecento.

Il punto interessante è questo: Villa Era è il luogo in cui questa cultura ha iniziato a diffondersi a livello nazionale. E questo nuovo capitolo culturale è stato scritto con la passione di una donna rara come è stata Ledanna (la sua vita potrebbe essere facilmente tradotta in un romanzo, che abbiamo riassunto nella pagina a fianco) e dalla volontà di suo nipote Franz che ha continuato e ampliato l’operato della sua lungimirante nonna. Questa storia continua a vivere oggi nell’energia che Silvia Rivetti, moglie di Franz, impiega nella dimora e nel progetto che ha animato il marito fino alla sua morte, avvenuta nel 2010.

Negli anni Settanta Villa Era è stato un fervente centro culturale, che richiamava visitatori da lontano: venivano proposti corsi e convegni con esperti e maestri provenienti da tutto il mondo. Quegli anni sono stati vissuti intensamente da Franca Guenzi Campo, storica insegnante biellese di yoga, che ricorda la presenza nella dimora della famiglia Rivetti di importanti maestri, da Giorgio Barabino, che trovò in Villa Era uno dei suoi luoghi elettivi e fu allievo del filosofo e mistico indiano Jiddu Krishnamurti, a Vimala Thakar, maestra spirituale e attivista indiana, protagonista di molte conferenze. E poi i medici ayurvedici, gli esperti delle tante discipline divenute ormai di casa nella residenza biellese della famiglia Rivetti.

«Tutti i più rappresentativi maestri indiani di yoga sono passati di qui, da Bhole a Govinda» ricorda Franca Guenzi. Sono gli anni Settanta, quelli in cui lo yoga si diffonde in Italia e in Europa attraverso gli allievi di maestri indiani che studiano in oriente e portano a casa le pratiche e gli insegnamenti. Franca Campo ha attraversato la storia europea di questa disciplina: «Da Villa Era è passato anche Garote, medico e hatha yogi. Era rigoroso e dava molta importanza alle posizioni dello yoga. Sia lui sia Bhole, medico fisiatra, insegnavano nell’istituto Kaivalyadhama di Lonavla, nel sud dell’India».

Nella biblioteca si ritrovano le tracce di questo passato: sono conservate le schede delle piante che venivano importate dall’India per preparare i rimedi ayurvedici, poi coltivate nei terreni intorno alla villa. Si trovano testi rari di filosofia orientale e occidentale, di ecologia, esoterismo, agricoltura, macrobiotica, ricette, dietetica, medicina, botanica, fitoterapia, oggi catalogati con il supporto della biblioteca civica di Biella attraverso la responsabile Anna Bosazza e Lorenza Lora Moretto, che nell’ultimo anno e mezzo è stata sostituita da Walter Ruffatto, responsabile della biblioteca in villa, aiutato per quello che riguarda lo yoga da Francesca Zatterin. «Questo luogo non è una raccolta di cimeli» dice Ruffatto «ma è vivo e in continua trasformazione».

Per questo vengono aggiunti testi, organizzati incontri con esperti di ayurveda e maestri di yoga e c’è l’intenzione da parte di Silvia Rivetti, attenta curatrice di mostre ed eventi culturali, di proseguire il filone dedicato al benessere e alle culture orientali.

Villa Era è molto conosciuta anche per il suo vino: viene prodotto con le uve del vigneto (magnifico da vedere: un anfiteatro verde incastonato nel giardino ottocentesco) e commercializzato in tutto il mondo. Il cuore “green” della dimora continua a pulsare anche attraverso la recente attività del Chioso, l’orto coltivato da Federico Chierico che ogni sabato mattina propone il mercato contadino con prodotti freschi.

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