Ancora cifre negative per il tessile italiano

La nota economica presentata dal Centro studi di Smi in occasione della 39esima edizione di Milano Unica

La nota economica presentata dal Centro studi di Smi in occasione della 39esima edizione di Milano Unica evidenzia che nel primo trimestre del 2024 il tessile italiano ha continuato ad accusare una contrazione. L’indice Istat della produzione industriale ha mostrato una contrazione del 7 per cento nella tessitura ortogonale e un peggioramento nella produzione di tessuti a maglia, scesa del 20,7 rispetto al -13,4 per cento dello stesso periodo 2023.

Tra gennaio e marzo, le esportazioni hanno raggiunto 772 milioni di euro (-16,9), mentre le importazioni hanno totalizzato 365 milioni di euro (-15,8). Nonostante ciò, il saldo commerciale del settore è positivo a 407 milioni di euro. Tutte le categorie merceologiche, tranne i tessuti di lino e cotone che invece registrano riduzioni meno marcati (-11,4% e -7,7% rispettivamente), hanno evidenziato contrazioni a doppia cifra. Pesante la frenata per la seta con un -24,7%, mentre i tessuti a maglia e di lana (cardati e pettinati) hanno subìto decrementi rispettivamente del -19,4% e del -19,1%.

Per quanto riguarda le importazioni la tendenza è analoga, con diminuzioni significative tranne che per i tessuti a maglia e di lino, che hanno visto contrazioni più contenute del -7,5 e del -4,8 rispettivamente. Il cotone ha avuto una flessione del 22,6 per cento, seguito da lana (-21,2 ) e seta (-19,6).

A livello geografico, da segnalare il risultato positivo dell’export verso la Cina e Hong Kong principali Paesi di sbocco con un aumenti rispettivamente del +4,6 e del +7,4 (per un totale di 70 milioni di euro). La dinamica è negativa sia nell’Ue (-20,2) sia nell’area extra-Ue (-13,6).

Francia e Germania, maggiori mercati di riferimento europei, hanno subito contrazioni del 22,5 per cento e del -31. Buoni i segnali dal Marocco (+1,1) e dal Vietnam con un exploit del +34 per cento.

L’import dominato dal mercato extra-Ue che rappresenta il 65,1 per cento, scende del 16,4 e nell’Ue a -14,7. La Cina è il principale fornitore, nonostante una flessione del 9,3 per cento, seguita Turchia (-3,7) e Germania (-22,4). Altri paesi come Giappone (+4,5), Francia (+10,8), Paesi Bassi (+60,3) e Portogallo (+22,7) hanno invece registrato aumenti.

Il 2023 si era chiuso per la tessitura italiana con un fatturato complessivo di circa 7,7 miliardi di euro, in calo del 3,1 per cento rispetto al 2022, ma superiore al livello pre-pandemia del 2019 (+1,6 ).

L’attivo della bilancia commerciale del settore aveva comunque registrato un saldo positivo di oltre 2,3 miliardi di euro, la seconda migliore performance degli ultimi sette anni, grazie al forte calo delle importazioni (-17,3% sul 2022) e nonostante il calo delle esportazioni (-5,4% sul 2022), che hanno raggiunto un fatturato di 4,2 miliardi di euro.

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