Cecconello, narro il tempo che scorre
e la cultura alpina

Ha iniziato a fotografare adolescente nell’atelier di suo padre, il pittore Gastone Cecconello. Gli studi in Storia e Critica del Cinema all’Università di Torino, l’orientano verso le esperienze delle avanguardie artistiche del ‘900. Poi l’editoria e l’audiovisivo, iniziando «a praticare» il cinema analogico in super otto.

«Dopo varie esperienze professionali per trovare la mia strada, alla fine degli Anni 90 la mia vocazione artistica si consolida tra cinema e fotografia, un dualismo espressivo che accompagna tutta la mia attività creativa con una originale configurazione poetica: il paesaggio di pianura, il tempo e il suo scorrere, gli elementi naturali, l’archeologia industriale, la cultura materiale alpina» spiega Manuele Cecconello. Nel 2004 fonda la società Prospettiva Nevskij attraverso la quale realizza produzioni commerciali o istituzionali che non spengono la sua voglia di esplorare storie e tradizioni del Biellese.

«Il formato “lungometraggio” è quello che preferisco per dare corpo a narrazioni che cercano un dialogo più profondo con il tema trattato e gli spettatori» spiega. Ne sono ulteriore testimonianza «La Passione di Sordevolo»; i due documentari sul torrente Strona e il suo legame con l’industria tessile, e i lavori commissionati dal DocBi: «Campioni in stoffa» e «Dalla fabbrica alla Trincea». Nel 2011 è la volta di «Sentire l’aria», finalista al Doc/It Professional Award, promosso da Ermanno Olmi e coprodotto con la Camera di Commercio di Biella.

Le terre alte sono«protagonista con «Sorgenti del burro» sul presidio Slow-food, e con «Il Patto della Montagna» (codiretto con Pellegrini), esperimento originale e raccordo tra moda e diritti del lavoro. In tempi recenti «Il Manto della Misericordia per la V Centenaria Incoronazione della Madonna di Oropa», trasmesso da TV2000 e poi «Biella Futuro Presente» dedicato alle potenzialità del Biellese con la scrittrice Silvia Avallone che ne ispira anche la sceneggiatura.

«Ingmar Bergman diceva che, se il teatro era “sua moglie”, il cinema era la “sua amante”. Con le debite proporzioni, anche per me il cinema sperimentale è l’amante con cui tradisco il documentario per esplorare territori sempre nuovi e stimolanti» conclude. «La partita dell’audiovisivo nel Biellese è difficile da giocare per un insieme di motivazioni culturali ed economiche; la bassa propensione del territorio a raccontarsi e a coinvolgere altri punti di vista nella sua investigazione; la distanza dai grandi flussi comunicativi delle grandi città. Ho cercato di dare il mio contributo per forzare la consuetudine all’understatement, gettando una mia personale luce interpretativa su persone, fatti e luoghi. E sovente i risultati sono arrivati lontano, ben oltre i confini locali, con mia grande soddisfazione».

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