«Come ti trasformo l’ex lanificio»

Imprenditori Dalla stoffa alla cultura il passo è stato complesso. Mariabeatrice Picco: «Ma oggi c’è una squadra di persone lungimiranti e coraggiose che è piena di idee. Abbiamo progetti per i prossimi 10 anni»

Nella vita c’è sempre almeno un «clic». Un momento in cui si svela una visione o un percorso inedito. «Nel nostro caso un percorso entusiasmante» lo definiscono Mariabeatrice Picco e suo fratello Alberto, che hanno dato anima e cuore all’ex lanificio di famiglia (si potrebbe dire un’eredità ingombrante) da un paio d’anni. «Pure essendo nati e cresciuti a Torino, avevamo l’abitudine di “andare in pellegrinaggio” una volta all’anno a Mosso Santa Maria, in Valdilana, dove le radici di famiglia, parenti e amici reclamavano la nostra presenza, lì dove c’è anche l’antico lanificio di famiglia» spiegano.

Sorto nel 1883 e dismesso come impresa tessile nel 1950, l’opificio nel 1919 fu protagonista con altri 18 manifatture di tutto il mondo all’esposizione universale di Bruxelles ma una volta interrotta la produzione di stoffe, per quasi 40 anni la struttura venne affittata ad artigiani e terzisti.

«Erano gli anni in cui nascevano i primi Ecomusei quando decisi di preparare la tesi di laurea, cercando così di ricomporre un racconto di famiglia che per diversi motivi era rimasto in sospeso. Ho iniziato a lavorare sul tema dell’archeologia industriale del Biellese e naturalmente sul nostro lanificio. Un aspetto emozionale che mi ha fatto scoprire diverse cose, strappando all’oblio peculiarità inaspettate, il concetto di imprenditorialità, il saper fare del luogo».

Nel tempo la fabbrica è sempre stata tenuta in efficienza con costanti lavori di manutenzione ma la vera svolta è giunta di recente dando un taglio diverso alle potenzialità dello stabile. «Sentivamo l’esigenza pratica ed economica di immaginare una visione nuova. Abbiamo deciso di cambiare passo e di formare una “squadra” che a poco a poco si è arricchita di figure che ci hanno aiutato a riannodare il rapporto con il territorio e a costruire una nostra identità. E’ nata così l’Associazione Lanificio Picco 1883 che nel 2022 è diventata Ente del terzo settore. La partecipazione al Premio Maggia è stato il primo felice step. L’incontro con Angelica Sella, dell’omonima Fondazione è stato illuminante e collaborativo. La cultural manager Alessandra Pivato è diventata la nostra stratega, e con lei anche Andrea Rolando (professore del Dipartimento di Architettura e Studi Urbani del Politecnico di Milano) che con Marco Tallia ha dato il suo impulso a iniziative di turismo sostenibile. Tutte persone lungimiranti e coraggiose».

Due circuiti dedicati ai bikers , un punto noleggio e un’officina per riparazioni hanno cosi proiettato all’esterno il Lanificio Picco che si è poi inserito nel circuito Woolscape.

Sono seguite mostre ed eventi, nel frattempo i vecchi reparti hanno ospitato il set di una fiction di Netflix dedicata alla storia dei jeans Levi’s e pure lo shooting realizzato da Fila. Sono state create due «escape room», dedicate ai temi della Spia e dell’Eredità. «Oggi questo spazio ha una nuova vita, è un luogo di cultura e di promozione del territorio, ha un “motore” vulcanico da cui partono iniziative di aggregazione e che genera idee in continuo. Per i prossimi 10 anni abbiamo tanti progetti, tutti nell’ottica di fare sistema e questo percorso ci ha insegnato che se si semina si raccoglie sempre, magari in maniera diversa da quanto immaginato in origine ma in modo sicuramente sorprendente».

Aprire il lanificio al territorio ha portato movimento in tutto il comprensorio: in questo caso il passaparola, ha aiutato a far conoscere luoghi e potenzialità. «E’ stato Davide Furfaro, delegato del Fai di Biella a incoraggiarci a lavorare in questa direzione. Ci ha suggerito la strada per creare un’identità affine alla sua cultura e alle sue possibilità di crescita. Siamo pronti a ospitare nuove attività compatibili con la nostra vocazione. E se il Biellese sarà in grado di “vendersi” per davvero oltre i suoi confini, la sostanza c’è ed è unica per attrarre turismo. Natura, acqua, tessile sono gli ingredienti sui quali scommettere”.

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