Il Berbetto, un’idea in testa. La sfida si ferma a mille cappellini

Si chiama Berbetto, un cappellino ai ferri a tenui strisce in sequenza rosa, arancione, bianco, verde e azzurro, la cui storia inizia per caso nel 2016. Complice la società sportiva La Bufarola di Cossila che quell’anno organizzò un corso di lavoro a maglia. Elisabetta Servente innamorata di quel mix di colori realizzò il primo prototipo per regalarlo a un amico. E di lì in poi, «per gioco», è iniziato lo sferruzzamento intensivo, come racconta la stessa creatrice. «Era così piaciuto che sono arrivate altre richieste (amici, amici degli amici) e arrivata al quinto cappellino ho deciso di battezzarlo Berbetto. Chi lo indossava in cambio doveva mandarmi una foto che postavo su un profilo social dedicato».

Il Berbetto è finito sulla testa di Gianluca Vialli, Luciano Benetton, Valentino Rossi, Paul Smith e molti altri; ha fatto tendenza fra adulti e perfino bebè che con l’arrivo dell’inverno lo indossano allegramente. Oggi il cappellino made in Biella sta sfiorando quota mille ma quei gomitoli in lana biologica tinta con colori naturali dalle particolari sfumature stanno andando in esaurimento. «Sto preparando gli ultimi. Il bianco è fuori produzione e se voglio rimanere fedele ai colori che ho scelto non potrò più realizzarne altri» spiega Servente. «E’ stato con vero stupore che ho affrontato questa avventura, ci sono state famiglie intere che me lo hanno commissionato e adesso che sono a fine corsa c’è perfino chi ne ha prenotati 4 per non rimanere mai più senza. La soddisfazione personale in questi 7 anni è stata tanta e inaspettata, un fatto d i cuore e amicizia e non certo di marketing. Quando finirò l’ultimo sarà un giorno triste. Poi mi inventerò qualcosa, dopo tutto questo sferruzzamento sarà difficilerestare con le mani in mano».

Il Berbetto però continuerà a circolare sulle teste di tanti, a visitare luoghi lontani, a viaggiare sugli sci, a respirare il mare d’inverno. Incontrarlo sarà come avere la certezza che Biella c’è.