Il tessile moda alla finestra: negli Usa
nessuna azienda è alla nostra altezza

Paolo Torello Viera: «La situazione è destabilizzante ma il settore non è il più colpito»

Nel 2020, a distanza di un anno e mezzo dal suo ingresso nel Gruppo Lanificio Cerruti con il Fondo Njord Partner, l’ad Paolo Torello Viera aveva lasciato il suo incarico per tornare in America e ricongiungersi alla sua famiglia. Oggi a NewYork, il manager è presidente della divisione Prodotto finito per le Americhe di Scabal, storico brand britannico che comprende 12 aziende che operano in oltre 65 mercati internazionali, in Europa, Asia, Nord e Sud America e Medio Oriente e che distribuisce i suoi prodotti tramite monomarca, concessioni partner, shop-in-shop, sarti indipendenti e rivenditori. «La situazione è molto pesante» commenta. «Una delle cose che gli americani non riescono a sopportare è l’incertezza. Oggi viviamo nell’imprevedibilità e la questione dei dazi, su ogni comparto dall’Automotive in poi, sta generando un calo di fiducia nel consumatore che non può che generare una spirale inflazionistica. Ritengo che il tessile sarà, se di dazi si dovrà parlare, uno dei settori che subiranno di meno l’impatto. Non c’è produzione in America che si possa considerare allo stesso livello di quella europea. Sulla confezione ci sono rari riferimenti e sul tessuto ancora meno. Personalmente non conosco un lanificio che sia alla nostra altezza».

Quali sono le strategie nei settori entrati nel mirino del presidente Trump? «C’è grande lavoro delle lobby. Noi al momento stiamo alla finestra, se i dazi saranno applicati anche al nostro comparto si valuterà se scaricarli in parte o del tutto al consumatore piuttosto che all’azienda. Ci auguriamo che questa sia solo un’arma di negoziazione».

Un abito di buona qualità negli States oscilla tra i 1500, 2000 dollari fino arrivare alla fascia lusso (con i brand di Zegna o Loro Piana per citarne due marchi di casa) che superano 3.500 dollari. «Tutto questo è destabilizzante. Ci si domanda se i dazi saranno applicati con il tempo che può richiedere un iter burocratico o con un’azione perentoria di Trump in un paio di giorni. Sappiamo bene che nel tessile l’intero ciclo produttivo richiede dai 3 ai 4 mesi. Non ci sono ancora elementi per poter fare ragionamenti con i clienti, anche se ci sono aziende che si stanno portando avanti sugli ordini presi rivedendo le posizioni. Cosa comunque rischiosa che mette a repentaglio i buoni rapporti con il cliente» conclude.

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