Con Closeoop una seconda vita
per le fibre tessili

Dal 2023 raddoppiati gli investimenti per la divisione del Gruppo Dbt

Paola Guabello

Il progetto aveva preso forma nel 2022, quando la parola ecodesign era ancora sconosciuta. Un anno e mezzo fa Closeoop, divisione del Gruppo Dbt Fibre dedicata esclusivamente alla produzione da scarti tessili rigenerati in un’ottica di sostenibilità, è diventata operativa.

«Se nel 2023 si parlava di operare su un riciclo di qualità per ottenere un prodotto che sfruttava le competenze del nostro core business nel mondo dei filati pettinati, ora lavoriamo su più aspetti legati soprattutto alle normative che regoleranno la gestione dei rifiuti tessili. Ci stiamo preparando, tramite partnership, a gestire abiti e materiali post consumo e non solo scarti pre consumo come prevalentemente avviene oggi, per dare un servizio maggiore» spiega Federico De Martini, direttore generale di Dbt.

In Closeoop (Closing the Loop – Chiudi li cerchio) arrivano gli scarti di produzione di tessiture e maglierie ma il dialogo con le aziende che hanno capi finiti da smaltire si sta facendo sempre più intenso per dare una seconda vita ai residui tessili garantendo la certificazione  Global Recycled Standard, che consente di certificare il contenuto del nuovo capo aggiungendo inoltre «Made in Italy».

Nell’arco di 18 mesi l’investimento a Cerrione è raddoppiato; è in fase di realizzazione un magazzino di 3.500 metri quadrati per gestire meglio i flussi della merce; è pronto il laboratorio di Controllo qualità con macchinari avanzati che misurano lunghezza e tenacità delle fibre per il diverso utilizzo degli output rispetto alle lavorazioni di sfilacciatura tradizionale destinate prevalentemente alle aziende cotoniere o a chi fa uso di imbottiture. «Abbiamo inoltre deciso di investire su una linea di pettinatura interna con l’obiettivo di fare tops rimuovendo le fibre più corte per avere un filato di migliore qualità» prosegue l’imprenditore.. »Ci siamo focalizzati sulle fibre nobili, lana e seta, e su quelle tecniche come le aramidiche, usate per le divise delle forse dell’ordine per esempio,con caratteristiche di resistenza al taglio, al calore o alla rottura».

La divisione ha inoltre stretto un accordo quadro con Retexgreen, primo e principale Consorzio nazionale dei produttori per la gestione dei rifiuti di abbigliamento, tessile-casa, calzature e pelletteria, che vuole rendere finalmente circolare il sistema Moda, come è nelle aspettative delle imprese che lo compongono. «Ovviamente sarà fondamentale il concetto dell’ecodesign, che consente di valorizzare in modo efficace l’invenduto o l’abbigliamento difettato, tema che riguarda in modo particolare i brand del lusso. E’ un bell’impegno, il periodo non è dei più propizi ma siamo consapevoli che c’è ancora tanto su cui lavorare».

Intanto Closeoop sarà al debutto del primo Textiles Recycling Expo a Bruxelles il 4 e 5 giugno. L’ente, che già organizza una fiera sul riciclo della plastica, ora affronta una nuova avventura dedicata al tessile. «La fiera si propone come fulcro centrale per l’innovazione, la collaborazione e la formazione. Ci hanno proposto di aderire come espositori fondatori e abbiamo accettato volentieri».

Mentre il gruppo Dbt nel 2024 ha utilizzato il 60% di energia da fonti rinnovabili certificate, ora Closeoop, dopo aver riconfermato le certificazioni Gots, Rcs, Fsc, Ocs e Oeko Tex, sta lavorando alla compilazione del primo report di sostenibilità pronto a fine anno. .

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