Contratto dei tessili: «Nessun passo avanti». Si attende l’autunno

Confronto Ieri a Milano il vertice fra Sistema Moda Italia e le tre sigle sindacali. Fissato per il 2 ottobre un nuovo appuntamento per definire la parte salarial

«Ci rivediamo il 2 ottobre». Ieri a Milano, in via Riva Villasanta, si è svolto un nuovo incontro ristretto fra i rappresentanti delle tre organizzazioni sindacali e Sistema Moda Italia, federazione che rappresenta le imprese del settore.

Non si può, secondo quanto riportato dalle tre sigle al termine del confronto, parlare purtroppo di un passo avanti utile a dare forma alla piattaforma del rinnovo del contratto nazionale dei lavoratori del tessile, un comparto, che nel Biellese vale un organico di poco più di 11mila addetti.

«Siamo rimasti fermi sul fronte degli aumenti di salario» spiega Filippo Sasso di Filctem Cgil. «Un avvicinamento c’è stato ma non su questo capitolo. Piuttosto si è ragionato sulla parte normativa che non incide economicamente sui bilanci delle aziende. Smi non ci ha presentato ancora una controproposta e ci auguriamo che ciò avvenga nell’appuntamento, ancora in assemblea ristretta, fissato agli inizi di ottobre».

Le trattative si erano sospese alla fine di luglio, gli ultimi due confronti erano avvenuti il 19 e il 30, ma le parti, secondo il sindacato, erano ancora distanti da un’intesa.

Il contratto è scaduto nella primavera di quest’anno e il potere d’acquisto per chi lavora nelle aziende del settore è sempre più ridotto a causa dell’inflazione galoppante. «Gli stipendi sono fermi al 2019. Le aziende ora non viaggiano a pieno ritmo ma non dimentichiamo che hanno aumentato i fatturati dopo il covid. Le lungaggini del rinnovo pesano sempre di più e stanno impoverendo i lavoratori» prosegue Sasso.

In attesa dell’assemblea plenaria auspicata entro l’autunno, quando verrà finalmente definito con più chiarezza l’ipotesi di rinnovo, i sindacati rivendicano la parificazione di ruolo tra impiegati e operai per la quale, durante i precedenti incontri, si sarebbe intravista un’apertura su un trattamento economico più omogeneo, come per ferie e malattia. «Occorre una regola che valga per tutti. La professionalità va riconosciuta in reparto come alla scrivania».

In cima alle richieste c’è un aumento di 270 euro mensili per il terzo livello super, motivato dalla forte perdita di potere d’acquisto causata dall’inflazione a due cifre. A seguire la progressiva riduzione dell’orario di lavoro a parità di salario e la sperimentazione di forme di flessibilità concordate (le organizzazioni sindacali hanno preso spunto dall’accordo recente sottoscritto tra lavoratori e azienda all’EssilorLuxottica).

Tenuto poi conto dell’alta percentuale della componente femminile, soprattutto a livello operaio, sono poi richieste misure volte ad assicurare un’adeguata formazione professionale finalizzata a favorire la parità di genere man mano che si sale di responsabilità e la costituzione di una commissione paritetica, negli stabilimenti con almeno 50 dipendenti, per prevenire molestie e violenze. Ultimi punti, ma non meno importanti, il contrasto all’abuso del lavoro precario, la riduzione del periodo di apprendistato e una ridefinizione del lavoro usurante, tenuto conto dell’elevata età media degli addetti.

La rigidità del sistema inoltre, non rende certo le aziende attrattive. Questo è un aspetto che le organizzazioni sindacali vanno evidenziando da tempo. Soprattutto per i giovani, risorse indispensabili per il ricambio generazionale, una nuova visione dei ritmi di lavoro e delle opportunità di carriera e di conciliazione con la vita privata e gli impegni famigliari, il ragionamento sta entrando a far parte anche del comune pensare degli imprenditori che ne sono consapevoli. Come la flessibilità, anche il welfare per esempio, è una voce importante che non deve essere trasformata in moneta di scambio, ma piuttosto in un

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