«Gli imprenditori sono caparbi
e determinati»

Assemblea Uib Paolo Barberis Canonico, neoeletto presidente, si è raccontato in un’intervista, fra pregi e difetti del mondo imprenditoriale biellese e non

«Fare impresa è una delle forme più alte di libertà e democrazia». Così Paolo Barberis Canonico, neo eletto presidente dell’Unione industriale biellese, ha aperto il suo discorso in dialogo con la giornalista Daria Paoletti.

«Se hai un’idea e vuoi realizzarla, devi avere le condizioni per poterlo fare perché poi del tuo successo ne beneficiano tutti» ha spiegato tradendo una punta di insofferenza nei confronti dei lacci e lacciuoli che frenano l’economia.

«In Italia c’è chi si nasconde dietro la burocrazia»: citando Emanuele Orsini, presidente di Confindustria, Paoletti è andata a toccare un tasto dolente e l’imprenditore non si è tirato indietro. «C’è una parte del Paese che lavora per migliorare la nostra nazione e una parte dell’Italia che invece la frena e crea regole contraddittorie. Una questione che è anche biellese. La nostra è un’associazione del fare e credo che saremo in grado di essere da stimolo e presidiare anche le “acque morte”. Vogliamo che ci lascino fare il nostro mestiere. Non siamo mostri, non sfruttiamo e non inquiniamo. L’imprenditore è l’unico soggetto che crea benessere per tutti, nonostante gli ostacoli che ci vengono messi. Siamo abituati a lavorare in un mare di melma. Per questo quando andiamo all’estero abbiamo successo. Lì non siamo condizionati dalla burocrazia. Non siamo più disposti a essere trattati come delinquenti. Perfino quando vengono a fare controlli ci trattano così. È una cosa inaccettabile».

Ma se lo sfogo era giustificabile e condiviso dai presenti in sala con un applauso, il senso dell’evento era ben altro. «Creazioni» era infatti il titolo dato alla parte pubblica dell’assemblea e su questo tema si è dipanato il pomeriggio a Città Studi.

«L’imprenditore italiano è creativo. Ha un vantaggio perché nel nostro Paese respiriamo cultura anche se agiamo in un ambiente ostile ma per fortuna abbiamo la caratteristica della determinazione e della caparbietà».

Paoletti ha poi citato la cura per il territorio e il basso profilo. «Una caratteristica positiva e negativa allo stesso tempo. Cerchiamo di non mostrarci per riservatezza e timidezza ma collezioniamo successi incredibili nel mondo che dovrebbero essere comunicati. Eppure non lo facciamo ancora abbastanza. Il Biellese ha da sempre lavorato sul welfare. Fin dal 1700 si costruivano scuole, asili e strade e non solo per calcolo ma per interesse verso i nostri collaboratori. Oggi non si è persa quella attitudine. Un tempo si poteva fare meglio ma oggi le risorse sono meno, in buona parte ci vengono drenate e demandate allo Stato».

Barberis canonico ha parlato della formula perfetta che va instaurata in azienda: collaborazione e dialogo. «Se tutti cerchiamo di raggiungere un medesimo obiettivo i risultati poi arrivano».

Ha parlato del ricambio generazionale: «Formare personale e rendere le imprese attrattive. La denatalità purtroppo è un problema non solo italiano e difficile da risolvere . I giovani sono pochi. Dobbiamo convincerli che lavorare in un’impresa biellese offre prospettive ed è costruttivo. L’Unione sta lavorando da anni attraverso le scuole, Città studi, l’Its Tam. Noi stessi come aziende dobbiamo sostenere questi percorsi di formazione e renderci più accoglienti. In reparto si lavora con un’altissima tecnologia. Con macchinari che richiedono formazione e cervello».

Ma la vera ricchezza secondo il presidente non sono i tessuti, i filati, il food & beverage. «Da tempo sostengo che il vero prodotto biellese è l’imprenditore, non ciò che esce dalla sua azienda, in qualunque settore fino all’arte. Abbiamo una grande creatività che mettiamo nel nostro mestiere e che ci porta all’eccellenza nel mondo».

Sulla sfida del controllo demandato in famiglia o affidato a un manager, il commento è stato: «Crescere in una famiglia di imprenditori vuol dire respirare ragionamenti che rendono la successione più facile. Ma non va data per scontata la capacità dei propri figli. Nelle aziende ci sono regole ben chiare per passare il testimone e certe volte il manager esterno è necessario e aiuta a sviluppare in modo più costruttivo questo passaggi».

Barberis Canonico ha ricordato l’iniziativa creata da lui alla vicepresidenza: «Club oltre è stato voluto per confrontarsi su difficoltà e successi, per crescere e per governare il cambiamento. Sono rimasto affascinato da un’esperienza che ho avuto e l’ho riproposta in chiave professionale. Parlare di successi e problemi è importante per capire i percorsi da intraprendere. È una questione di contaminazione. L’imprenditore deve essere una persona curiosa che vuole crescere in tutti i sensi oltre all’interesse economico».

Sono poi stati affrontati i temi dell’economia circolare e della sostenibilità, e di intelligenza artificiale. «In Associazione se ne discute da tempo. Uno sviluppo imprescindibile ma da gestire. E l’ultima rivoluzione tecnologica che abbiamo per le mani. Va gestita e valutata e Uib sta lavorando su questo».

E poi delle aspirazione del suo mandato: «Il traguardo della mia presidenza? Intanto sopravvivere 4 anni, che non sono pochi. Ci sono 4 concetti chiave. Serve l’idea innovativa, la determinazione, la visione strategica complessa (che nel Biellese manca ancora un pochino). E poi serve coraggio. L’Uib può dare una mano sui primi tre, ma il coraggio è un nostro compito, che ci permettere di affrontare il futuro con successo».

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