Economia & Società / Biella
Domenica 01 Dicembre 2024
Il Made in Biella nel centro storico. Qualcuno ci crede
Non sono tanti, ma ci sono i “coraggiosi” che hanno acceso vetrine in via Italia e dintorni: con orgoglio e convinzione raccontano l’anima del distretto
Liabel, marchio storico biellese aveva aperto un anno fa esatto; Angelico e Cappellificio Biellese 1935v sono presenti già da qualche tempo; V2, in via Italia, ha fatto la sua scommessa a fine 2022; Kiloyarn, fra i gomitoli colorati fa lezioni di knitting e in questi ultimi mesi brillano le insegne di Storie di Cashmere e della sartoria su misura di Davico e Bellinazzo a metà della «vasca». Dietro alle vetrine accese ci sono imprenditori che hanno creduto nel centro storico e che hanno deciso di investire, seppur con prospettive di fatturato contenute, per dare un senso concreto al cuore del distretto tessile. «Quasi più per affetto che per business» come molti di loro affermano descrivendo la scelta fatta, quella di animare la città con i prodotti che ne hanno fatto la storia.
Uno dei primi a crederci, va ricordato, era stato Angelico che aderì al «Progetto 015» mirato a trasformare via Italia in un centro commerciale a cielo aperto. Bella idea nata nel 2020, accolta con apparente entusiasmo dall’amministrazione e pure dagli imprenditori del tessile. E mai decollata nella migliore tradizione biellese.
Oggi il lamento dei commercianti di ogni settore (quelli che resistono e non hanno ancora dato forfait per sfinimento) si alza sempre più alto, perché la verità è che un vero progetto di rilancio di ampia visione e soprattutto condiviso, non è mai decollato.
«Se non cerchiamo tutti insieme di fare qualcosa per risollevare la città le prospettive sul nostro futuro sono davvero corte» commenta Alberto Rossi. La sua società «Artigiani del Cashmere» ha inaugurato due nuove vetrine in piazza Santa Marta cercando una migliore visibilità. E lì, a pochi passi qualcun altro che ci crede ha ampliato il proprio atelier creando, a tutti gli effetti, una sartoria su misura. Una vera rarità, la si potrebbe definire, in un territorio che paradossalmente è conosciuto nel mondo per l’eccellenza delle sue stoffe, ma che spesso volta le spalle alla sua «culla». Graziano Bellinazzo e Claudio Davico, entrambi con trent’anni di esperienza nel settore, hanno inaugurato il nuovo spazio in via Costantino Crosa. «Condividiamo la passione per il prodotto di alta sartoria e per i tessuti, abbiamo vissuto e coltivato esperienze e competenze in un distretto in cui l’anima tessile è presente ovunque» spiegano. «Siamo biellesi e crediamo in Biella- per questo abbiamo voluto una vetrina non solo per dare risalto alla nostra attività ma anche per l’orgoglio di mostrare il saper fare del distretto. Tanti nostri clienti arrivano da fuori città, per questo crediamo sia stata una scelta che porta valore».
Una visione analoga è quella di Francesco Vitale, giovane imprenditore che ha lanciato il brand V2. «Il nostro primo negozio a Biella era stato aperto in via Italia 71, ma nel 2022 abbiamo deciso di avere più visibilità e ci siamo spostati al numero 13 in uno spazio più centrale e di maggiore metratura» spiega «Ci sembrava giusto essere presenti in città e se ognuno la pensasse allo stesso modo il centro sarebbe certamente più vivo. Siamo fra i pochi a tenere aperto anche la domenica, per noi il secondo giorno per fatturato di tutta la settimana. Certo l’investimento non è paragonabile a quanto ci porta l’e-commerce, si parla di un rapporto di 1 a 15 sull’on line, e nessuno si aspetta che sia diverso ma è una vetrina in cui crediamo. Sosteniamo il punto vendita con un marketing geolocalizzato nell’arco dei 100 km e questo porta in città una clientela che arriva anche da Alessandria, Torino, Milano e Vicenza. Vogliono conoscerci meglio, fare un’esperienza d’acquisto diretta. E chi viene fino a Biella poi si ferma a consumare, vede altre vetrine, scopre il territorio. Una contributo, nel nostro piccolo, per tenere vivo il centro».
Risalendo via Italia, fra i primi factory store si trova il Cappellificio Biellese 1935. «Abbiamo aperto nel 2016 un multimarca» spiega Luca Murta. «L’anno scorso abbiamo poi raddoppiato con un secondo punto vendita sempre in via Marconi, davanti al primo. A conti fatti l’attività è giustificata dal backoffice e altre sinergie che ruotano attorno allo spazio di vendita: la gestione dell’e-commerce, un piccolo laboratorio che ci consentono di non avere un dipendente dedicato solo al pubblico. Diversamente l’investimento sarebbe ingiustificato. All’epoca c’era sicuramente più movimento. Inutile dire che per il rilancio occorrerebbe un’azione corale, come venne prospettata qualche anno fa. Un marketing condiviso, orari definiti, una regia forte. E’ un discorso complesso e la situazione del momento non induce all’entusiasmo. Nonostante tutto noi ci crediamo ancora. Nel 2025 vorremmo aumentare il nostro appeal e trasformare il nostro concept store con ulteriori investimenti non solo sull’abbigliamento».
Dello stesso avviso è Alberto Angelico. «Abbiamo ormai una clientela affezionata, le persone che preferiscono via San Filippo all’outlet sulla Trossi, per esempio. E’ innegabile che affrontiamo un momento non facile e con poco passaggio. Biella patisce sempre di più l’isolamento. Manca uno slancio vero per rendere il centro appetibile e se devo aggiungere una riflessione personale, non limiterei la questione agli affitti troppo elevati. E’ chiaro che chi investe in uno spazio commerciale deve avere anche una prospettiva. Il retail oggi patisce ovunque e in tutti i settori ma è un momento che poi passerà, ci auguriamo, e noi vogliamo continuare a crederci come abbiamo fatto quando abbiamo aperto nel 2020».
© RIPRODUZIONE RISERVATA